Cosa succederebbe se fosse possibile sapere in che giorno moriremo?
Non l’anno preciso ma solo il giorno.
Per esempio se ti dicessero, per certo, tu morirai il 18 maggio oppure il 23 ottobre.
Penso, se lo sapessimo, tutti, come aspetteremmo quel giorno.
Chi sta bene e non ha problemi, una vita serena, lo vedrebbe avvicinarsi con terrore: “cosa mi succederà?”
E in qualche modo si preparerebbe, passerebbe i giorni precedenti a sistemare le cose oppure a sfogarsi facendo tutto quello che forse non avrebbe più la possibilità di fare.
Un viaggio o sfogarsi in pasticceria, le corna alla moglie o marito, regali ai figli…
O magari cercherebbe di fregare il destino, chiudendosi in casa dormendo tutto il giorno, senza toccare niente, prendendo in considerazione la classica buccia di banana o una scossa elettrica…
Sempre sperando di non impiccarsi col lenzuolo o che il soffitto non crolli sulla testa.
E poi ironicamente il giorno passa e si tira un sospiro di sollievo e si riparte.
Oppure chi è fatalista e pensa che ancora non è l’anno giusto e lo sfida, quel destino.
Proprio quel giorno fa le cose più folli, si lancia col paracadute, una folle corsa in macchina in cima a una scogliera, un tuffo dalla cima di una cascata…
Tanto se è ora vuol dire che va male ma se non è ancora arrivato il momento allora andrà tutto bene e non succederà niente.
A parte magari restare paralizzato dal collo in giù per i prossimi 20 anni…
Si perché non morire non vuol dire sempre vivere, meglio non dimenticarlo, no?
Magari invece dopo 60 o 70 anni di annuale angoscia aspettare quel momento con ansia, la fine delle sofferenze, la pace finalmente.
E piangere alle 23,59 di quel giorno sapendo che il dolore e le sofferenze dovranno durare un altro anno almeno.
Come sarebbe davvero sapere il giorno dell’anno in cui moriremo?
Questi ragionamenti un po’ sconclusionati mi sono venuti in mente stamattina, pensando alle date, oggi a casa tranquilla dopo aver dormito 12 ore quasi di fila (a parte un’oretta a leggere intorno alle 2) e ripensavo a Claudio, quando stavamo insieme e negli anni successivi era il 30 aprile la “nostra” data.
E sono passati 44 anni da quel 30 aprile, mica bruscolini.
E tutti gli anni, nonostante la vita sia cambiata 20 volte, il 30 aprile mi ricordavo di lui e mi chiedevo dove fosse o cosa stesse facendo in quel momento.
Quest’anno lui non lo vedrà questo 30 aprile, per lui la data fissata era il 23.
Non so dove vada a parare questo discorso, da nessuna parte mi sa, è solo un mio modo di ricordarlo, di ringraziare che sia stato parte della mia vita.
E anche di ringraziare che adesso finalmente stia bene, che abbia smesso di soffrire.
Quando scrivo qui lo faccio soprattutto per me stessa ormai, all’inizio mi rivolgevo a qualcuno che poi non leggeva mai, tanto vale no?
Magari quando me ne sarò andata ci sarà chi aprirà questo sito (pensando “cavolo non lo sapevo che avesse un sito”) e leggerà questa e altre pagine, un po’ qui e un po’ là, forse chiedendosi quanto davvero mi conosceva.
Mi piacerebbe se succedesse, almeno le cose che ho scritto negli ultimi 8 anni non sarebbero carta straccia persa nella rete.
Ma per quel momento non mi importerà più, niente importerà più per me.
Per questo voglio incollare qui la mail che ho scritto a Chiara dopo aver sentito il suo messaggio, quando mi ha detto che Claudio se n’era andato.
Metto anche il link al post che ho scritto un paio di mesi fa quando, sempre Chiara, mi aveva detto che stava male, era in ospedale e non si sapeva se e quanto avrebbe resistito.
Solo per riunire i pezzi, per capire e far capire a chi prima o poi avrà la pazienza/voglia di leggere, chi era lui per me, nonostante gli anni passati.
ciao Chiaretta