In questi giorni sto riunendo e mettendo a posto le cose scritte nel periodo in cui ero via e in quello immediatamente successivo.
Sta venendo una cosa un po’ corposa, d’altra parte, come dicevo, cose da raccontare ce ne sono.
Ricordi riportati alla luce, sensazioni, emozioni, momenti di gioia e momenti di angoscia e anche di paura, di inadeguatezza e inutilità, di tristezza.
Vero, la vita è sempre tutto questo insieme di cose e di contraddizioni, ma per me è stato come mettere troppa carne al fuoco, buona ma si deve anche avere il tempo di digerire e assimilare.
E intanto tutto il resto va avanti, la vita di sempre con piccole varianti, qualche soddisfazione al lavoro.
Mi hanno votato come Top Dog di Luglio: la mia azienda ha un’impostazione molto americana (oltre ad essere il mio progetto made in USA) per cui fanno ste cose: fra tutti gli agenti ogni mese ne scelgono uno, votato da tutti gli altri, chi si da’ più da fare non solo a livello lavorativo ma anche aiutando gli altri o essendo disponibile.
E questa è una bella soddisfazione davvero, se poi ci aggiungi il bonus sullo stipendio è proprio una cosa carina.
Che si aggiunge al QBR Award che ho “vinto” a maggio con altri 2 colleghi (per quello i supervisors scelgono un agente per ogni gruppo, Back Office, Inbound e Amministrazione ), insomma mi stanno andando benino le cose.
E menomale, visto che mi faccio un culo tanto.
Beh quello compensa il resto, non c’è molto altro che mi riempie le giornate in fondo, ogni tanto una passeggiata, poi la spesa, qualche contatto con quei pochi amici rimasti, che magari si incontrano proprio perchè se ne vanno, come è successo una quindicina di giorni fa col mio amico/collega Marco che è partito per Cork, a raggiungerne altri 2 partiti a maggio.
Queste cose, unite al fatto che non faccio sta gran vita e a quello, fondamentale, di aver lasciato tutti i miei affetti indietro, di nuovo, mi hanno portato a pensare, sempre più spesso: ma che ci sto a fare qui?
Lisbona per me ha quasi esaurito il suo tempo.
Vivo qui da 5 anni e mezzo abbondanti, ormai, a gennaio saranno 6.
E non è più da un pezzo un’avventura, è finito tutto l’entusiasmo, la scoperta, la novità, non è più il mio posto. Paradossalmente e contrariamente a quello che dovrebbe essere sto cominciando a sentirmi sempre più straniera, in più.
Molto vuol dire il fatto che non riesco minimamente ad imparare il Portoghese, proprio non mi entra.
Mi dico che imparare una nuova lingua a 60 anni non è come farlo a 20 o 30, ma non è solo quello.
E’ che non mi interessa, non ho nessuno stimolo, nessuna motivazione abbastanza valida.
E’ che casa mia non è questa, è laggiù dove ho lasciato le persone che amo e che mi mancano sempre di più.
E la sai la cosa che mi sembra più strana?
Ieri parlando con Elizabeth lei diceva le stesse cose, ha la stessa mia stanchezza.
Forse Lisbona non è fatta per fermarsi, forse qui si passa e basta, poco o tanto che sia, per poi andare altrove.
Ha preso una piega un po’ amara questo post, mi spiace, magari sarà che sono quasi le 5 di mattina e sto facendo il turno di notte, finisco alle 7:30, probabilmente sento il peso della giornata e degli orari sballati.
Meglio che la chiuda qui.
Vado a farmi un caffè, per restare vigile nelle prossime 2 ore e mezza, e riprendo il lavoro.
Ciao Luisa 🙂
su con la vita …indipendentemente dal sesso …
alla nostra età qualcosa cade verso il basso …
almeno teniamo su la vita !!!
Ti risponderò con risposte di altri …
che più o meno rispecchiano il mio pensiero …
preso da qui: https://www.voglioviverecosi.com/forum/l'italia/vorrei-andare-a-vivere-in-italia/
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babe Apprendista
#11: 07 Marzo 2014, 00:10:05
Secondo me l’italiano è fondamentalmente un autolesionista e con senso di inferiorità verso tutto ciò che viene dall’estero. Chi parla più delle eccelenze italiane? Basta citare; ad esempio, lo IEO, Istituto Europeo di Oncologia di Milano, fondato dal prof. Veronesi, da cui vengono a farsi curare da tutto il mondo. Io stessa sono una paziente oncologica e non mi sognerei mai di abbandonare questo Istituto qualificato per andarmi a fare curare chissà dove e con quali servizi, anche nei restanti Paesi europei.
