Deja vu, tante piccole cose

Deja vu è vedere un aereo che passa, la sera, le luci che lentamente attraversano il cielo scuro.

Quando stavo a casa mia vedevo sempre le luci degli aerei dalla mia finestra, la sera, quando d’estate tenevo tutto spalancato.

Passavano gli aerei diretti a Malpensa, bassi, già in fase di atterraggio, e io li seguivo con gli occhi e contavo i secondi e i minuti nella mente.

E pensavo “adesso tu, aereo che sei passato davanti alla mia finestra, sfiorerai i tetti e farai scendere i carrelli per toccare la pista. Stai passando sopra casa sua, salutamelo quando sei lì.”

Deja vu è l’attesa.
La stessa attesa di quella stessa estate, quella del 2012, l’attesa di qualcosa che desse una scossa alla mia vita, una chiamata, una notizia, uno sbocco.

La stessa attesa di adesso, giorno dopo giorno, di qualcosa che faccia uscire dal tunnel, che renda vivere questo sopravvivere.

Deja vu è il rumore.
Quello del traffico di sottofondo, a volte un clackson, altre lo stridio delle gomme di qualche pazzo che affronta la rotonda troppo veloce.
Oppure voci che arrivano dalle case intorno, passi nella stradina, l’abbaiare di un cane poco lontano.

Deja vu è il freddo.
Lo stesso freddo umido che ti entra nelle ossa, l’odore del ghiaccio che si depositerà sui vetri della mia macchina e che dovrò raschiare domani mattina.

Deja vu sono i panini per il pranzo, pane e maionese quando non c’è altro, ma va bene, ci mancherebbe altro, va più che bene, sono sopravvissuta di pane e maionese, non mi serve davvero molto di più dopotutto.

Deja vu è la voglia di cambiare, di vedere un altro orizzonte fuori dalla porta, di aprire le ali e volare ancora con le mie sole forze, fosse anche l’ultima volta.

La voglia di crescere, ancora, di non sentirmi troppo vecchia e troppo stanca per imparare ancora qualcosa, di mettermi in gioco, ancora, accettare le sfide e chissà, vincere, armata di quello che sono e quello che so fare, di quello che ho.

E deja vu è la speranza, è credere davvero, testardamente, ostinatamente, che posso ancora dare qualcosa, che ce la posso fare.
Anche se c’è chi mi dice che fallirò.

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