Quando ci si deve arrendere

Quando la voglia di tornare a casa ti cade addosso così forte che lo stomaco ti si annoda e ti manca il respiro.
Quando basta una canzone che non sentivi da anni a far scattare dentro agli occhi il pianto.
E poi ti guardi le mani e guardi dentro di te e ti dici per l’ennesima volta “casa, quale casa?”

Non c’è casa nel posto che mi sono lasciato alle spalle, non c’è da nessun’altra parte, solo il qui e ora.
E fa male, come percorrere di corsa una strada che sprofonda senza sapere bene dove stai andando e non osare voltarti indietro perchè sai, sei certa, che ogni ponte dietro di te è crollato, che non c’è più modo di tornare indietro.
E continuare a correre, anche se significa andare sempre più giù.

Quello che sta succedendo in questi giorni mi lascia da una parte intontita, stupita, dall’altra come pestata da mille piedi, come travolta da un TIR, con solo la voglia di nascondermi, di non sentire più nessun suono, di non vedere nessuna luce.

E mi devo sforzare, anche fisicamente, per mantenere un equilibrio sufficiente a superare la prossima ora, ad arrivare alla sera e al mattino successivo.

A volte mi chiedo se voglio davvero trovare una via d’uscita a quello che sento.
Se ne vale davvero la pena.

E mi rispondo che le alternative non sono molte, che mi devo arrendere e vivere.

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