Sai quelle notizie che ti arrivano e all’inizio non ci credi, la prima reazione è “mi prendi in giro?”
Ma la fonte della notizia non è da mettere in dubbio, Cettina, e non è qualcosa su cui si scherza molto.
Anna se n’è andata.
Un botto, un fulmine a ciel sereno, una padellata in testa, mi avrebbero lasciato meno attonita, stupita, sconcertata.
Il suo messaggio su Whatzapp oggi pomeriggio:
Cara Luisa, non avrei mai voluto darti una così brutta notizia, Anna ci ha lasciati, così, all’improvviso, non riesco a crederci, mi sembra un incubo.
E… il dolore non è qualcosa che comandi, c’è o non c’è, lo senti oppure no.
Io e Anna non eravamo più amiche da anni ormai, da quando fra me e lei si è rotto qualcosa, senza rumore, senza esplosioni o litigi, ma si è rotto.
E da quando sono qui a Lisbona, ormai da quasi 9 anni, ci siamo sentite raramente e solo nei primi tempi, poi più per niente, come qualcosa che arriva alla sua fine naturale, come una porta che si chiude.
Ma io a lei devo, e dovrò per sempre, moltissimo, posso dire la mia sopravvivenza, posso dire quasi la mia stessa vita, anche grazie a lei sono qui, anche grazie a lei sono andata avanti con la mia vita.
Per cui, quel dolore, quella sensazione di perdita, di vuoto, di aver perso un pezzo di me stessa, c’è…
c’è eccome!
E devo confessare a me stessa che mi sento un po’ ipocrita per questo dolore, che me lo spiego appena…
ma c’è.
Sono contenta di averla rivista un mese fa, a casa di Cetta, sono contenta di aver avuto un’altra occasione di vederla, di ritrovarla sempre uguale a se stessa, coi capelli ormai bianchi ma sempre forte e spavalda, come si mostrava sempre ma come non era per niente.
Quell’ultima volta, ho scritto:
Venerdì 20 sono andata da Cetta, ho fatto un po’ di chiacchiere, lì ho beccato anche Anna e ho avuto la sensazione che tutti fossero molto preoccupati e a disagio che io e Anna ci incontrassimo, non so bene perché, io non ho niente contro di lei, in fondo ogni volta penso che quando è stato il momento lei è stata disponibile con me, mi ha dato un posto dove stare, una casa…
Poi è andata com’è andata e va bene, ma nello stesso tempo che io mi ricordi non abbiamo mai litigato o avuto da discutere, se lei quando me ne sono andata aveva qualcosa da dire (e l’ha detto al mondo intero tranne che a me) non è un mio problema, io sto bene così e non ho certo paura di incontrarla né niente di cui rimproverarmi.
Che facile è pensare, dopo, che quella è stata l’ultima volta e che ho sprecato anche quella.
Che facile sentire che sarei dovuta essere diversa, che avrei dovuto approfittare dell’occasione per chissà, sistemare qualcosa lasciato in sospeso, forse, o ringraziare per quello che ho avuto.
Che pena sapere che non ci sarà più nessun’altra occasione.
Mai più.
Banale, forse, ma faccio di questo foglio bianco il mio grazie.
Grazie di avermi aiutato quando ne avevo bisogno.
Grazie di avermi sopportato, che fumavo in casa e tu storgevi il naso.
Grazie di avermi dato metà del tuo letto, quando non avevi nessun’altro posto da darmi.
Grazie per le zucchine alla scapece e la pizza finta.
Grazie di avermi fatto conoscere Cetta e Vanessa e Michela, e le bimbe. E la zia Ada.
Grazie di aver diviso con me il poco che avevi, grazie di aver pianto sulla mia spalla e di avermi prestato lo shampoo (ci penso ogni caxx di volta che mi lavo i capelli, a quello shampoo).
Grazie di tutto quello che mi sono dimenticata e di essere stata per molte cose i miei stessi ricordi.
Grazie di essere stata tu,
grazie Anna!