Ok, ci ho provato.
Sinceramente dentro di me una vocina dice che non ci ho provato del tutto ma razionalmente so che non è vero, ci ho provato nella misura in cui aveva senso e/o possibilità di essere fatto.
Ho parlato con i SV, loro ne hanno parlato con chi sta sopra di loro (Daniel, l’ACM), con me e fra loro hanno pensato, valutato, cercato di capire cosa può essere fatto e cosa no…
E alla fine la risposta è stata “non si può fare!”.
Sto parlando, ovviamente, della possibilità di tornare in Italia continuando a lavorare per TP Portugal.
“la legge portoghese non lo ammette (qualche dubbio su questo, il Portogallo è Europa per cui questo tipo di cose dovrebbero essere previste, ma lasciamo perdere), io sono residente permanente in PT e come tale valgono le leggi di ogni cittadino portoghese“
Il fatto è che mi sono informata un pochino anch’io, se voglio mantenere la residenza in Portogallo devo dimostrare di vivere qui almeno 183 giorni all’anno (6 mesi, insomma), ma questo non c’entra niente con quello che io chiedevo, a me non interessa mantenere a tutti i costi la residenza qui, anzi, l’idea era proprio quella di andarmene definitivamente da qui e tornare in Italia, punto!
È una scusa, ovviamente, la loro, il fatto è che dal punto di vista della sicurezza dei dati TP è a livello di paranoia (magari anche giustamente, forse non lo posso capire dal mio punto di vista) per cui l’idea di qualcuno che lavora sui loro preziosi dati e non è sotto il loro naso tutti i giorni gli fa venire i conati di vomito e gli incubi la notte.
E non solo questo.
Mi dicono anche: “il progetto non lo prevede, stanno cercando di limitare al massimo anche lo Smart working e di richiamare più gente possibile in ufficio, figurati se non solo ti farebbero lavorare da casa ma addirittura da un altro Stato…”
Comunque io penso di sapere quale sia il problema vero.
Cito:
“.. il datore di lavoro estero – senza stabile organizzazione in Italia – dovrà necessariamente nominare un proprio rappresentante previdenziale in loco, il quale sarà deputato a eseguire gli adempimenti richiesti dalla legislazione giuslavorista e previdenziale del Paese straniero.”
https://www.giulio-cesare.it/smart-working-per-azienda-estera/
Penso che valga sia per TP che per il progetto e probabilmente questo è il problema principale che taglia la testa al toro.
Il progetto non vuole, TP si fa venire un attacco isterico, niente da fare, rassegnati.
Resta solo la possibilità di un paio di mesi ogni tanto, come gli anni scorsi, ma non è quello che voglio adesso, magari nei prossimi mesi ne approfitterò, ma per ora no.
Mi ero illusa, errore mio ma sono fatta così, e ovviamente la delusione è grande.
Avevo sperato, progettato, sognato… e adesso tutto torna indietro, si torna alla realtà.
Delle volte mi sento quasi in prigione, come se essere venuta qui a lavorare 7 anni fa fosse diventata una condanna a vita.
So molto bene che in fondo è una condanna in una prigione d’oro, che qui sono libera di essere e vivere come voglio, in una città stupenda, con un lavoro che mi piace e anche – relativamente – ben pagato, con comodità e benefici che gli stessi portoghesi non si possono permettere.
Ma non me ne posso andare, non senza lasciare il lavoro.
Ed è meglio non dimenticare, se io lascio il lavoro spontaneamente posso dire addio a 7 anni di liquidazione, e già mi viene da ridere 😀
Che posso dire, continuerò qui finché ce la faccio, fra l’altro qui non sarò neanche obbligata ad andare in pensione fra poco più di un anno, come sarebbe se fossi in Italia.
Vado avanti, come negli ultimi sette anni, vivo.
Tirata da tutte le parti, pensando a mio figlio con mille problemi, a mio nipote che cresce, a mia sorella che invecchia, pensando anche che io sto invecchiando e sono sempre più stanca.
Vivo…