Crescere, e ognuno cresce a modo suo

crescereCrescere, vedi di crescere, sembra che sia tutto quello che è rimasto su cui parlare, dato che è la prima cosa a cui hai risposto, neanche fosse quello l’argomento principale

4 mesi dopo quella mattina del 7 agosto ho trovato la risposta a quello che ti avevo scritto, qui: Anna amica mia cosa stai facendo

E la risposta, che dopo tutto quel tempo neanche sapevo a cosa si riferiva, è stata questa:

Ci sono mille modi per crescere ed altrettanti per credere di essere cresciuti.

Non avendo la minima idea di cosa stessi parlando mi sono arrampicata sugli specchi e ti ho risposto così:

io so di non essere cresciuta ancora del tutto o non sarei qui.
la vita ti fa fare delle scelte, a volte forzate, a volte portate dalla rabbia, a volte incoscienti, ma se ne devono affrontare le conseguenze.
a volte si sbaglia e si deve ammettere di aver sbagliato, prima di tutto con se stessi.
forse questo vuol dire crescere, chi lo sa….

La tua mi sembrava una richiesta di riavvicinamento, un modo, usando un concetto astratto, di voler riallacciare i rapporti con me, magari in nome di tutto quello che hai fatto per me negli anni scorsi e di quanto sono stata presente io per te.

O magari dopo che un po’ di tempo è passato e le acque si sono calmate, la normalità ha preso il sopravvento sull’impatto tremendo che la morte porta nella vita, nel quotidiano.

La mia risposta mi sembrava un modo per dirti “cerca di capire e perdonami se una reazione mia istintiva ti ha fatto tanto del male”

Forse non mi sono spiegata bene, forse come a volte accade si è capito il contrario di quello che volevo dire, forse hai pensato che io chiedessi a te di scusarti, non lo so, sono totalmente confusa in effetti.

La tua ulteriore risposta è stata una lapide che chiude definitivamente tutta una serie di possibilità, forse tutte.

Luisa ognuno di noi reagisce come può e come sa al dolore, puerilmente, dignitosamente, tristemente ?
Non ci sono ricette e credo che nessuno al mondo possa permettersi di insegnare ad altri come fare.
Non si può decidere di girar pagina così con uno schioccar di dita.
La morte di Carlo non è il dolore del mondo, è il mio dolore e se io esterno ” pateticamente ” il mio vissuto vuol dire che esiste dentro di me.
Un ‘ amica che fa ?
Certo non evita di rispondere ad un wats perché in quel momento una rompicoglioni la disturba.
Non ho mai creduto a quelli che ci sono col pensiero soprattutto in certe circostanze.
È evidente che ognuno è fatto a modo suo ma, davvero, alle volte ascoltare un dolore fa bene per comprendere che esiste l’ altro e non solo noi.
È questione di essere o non essere individualisti.
Dovrò crescere e crescerò con i miei tempi.
Ognuno ha i suoi.

Voglio analizzare una per una le tue frasi, a costo di essere noiosa, ben sapendo che solo io e ben poche altre persone alla fine di questo testo ci capiremo qualcosa.

Luisa ognuno di noi reagisce come può e come sa al dolore, puerilmente, dignitosamente, tristemente ?

e

La morte di Carlo non è il dolore del mondo, è il mio dolore e se io esterno ” pateticamente ” il mio vissuto vuol dire che esiste dentro di me.

Non ti ho mai dato della puerile, ci mancherebbe, non certo parlando della reazione al dolore.

Se l’ho fatto era solo riferito alle piazzate da ragazzina in Facebook, che pare sia il solo modo al mondo di parlare a chi ti è vicino.

Posso dire però che le tue reazioni, al dolore e a qualunque altra cosa, sono e sono sempre state teatrali, ben prima della morte di Carlo hai sbattuto in faccia a chiunque ti stesse vicino il tuo dolore, la tua situazione, i soldi, il figlio stronzo, i problemi quotidiani, le rogne in cui a volte anche volontariamente ti buttavi a capofitto (senza poi sapere come uscirne), sempre stupendoti di quanto le tue piazzate lasciassero indifferente chi le subiva.

Vero, non capivamo, non avremmo potuto, ma per amor tuo stavamo a sentire e sopportavamo e pensavamo che così almeno ti sfogavi un po’, anche se eri a volte pesante come un macigno.

Non ci sono ricette e credo che nessuno al mondo possa permettersi di insegnare ad altri come fare.