La tanto decantata Londra ha un servizio sanitario che fa schifo e la mia amica che viveva a Londra è stata curata malissimo quando ha scoperto di avere un tumore, è rientrata in Italia, in cura dal figlio del Prof. Veronesi, ma ormai non c’era più nulla da fare. La compagna scozzese di mio zio per un intervento che gli ha maciullato una gamba in Scozia, è venuta a farsi operare nuovamente quì in Italia, al nord, e ora sta riprendendo a camminare. Quindi smettiamola di sputare sul piatto in cui mangiamo. Che dire di arte, cibo e luoghi meravigliosi come i borghi ricchi di storia sparsi per l’Italia? E’ nelle città principali che le cose non funzionano, ma se sapessimo valorizzare quello che abbiamo, saremmo un gioiello da fare invidia a molti Paesi e al mondo intero. La mia ex compagna di corso OSS, sta facendo un’esperienza di lavoro da 1 anno in Svezia, certo: stipendio migliore, servizi garantiti, ma riferisce una povertà di relazioni, di freddezza, di clima inclemente da far paura e questo per lei è un grosso sacrificio ed un handicap. Sta scivolando nella depressione. Purtroppo in Italia tutti si lamentano, ma non hanno coscienza e responsabilità individuale, ci si aspetta che qualcuno dall’alto risolva tutto e così si dà adosso alla politica, allo Stato, ecc., ma se ognuno facesse la sua piccola parte, anche solo nel non posteggiare la macchina in seconda fila, sarebbe già una gran cosa. Gli Italiani fondamentalmente non amano il proprio paese, tutti che vogliono scappare, sogno infantile dei bambini nel circo delle meraviglie, fermo restando il fatto che l’italiano medio all’estero non sa neanche come comportarsi. Tutti che sognano palme, sole, mare per far cosa? Per trovare un escamotage e non lavorare o come ha scritto qualcuno più su farsi comandare dal primo pachistano (con tutto il rispetto dei pachistani) e trottare come asinelli. Se la stessa cosa avvenisse in Italia, si grida allo scandalo. Quando l’italiano inizierà a camminare con la testa alta e la schiena dritta, come fanno ad esempio i tedeschi, ai quali non abbiamo proprio nulla da invidiare, forse questo disamore e senso di disfacimento inizierà dissolversi. Ma c’è molto da lavorare.. bellissimo il post che hai lanciato e anche vero: nel mondo c’è un sacco di gente che vorrebbe venire ad abitare in Italia, siamo noi che ce ne vogliamo andare.
Ciao, Barbara
**************
Insomma … se vuoi vivere in Italia
vai a vivere in Svizzera …così conoscerai gli Italiani … all’estero.
Ciao
Rispondo perchè mi sembra giusto, voglio però dirti che pur rispettando le tue opinioni, che posso o meno condividere, devo dirti che il contesto non c’entra niente.
Quello di cui parlavo rispetto al vivere a Lisbona è del tutto personale, come le mie motivazioni per la voglia di tornare a casa sono altrettanto personali.
Non sputo sul piatto dove mangio, anzi, se oggi mi dicessi: ti do un lavoro in Irlanda o in Finlandia (per non citare una buona parte del resto del mondo), con le stesse condizioni che ho qui (un lavoro sicuro che mi permette di vivere dignitosamente e da cui non mi caccia nessuno), ci andrei di volata.
Anzi, di più: se fossi oggi (con l’esperienza che ho alle spalle, per cui sapendo cosa mi aspetta) nelle stesse condizioni in cui ero nel 2015 e mi proponessero di venire a Lisbona ci verrei subito.
Ferma restando la mia voglia, il mio bisogno, di avere vicine le persone a cui voglio bene, il che è una contraddizione, me ne rendo conto.
Ma non dire a me di “conoscere gli italiani all’estero”, per piacere, ti ricordo che sono un’expat da quasi 6 anni e se c’è una cosa che ho imparato è vedere l’Italia (e gli italiani) da un punto di vista esterno.
E se non ci provi puoi riesumare tutti i blog del mondo ma non sai cosa vuol dire.
L’esperienza degli altri arriva fino ad un certo punto ma poi diventa aria fritta.
Detto questo, ripeto, quello che scrivevo non aveva niente a che fare col discorso di vivere o meno all’estero, probabilmente lo avrei scritto anche dopo 6 anni di lavoro a Torino o a Canicattì (per cui non da expat), esprimeva solo la mia voglia di tornare a casa.
Sapendo però bene che è e resta una voglia, visto che non succederà prima di qualche altro anno.
Take care e stai sul pezzo, i voli pindarici non portano da nessuna parte.
Un bacio
Ciao Luisa,
ovvio che nella tua testa ci abiti solo tu 🙂
quello che intendo dire è che se ad esempio uno lavorasse a Gardaland
potrebbe godersi tutti i giochi (inteso come nazioni) ma alla fine … passati tutti
magari più e più volte …avrebbe comunque qualcosa da ridire …
e così è la nostra vita …
il tempo ammorbidisce molte cose, alcune diventano noiose, altre odiose …
Se dipendesse da me ..saremmo rimasti in due sulla Terra … ognuno sotto il suo equatore …
ognuno con il problema di capire come mai non c’è nessun bipede come lui …
ma sempre meravigliato dsl fatto che al giorno subentra la notte per divenire di nuovo giorno.
Ps. La mia infanzia (e poi anche la tarda età) è stata creata con la TV Svizzera,
nessun ricordo delle RAI. nessun TG e ma solo Il Regionale (oggi Quotidiano)
Robot Five, Music Box, Scacciapensieri, Il gatto Teo, Cosa Bolle in Pentola, La Pierre Blanche ecc. ecc.
Mi ricordo di quando hanno cacciato via tutti gli italiani (erano altri tempi)
mi ricordo il diritto fi voto alle donne, mi ricordo le votazioni per alzata di mano in Appenzellen
e tanto altro …
questo per dirti …che l’Italia vista da fuori .. l’ho vista più dio 50 anni orsono…
e dal mio punto di vista …nonostante di cerchi di amalgamare tutto il mondo …
si stava meglio quando si stava peggio.
Un bacione