La vita è fatta a scale, c’è chi scende e c’è chi sale.
Che ovvia, triste, banalità
Sarebbe bello poter vedere solo il bello, poter pensare di salire sempre quelle scale, per crescere, per arrivare in cima, prima della fine.
Ma c’è anche chi scende e lo fa troppo presto, in un modo senza senso.
Paolo era mio nipote, figlio del fratello di mio marito, viveva a Olbia, aveva un mese più di mio figlio, aveva compiuto 29 anni alla fine di maggio.
incidente Olbia
Negli anni buoni, quando si andava in Sardegna in vacanza, andavamo sempre a casa loro.
Vivevano in un quartiere che allora era abusivo, dove le strade erano ancora sterrate e piene di buche, mancava l’illuminazione pubblica, nei vari appezzamenti di terreno ogni proprietario aveva fatto le cose a modo suo e alcuni dei lotti erano vuoti e i ragazzi ci andavano a correre e giocare, ne facevano di tutti i colori, Valentino, Paolo e Andrea la peste, suo fratello più piccolo.
In quella casa adesso viveva Paolo, io e Vale ormai non lo vedevamo da qualche anno, da quando le nostre vite sono cambiate.
Sono un’infinità i pensieri e le associazioni di idee che mi vengono, sto solo adesso iniziando a metabolizzare, cercando di razionalizzare, la notizia che è arrivata come una mazzata fra capo e collo.
Una notizia neanche fresca di giornata, solo oggi e solo per caso a qualcuno è venuto in mente di dire (e non a me direttamente) “ah sai, sono stato in Sardegna per il funerale di Paolo…”
Funerale?
Ma cosa dici?
Ma come si fa a parlare con tanta leggerezza della morte di un ragazzo di 29 anni ?
Un ragazzo che conoscevi bene, parte della tua famiglia, del tuo sangue.
Lo so, non è questo il luogo per inutili polemiche ma insieme al dolore che provo ho anche tanta rabbia, per tanta leggerezza e insensibilità.
Per quello che sicuramente provano sua madre, suo padre, suo fratello, per la profonda, crudele ingiustizia di una vita gettata via su una buca nell’asfalto.
Ma la morte di un ragazzo di 29 anni non può mai, in ogni caso, essere giusta
Vero Makko?
Subito il mio pensiero è volato a Marcolino, Paolo aveva la sua stessa età
E poi ad Armando che la sua vita l’ha lasciata sull’asfalto a 23 anni
E poi a Cristina, che chiamavamo Perseghetto, che ne aveva 16
E Antonio che con la moto è volato contro un guardrail in autostrada
e quanti, quanti, troppi ragazzi, troppe vite gettate.
Troppi che da quella scala sono scesi troppo, troppo presto.