Io c’ero

Mamma come si cambia, come la vita ti cambia.

Oggi ho scannerizzato vecchie carte, dalle letterine alla Befana di quando ero piccola al necrologio di papà, dagli appunti di matematica alle poesie che scrivevo da ragazzina.

In mezzo a quelle carte, vecchie di 35 o 40 anni, c’era una cartellina rossa, che mi porto dietro da sempre.

Una data: Luisa 17/11/1977

Un’intestazione, scritta in stampatello grande:

PER I COMPAGNI ARRESTATI 23 MARZO 1977

e dentro ritagli di giornale, la data era appunto quella, 23/3/1977 e giorni successivi.

Gli articoli… beh sono la mia storia.

Quando facevo l’ultimo anno delle Superiori all’Istituto Einaudi di Padova, appunto nel ’77.

I tempi dei movimenti dell’ultrasinistra, dell’occupazione delle facoltà di Psicologia e Scienze Politiche, dei pestaggi fra ragazzi di sinistra e di destra nelle piazze e nei vicoli della città, delle perquisizioni e di Radio Sherwood.

E io c’ero in mezzo.

Beh diciamo che ero ai margini, ma conoscevo bene Roberto e Mauro, i ragazzi che allora hanno arrestato, erano del gruppo di amici che frequentavo allora.

Ho visto la finestra dello studio del mio preside sfondata e incendiata, la mattina andando a scuola.

Ero al corteo degli ultrà, con le catene di Polizia intorno.

E nell’anno successivo ero a Psicologia occupata, barricata dentro l’androne con la Celere schierata fuori dalla porta.

Vivevo giorno per giorno il clima di rivoluzione, di voglia di cambiare il mondo, ed eravamo tutti, davvero, convinti che lo avremmo cambiato, che dopo niente sarebbe stato lo stesso.

Naturalmente non è stato così.

Ma allora non potevamo saperlo, o forse non volevamo.

Strappare quei ritagli di giornale è stato un po’ difficile, mi sembrava quasi di rinnegare quella parte della mia storia, della mia vita, anche se comunque mi resta tutto in pdf, ma non è lo stesso, vero ?

In ogni caso resta dentro di me quel periodo un po’ “magico”, in cui, una volta tanto, ci sentivamo protagonisti della storia, invece di subirla e leggerla sui giornali.

Si può pensare quello che si vuole, io sono contenta di aver vissuto quel periodo.

Anche se è stato fine a se stesso, anche se, dopo, tutti noi siamo rientrati nella massa, tutti abbiamo avuto vite forse banali ma certamente “normali”.

Sono contenta perché, se e quando capiterà di parlarne, magari con mio figlio o mio nipote, potrò dire: Io c’ero !

 
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