Sottotitolo: viaggio, impressioni, pensieri e Italia, fritto misto.
Al solito, mi viene il magone e questa specie di malinconia che sempre arriva in questo giorno.
I messaggi di auguri trovati al risveglio, quelli che non mi aspettavo di Giusy e Mariam e che per questo fanno ancora più piacere, la telefonata della Leo, le coccole ricevute, sentite, espresse in mille modi.
Compiere gli anni è anche un modo di verificare un anno dopo l’altro se quello che facciamo, quello che siamo, è buono, giusto, se il posto che occupiamo ce lo siamo guadagnato e continuiamo a guadagnarcelo giorno per giorno.
Questo compleanno, uguale nella sostanza ma molto diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto, è stata una piccola conferma, un modo di dire: “ok, va bene, continua così!”.
Si inserisce in un contesto che sembra diventato un’abitudine anche se è solo il 3° che passo lontano da casa.
E il 2° che corrisponde ad un viaggio, aerei, corse in macchina, tempo partizionato per farci stare dentro tutto e tutti, tempo da sola ma anche tempo di full immersion di persone, sensazioni, pensieri, immagini e tutto quello che riempie ogni minuto.
È iniziato con i salti mortali per aggiungere più giorni possibile alle ferie, un mix condensato e frullato di compensation days, ferie prese un anno fa, days off, giorni spostati e ricollocati come un puzzle.
E infatti alla fine, ero già in Italia, i conti non tornavano e mi hanno chiamato per dire “guarda che dall’orario dovresti essere qui”.
Ok, fixed, ma ci fosse una volta che tutto va liscio fin da subito, sempre con l’ansia che, per quanto tu faccia, non arrivi qualcun altro a fare un casino all’ultimo momento.
È proseguito con la bella sorpresa della neve.
Che bello rivedere la neve, mi sono resa conto, una volta di più, di quante cose mi mancano della mia vecchia vita, le piccole cose che quando ci sono magari sono solo una rottura ma che fanno parte del tuo mondo e quando non ci sono più è come se ci fosse un buco che non sai come riempire.
La neve, imprevista e inaspettata, l’ho guardata scendere dalle vetrate dell’aeroporto di Amsterdam e mi sono sentita come una bambina che guarda i regali di Natale, forse stavo lì con la bocca aperta a sorridere come un’idiota, chi lo sa, probabile.
Che poi quella stessa neve abbia creato problemi e partenza in ritardo verso Bologna beh, chissenefrega, la neve fa il suo mestiere no ?
E la chiacchierata con Klara, dallo stesso aeroporto, a pochi km da casa sua ma ovviamente con l’impossibilità di vedersi.
Ero cotta come un pero cotto, dopo la giornata e la notte precedente, il taxi alle 3 di notte, la coda per il check-in alle 4 e il volo alle 5 di mattina, si e no riuscivo a pensare nella mia lingua, parlare in inglese sembrava molto di più di quello che ero umanamente in grado di fare.
Klara ha capito, come sempre, mi diceva non preoccuparti quando parli con me, va bene così, ma non andava bene, proprio no, io avrei voluto dirle mille cose e non ci riuscivo, mi veniva da piangere…
Mi dispiace, scusami Klara.
Altro volo, altra neve, a Bologna era una cosa mista a pioggia che neanche imbiancava e che è comunque finita appena arrivata in tangenziale.
La macchina, pandina rossa nuova nuova con 5800 km, l’autostrada, la casa di mia sorella, le coccole, gli abbracci, la sensazione di essere nel posto giusto, almeno in quel momento.
E i giorni successivi, il viaggio a Padova come quelli fatti 100 volte negli anni scorsi, gli stessi pensieri e punti di riferimento, la casa di Pietro, il benzinaio meno caro di tutta Italia (magari è pure vero), il caffè italiano che, per quanto provino a fare i portoghesi, è sempre più buono.
Cetta e la mia meravigliosa famiglia adottiva, Lara, Michela, Vanessa, Asia, Vitty, Nina e Marco, non ho più parole per descriverla, ogni volta, ogni maledetta volta, mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi tutto l’enorme affetto che mi danno.
E Ada e Luca e il loro enorme cuore.
E Valentino, e Leone, e il puzzle che per l’ennesima volta si ricompone con un click che sembra un tuono o una musica o la foto perfetta di un’alba perfetta.
A ripensarci 2 settimane dopo è come se una mano mi strizzasse il cuore come una spugna.
Meglio non ripensarci altrimenti faccio le valigie e torno lì.
E i giorni successivi, la pizza con gli amici di sempre, il cinese coi miei ragazzi, la giornata con Leone, finita troppo presto e da tenere e coccolare nel ricordo, fino alla prossima volta.
Il ritorno a Massa, Adriana e Franco e ancora essere come in un costante, inossidabile e incorruttibile abbraccio.
In tutto questo il 21 febbraio, giorno del mio 61° compleanno, è stato il giorno peggiore.
Viaggio fino a Bologna, restituita la macchina in agenzia (perfino il ragazzo dell’agenzia mi ha fatto gli auguri), l’attesa del volo, lo scalo di corsa a Schiphol, la scorta di Stroopwaffels, l’arrivo a Lisbona e mezzora per la valigia, già pensavo di trovarla scassata, sfondata, distrutta, ma no, era tutto a posto.
E Lisbona, e di nuovo, come le altre volte, la sensazione di essere davvero a casa.
Strano vero ?
Sentirsi a casa con le persone e sentirsi a casa in un posto, il brutto è quando queste due cose sono diverse, lontane una dall’altra.
Credo che sia quello che sentono tutti quelli che, per forza o per scelta, vanno a vivere lontani dal loro mondo, dalla loro terra.
Poi tutto è tornato alla normale normalità, a parte gli auguri di tutti i colleghi, la cena brasiliana, l’altra cena a casa con Eli e Jacopo felici perchè hanno comprato casa, Roberta e il suo grande affetto, il ritorno al lavoro … and so on !
Fatti 2 conti.. ho speso una marea di soldi, quasi da incosciente, mi ci vorranno almeno 2 mesi prima di reintegrare la mia piccola scorta e dovrò stare attenta a quello che spendo.
Ultima cosa, Elezioni del 4 marzo in Italia, ebbene si, ho votato !
Non che dopotutto mi freghi un granché, come ho detto ad Adriana è che quando sei lontano torna la voglia di sentire che appartieni a qualcosa e io in fondo beh, l’Italia è dove sono nata ed è quello che nel bene e nel male mi caratterizza, che mi piaccia o no.
Non votavo da mille anni o giù di lì.
Interessante esperienza !
Ultima ultima cosa, da gennaio 2016, poco più di 2 anni, ho preso 22 aerei.
E quando mai l’avrei immaginato, se me l’avessero detto l’avrei considerata una cosa assurda come il ghiaccio all’inferno.