In questi giorni dopo la morte di Anna mi sono venute in mente molte piccole cose che riguardavano lei, in un modo o nell’altro.
Sorridevo fra me pensando che spesso dico (o penso) “beo, beo” oppure “vado a fare una pipì” o anche rispondo a chi mi dice “bella”: “come il cul di una padella” (e mi chiedevo come questa frase possa venire tradotta in inglese, perché “like the butt of a pan” non dice un granché, no?)
Questi ed altri sono tutti modi di dire che usava Anna, che ho ereditato da lei.
Ma ripensando agli anni scorsi e a quelli in cui ho vissuto da lei mi sono resa conto di non ricordarmi moltissime cose, soprattutto i motivi per cui piano piano la nostra amicizia è finita, dopo più di 30 anni.
Così sono andata a spulciare fra i miei post, per capire, o solo per ricordare.
Non lo so se ho fatto bene, credo di aver confermato la mia idea di sempre che è meglio non ricordare, che è sempre meglio lasciare che il passato resti dov’è, sempre meglio non guardarsi troppo indietro.
Ad un certo punto ho smesso di cercare, mi sono fermata, e non metterò qui nessun link a quei post che ho trovato, non voglio che torni a galla quel malessere, quel dolore che adesso mi ricordo che ho provato in diversi momenti, quella delusione che ero arrivata a provare nei suoi confronti le ultime volte che ci siamo sentite o scritte.
Preferisco che restino solo le poche piccole frasi spiritose, le poche cose che me la fanno venire in mente (non solo adesso, anche prima che se ne andasse), i flash di cose viste o fatte con lei, collegamenti mentali, in fondo la conoscevo da parecchio (era più o meno il ’90/’92) e di cose ce ne sono state moltissime fatte insieme.
Resterà questa pagina, con quella precedente, andandosi ad aggiungere ad altre che parlano di pezzi di me persi per strada, non avrà nessun senso chiedersi come o perchè.
Resterà sempre la mia gratitudine per l’aiuto che mi ha dato quando mi serviva e l’amicizia sempre pronta, la sua generosità… meglio non ricordare altro.
Ciao Anna.