E ci mancherebbe altro, hai il tuo bagaglio di 60 anni di vita che ti ha insegnato sicuramente qualcosa, non sono certo io quella che potrebbe permettersi di dire proprio a te come e cosa fare o sentire.

Non credo di averlo fatto, né in questa occasione né in nessun’altra.

Se l’ho fatto ti assicuro che è stato del tutto involontario e me ne scuso.

Non si può decidere di girar pagina così con uno schioccar di dita.

Questo è riferito sicuramente al mio invito, suggerimento, consiglio, di voltare pagina e ritornare a vivere.

Lungi da me dirti cosa fare della tua vita, per carità.

Il mio sottinteso era che adesso sei libera di farlo dato che Carlo se n’è andato, ma da quello che vedo e intuisco le tue catene non te le metteva lui, ti ci sei avvolta tutta da sola, lui era la tua scusa più lampante per non scegliere.

Adesso che non hai più neanche quella scusa chi lo sa quale userai…

Francesco ?

Claudia che è rimasta sola da quando è morto Antonio ?

Il cane ?

Magari altro che io non so, dato che non faccio più parte della tua vita da mesi, sicuramente qualcosa avrai trovato.

Un ‘ amica che fa ?
Certo non evita di rispondere ad un wats perché in quel momento una rompicoglioni la disturba.

Già, un’amica, una di quelle che ha vissuto con te giorno per giorno, per quasi 2 anni, l’agonia di Carlo e il tuo progressivo sbandamento mentale.

Una di quelle “amiche” che sono venute a sapere della morte di Carlo leggendolo su Facebook.

Vero, io venendo qui mi sono allontanata e ho perso contatto con quello che succedeva lì ma un’ ”amica” così vicina si chiama, o le si manda un messaggio sapendo, come sai, quanto mi sia antipatico parlare al telefono.

Poi da che pulpito viene la predica.

Quante volte ti ho visto far finta di non vedere e sentire quando non avevi voglia di rispondere.

Se leggessi qui diresti “ioooo? Ma se rispondo sempre a tutti!!”

Beh Anna mia cara, non è un cazzo vero, ti ricordo che io vivevo lì e vedevo…

E si, ebbene si, io a volte non rispondo al telefono, a volte neanche ai messaggi, se sto facendo altro, se ho le balle girate, la testa altrove, se non dormo la notte e mi chiamano che sto recuperando qualche ora per poter andare a lavorare.

Oppure se, come quella mattina, ci si aggiunge che da qualche giorno ero parecchio giù per l’anniversario della mamma, che era il giorno dopo.

O tutte queste cose insieme.

Tu pensi che qualcuno abbia voglia di sentirsi buttare addosso dell’altro?

Tu pensi che non sia stato faticoso starti a sentire per tutto il tempo che sono stata lì da te, sentendomi in obbligo di farlo per affetto nei tuoi confronti e per riconoscenza per quello che stavi facendo per me?

Devo dirtelo ?

Se non fossi venuta qui avrei resistito ancora un po’ a casa tua ma appena risolti gli impegni che avevo preso coi bimbi sarei scappata via, non ce la facevo più.

Cetta lo sapeva e lo capiva benissimo, mi hanno dato una boccata d’ossigeno il mese di agosto e il periodo di Natale che sono stata a fare la dog sitter di Ike e non stavo più da te.

Mi sento molto crudele e stronza a dirti queste cose e forse non le pubblicherò mai, ma sto tirando fuori tutto quello che non ho tirato fuori negli ultimi 2 anni, dato che ho l’occasione per farlo.

Continuo la mia analisi

Non ho mai creduto a quelli che ci sono col pensiero soprattutto in certe circostanze

In effetti su questo siamo d’accordo, neanch’io credo a quelli che ci sono col pensiero, e in effetti non c’ero proprio col pensiero in quel momento.

Come già ho detto avevo altri cazzi per la testa e non ci pensavo proprio al primo mese dalla morte di Carlo.

Scusami, io vivo qui, a 2600 km da te e da Carlo e da tutto quello che un anno fa era la mia vita e il mio ambiente.

Temo che sia una cosa che tende ad allontanare anche mentalmente, e menomale che è così altrimenti starei qui a morire d’angoscia e nostalgia per tutto quello che mi sono lasciata alle spalle.

La mia vita e il mio quotidiano sono qui adesso, posso avere dei pensieri che mi riportano lì ogni tanto ma devo focalizzare il mio qui-e-ora, per me è sopravvivenza.

E più passa il tempo e più è così, mi spiace.

È evidente che ognuno è fatto a modo suo ma, davvero, alle volte ascoltare un dolore fa bene per comprendere che esiste l’ altro e non solo noi.
È questione di essere o non essere individualisti.

