Novembre

Novembre sta passando, un giorno dopo l’altro, senza infamia né gloria.

Siamo già a metà mese e mi guardo intorno e mi chiedo cosa ho fatto degli ultimi mesi della mia vita, di quest’anno quasi intero che è passato da quando ho chiuso quella porta e me ne sono andata.

Perdonami, è inevitabile pensare a cosa facevo un anno fa.

E a quanto le cose erano diverse solo un anno prima.

Vedo la mia vita in una lenta inesorabile discesa e ho un senso di fretta, se proprio devo toccare il fondo allora vorrei farlo più velocemente.

Sta diventando una lenta agonia, la mia.

Perfino questo inverno che sta arrivando lo fa lentamente.

E’ come se il mondo aspettasse di respirare e invece dovesse trattenere il fiato e io trattengo il fiato con lui e aspetto con lui.

Ho un senso di vuoto, di inutilità.

E c’è sempre dentro di me qualcosa che manca, come un’ombra che dovrebbe esserci ma non c’è, come qualcosa che vedi con la coda dell’occhio ma quando ti giri non c’è più.

Che vuoi che ti dica, forse mi manchi tu, insieme ad altre cose, lo so, capisco benissimo che hai problemi più grandi dei miei e che semplicemente non hai il tempo, o la forza, per esserci, ma mi manchi lo stesso.

Mi manca un motivo per arrivare a sera o per alzarmi la mattina.

Mi manca uno scopo, qualcosa che mi faccia arrivare a sera e dire “oggi sono servita a qualcosa, è stata una giornata spesa bene”.

Si, qualcosa faccio e mi torna in mente perchè ho sempre odiato i lavori di casa.

Ripetitivi, noiosi, sterili, inconcludenti, senza soluzione di continuità.

Ti metti a stirare ma sai che fra una settimana dovrai stirare di nuovo le stesse cose.

Cucini, lavi i piatti e sai che dopo poche ore dovrai di nuovo cucinare e lavare i piatti.

Lo so, è un film già visto, un libro già letto.

So anche che non serve a molto parlarne.

Ma in questi giorni sono così.

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