Sto vivendo in un incubo, di quelli che ti lasciano senza fiato e senza forze, pesta e malconcia ma da cui sai che devi – e devi – riprenderti.
Per continuare ancora a viverlo.
E’ come correre a velocità pazza in un tunnel grigio, vedi le pareti intorno a te sfilare velocissime e non vedi l’uscita e hai paura.
Avresti voglia di allungare una mano a toccarle, voglia di rallentare ma non puoi, non puoi !
Puoi solo farti portare dalla corsa e aspettare che finisca, in un modo o nell’altro.
Oggi ero dalla mamma, le tenevo la mano e stavo lì a guardarla.
Un’infermiera, bravissima come tutti lì dentro, mi ha detto con un sorriso triste “sei stanca eh, qui non puoi fare niente per lei, se puoi esci e riposa. Io lo so bene, quello che stai facendo è più pesante che portare pesi, devi riposare se no dopo arriva il crollo.”
Le ho risposto “adesso non posso riposare, non ancora…
dopo, solo dopo potrò crollare..”
Ma aveva ragione, in questi giorni ho una stanchezza incredibile e me ne rendo conto a malapena e cerco di non pensarci.
Il fatto è che ho iniziato una corsa continua, fisicamente e psicologicamente, che non ha fine, non ha soluzione di continuità.
E’ un correre da un posto all’altro e quando mi fermo è un correre di sensazioni, emozioni, angoscia, paura, senso di inutilità e sensi di colpa, rabbia, rassegnazione, voglia di arrendersi, frustrazione.
E per quanto io stia dividendo il peso con altre persone che mi sono vicine e passano gli stessi momenti bui, sento solo un assoluto senso di solitudine.
Perché sento che altri si appoggiano a me, sento che contano sulla mia forza e su di me, ma io non so su chi contare, non so a chi appoggiarmi per piangere.
E a volte mi sento schiacciata e vorrei qualcuno che mi tenesse la mano.
..
Vaffanculo Luisa, ti sei pianta addosso abbastanza ?
adesso va a dormire, che domattina si riparte.
Buonanotte