Ho fatto un piccolo viaggio nei ricordi oggi pomeriggio, toccando varie tappe della mia vita.
Niente di che, solo un rivedere posti che mi hanno visto in altri momenti e in altri modi.
La casa dove ho vissuto da bambina, un palazzo rosso che adesso è scrostato qui e là e dimostra parecchio i suoi 50 anni.
Mi hanno detto tempo fa che la donna che viveva nell’appartamento davanti al mio è ancora lì, la signorina Naccheri, che non si è mai sposata, tutta casa e chiesa, chi lo sa adesso come sarà.
Nella mia vaga memoria rivedo una donnetta magra, con gli occhiali, sempre vestita di grigio o nero, con le gonne lunghe sotto al ginocchio, l’essenza della donna pia e timorata di Dio degli anni ’60 e ’70.
Adesso probabilmente sarà una versione molto simile ma ovviamente invecchiata.
Tutto il resto del palazzo, mi ha detto sempre la stessa fonte, è abitato da neri e cinesi.
Mi ricordo il mio appartamento e la grande veranda sul retro e la mia camera col parquet che si alzava con l’umidità.
Poi sono andata verso la Riviera e la casa dove ho abitato fino al 2009, la casa in campagna vicina all’autostrada.
Hanno fatto una bella pulizia dall’ultima volta che sono passata di là.
Hanno levato tutti i tetti di Eternit (sarà costato un capitale lo smaltimento di tutto quell’amianto), buona parte delle dipendenze è senza il tetto, ci sono solo i travi di sostegno, sembrano dei ruderi.
Ma a pensarci bene è esattamente quello che sono.
La legnaia è in parte crollata.
Hanno liberato il giardino, intendo letteralmente, non esistono più i due enormi glicini ma neanche gli alberi da frutto, mio marito aveva piantato 3 alberi di fichi, un pesco, un albicocco, un caco, un melograno e un ciliegio, è tutto sparito.
C’è solo un brullo tappeto erboso, con grossi solchi e fango.
Sono rimasti i ripari dei polli e delle anitre e c’è ancora la cuccia di legno che mio marito aveva costruito per Zora.
Ben poco altro ma la casa è sempre uguale, con gli scuri verdi sigillati e ogni volta penso alle rondini che avevano fatto i nidi sul soffitto della mansarda e volavano dentro e fuori da quelle finestre, ora che le hanno chiuse dove avranno fatto i nidi ?
E come le ultime volte che ci sono stata mi mette i brividi.
Non provo troppa nostalgia di quella casa, forse solo per quello che riguarda mio figlio quando era ancora ragazzino ma è durato molto poco il bel periodo vissuto lì.
Tutto il resto vorrei solo poterlo cancellare e non ci voglio più pensare.
Poi sono andata a prendere un po’ di pane e il vino, per stasera.
Altri ricordi, il supermercato tecnicamente è lo stesso dove andavo con mia mamma, ero una ragazzina, 40 anni fa.
In effetti è l’evoluzione di quel supermercato, certo che le cose sono cambiate, ci mancherebbe, ha cambiato nome, allora si chiamava Zeta Supercash, poi è diventato Interspar, si è ingrandito, ormai è un centro commerciale.
Ma mi sono sentita una “vecchia cliente” tornata all’ovile.
E poi sono tornata verso casa.
E il tramonto visto dal ponte su cui passavo tutti i giorni quando ero bambina era… magico, le foto non rendono l’idea.
Ogni tanto mi piace tornare a sfiorare con le dita quello che era il mio mondo in un altro tempo, mi aiuta a stringere con forza il mio mondo di ora, a non perdere il senso della realtà.