Un posto a cui tornare

«Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.» *

Come messer Alighieri insegna!

Lo so, lo so, che noia sempre gli stessi discorsi.

Mi chiedo se sono solo io ad essere ossessionata.

Mi dico che invece dovrei essere contenta, ho posti dove andare e vivere, un piatto sulla tavola, un letto su cui dormire in una casa piena di calore e di affetto.

E anche più di una, se è per questo, e non sono mai sola.
Beh questo forse non è del tutto un lato positivo, dopo anni di vita da sola, a volte mi sento piena di voci e di presenze e mi sembra di scoppiare, ho voglia del mio silenzio e dei miei pensieri.

Ma perchè sto sempre a lamentarmi allora ?
Sono insofferente, ogni volta che resto in un posto per un po’ di tempo non vedo l’ora di andare via
ma per andare dove?

Tutto è così transitorio, temporaneo.

Avrei bisogno di avere le mie 4 cose con me, avrei bisogno di una “tana” in cui potermi rifugiare.

Non mi sono mai sentita così, quando avevo una casa mia, per quanto difficile fosse la vita con il mio ex marito e con tutti i problemi, avevo un posto a cui tornare.

Quando me ne sono andata da Padova e sono andata a Milano ho trovato un angolo mio 15 giorni dopo essere arrivata.

Un posto a cui tornare…

Appena ne sono stata in grado ho avuto casa mia, solo mia.

Un posto a cui tornare…

Pensavo prima: troverei una casa disabitata, dovunque, non importa, sarebbe comunque un posto a cui tornare.
Non è detto che non lo faccia davvero, quando la stagione migliorerà (non fare la scema, Lu, sai che non lo farai..).

Questa precarietà mi opprime, mi schiaccia, mi leva l’aria…

* (Divina Commedia – Paradiso – Canto XVII – vv 57-60)

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