Non voglio ripetermi parlando di quanto credo di essere stata a sentire, mi ha consolato il fatto che chi era al di fuori riconosceva che io in quel periodo c’ero per te e ti facevo da spalla su cui piangevi (cosa che fai spesso) oltre che da supporto per altre cose.

Parlo di Ada e di Cetta che vedevano e sentivano, e non mi sento in colpa neanche un po’, non mi sento di aver fatto meno di quello che potevo in quei momenti.

Se tu invece pensi che io sia individualista (che si può leggere benissimo come egoista) e pensi solo a me stessa beh, che devo dirti, mi spiace per te ma hai capito ben poco della sottoscritta.

Io sono tranquilla, non penso di dovermi scusare di niente per quel periodo, davvero di più non potevo fare.

Dovrò crescere e crescerò con i miei tempi.
Ognuno ha i suoi.

Anche su questo sono ovviamente d’accordo, anche se tu lo hai scritto in modo ironico mentre io lo dico sul serio, sarà meglio che tu trovi il modo di crescere.

Meglio solo per te eh, a me non cambia niente se resti come sei oppure cambi, sei tu che vivi male.

E ti voglio ancora bene per non volere questo, anche se come puoi immaginare ho parecchio raffreddato il mio affetto per te.

Senza volerlo eh, bada bene, sono le circostanze che hanno avuto questo effetto, non è frutto di ragionamento.

Mi piacerebbe che tu vivessi meglio come lo vorrei per chiunque al mondo, forse perché so cosa vuol dire vivere male e non lo auguro a nessuno.

Voglio finire questo lungo papiro dicendo un altro paio di cose che mi sono venute in mente fra una frase e l’altra.

Nei momenti buoni tu dicevi ad Ada o a Cetta che eri fortunata che io fossi lì, che ti aiutavo tantissimo con la mia presenza, che ti ero amica.

Dopo questa storia è saltato fuori che invece raccontavi che mi hai mantenuto per tutto il tempo che sono stata da te.

Io so come stavo, cosa facevo.

Io so che prendevo quei 50 euro a settimana e ne spendevo metà per fare la spesa se no a casa tua c’era il frigo vuoto.

Prima ancora so che mangiavo pane e maionese quando facevo il corso e quando arrivavo da casa di mia sorella avevo le borse piene di roba, per tutti, non per me, compreso quel pezzo di merda di tuo figlio.

Io so che per pagare quella bolletta dell’acqua da 700 euro ho chiesto prestiti a mia sorella, che me li ha dati perché vivevo lì, e alla Leo, a cui li ho tornati a settembre quando sono venuta a Padova.

Tu non hai MAI più parlato di quei soldi, né con me né con i diretti interessati.

Io so che eri sempre con l’acqua alla gola per i soldi ma quando hai preso l’impegno di portare i bimbi a scuola al posto mio, e prendere tu quei 200 euro al mese, sei andata 1 volta e poi li hai piantati in asso senza una parola.

La stessa cosa, senza mai neanche farti vedere, per tenere Arya e Ike, e quello ti avrebbe fatto prendere ancora di più, col tempo.

Sei affidabile come le onde del mare, a vederti ci sei sempre ma quando si pensa di poter contare su di te semplicemente sei sparita, la tua parola vale come il 2 di picche.

E non hai neanche il fegato di affrontare quello che crei, mi hai cancellata da Facebook (e menomale, io cancellerei Facebook in blocco se potessi) e sicuramente mi hai bloccato nel telefono e su WhatsApp.

Ma, dato che abiti ancora nella stessa casa, quando ti ho suonato il campanello hai fatto finta di non esserci, anche in modo stupido perché se davvero non ci fossi stata il cane sarebbe uscito (la porta era aperta) avrebbe continuato ad abbaiare, invece tenevi zitto anche lui.

Per cui, ridico e ripeto, vedi di crescere Anna.

Io non sono nessuno per dirti niente per cui sicuramente poco importerà tutto quello che ho scritto qui.

Ma fai qualcosa per te stessa, frena gli istinti bellicosi contro il mondo, a cui non può fregare di meno delle tue proteste, e usa la tua intelligenza per fare qualcosa di meglio della tua vita.

Mi chiedo se scrivo tutto questo, se ti dico queste cose, perché realmente ti voglio ancora bene come ad un’amica oppure per la delusione che mi hai dato.

Non lo so ma sai una cosa ?

Credo che sopravvivrò lo stesso.

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