Ma si, posso chiamarla crudeltà ma in fondo è vita, preservare la vita, anche a tutti i costi, anche calpestando la dignità.
Vita che finisce, perché semplicemente deve finire, è giusto che sia così.
Vita che nonostante tutto, volontà, stanchezza, dolore, si difende, si aggrappa ad ogni filo che trova, lotta per restare, ancora un po’, ancora un istante di più.
Vita che non se ne vuole andare, fino in fondo.
Oggi, in quella sala d’aspetto di cui ormai conosco ogni angolo, sedia, fessura, tenda, pensavo che senso ha ?
E pensavo a quanto dolore abbiamo intorno a noi e a quanto bravi siamo a far finta di non vedere, un mondo di dolore chiuso in un’isola nel bel mezzo di vite normali.
Pensavo a come siamo tutti stupiti, attoniti, sempre impreparati, quando questo dolore ci colpisce in prima persona, come se fino a un attimo prima non avessimo saputo della sua esistenza.
E proviamo un senso di ingiustizia, ci sentiamo fregati, dentro di noi diciamo, e vorremmo urlarlo, no, non io, non a chi amo, lasciatemi fuori, io non c’entro, non voglio.
E poi pensavo, come si arriva a portare qualcuno a pregare per la morte di sua madre?
E quando te ne rendi conto ti senti come se avessi tradito il sangue che ti scorre nelle vene, l’aria che respiri.
Che meccanismo perverso può portarti a una cosa così ?
Eppure è vita, è la crudeltà della vita.
La vita non è crudele, è solo Vita e come tale va VISSUTA fino in fondo, la sofferenza è tipica come tipica è la gioia, tutto è VITA, un corpo smette di vivere o quando ha finito il suo ciclo biologico (vedere esami del sangue) o quando NOI si decide BASTA e allora si ferma tutto TUTTO, tua madre ha ancora da insegnare a TE ed al mondo e lo stesso deve ancora imparare da TE e dal mondo