Niente di nuovo

Piuttosto vuota la vita in questo periodo, che novità, lavoro, pranzo o cena (o qualcosa che ci assomiglia, nel senso di mangiare e mangiucchiare a tutte le ore), noia, Prime Video, giochini sul tablet, leggere.

Fine della storia, non un granché, vero?

Ti rendi conto del tempo che passa guardando il calendario e accorgendoti, un giorno dopo l’altro, che la data è cambiata, ma oggi è uguale a ieri e domani sarà lo stesso.
Magari qualcosa succede, ma passa e finisce nei vari ieri, il quotidiano non regala soluzioni evidenti alla continuità.

Vediamo, cosa è successo?

Eli se n’è andata, un altro capitolo della mia vita a Lisbona che è iniziato e finito.
Era iniziato quasi 6 anni fa, uno dei capitoli più longevi, con il suo arrivo prima come nuova collega, poi come amica, poi quasi come una figlia, sorella, l’unica persona che era rimasta su cui potevo fare affidamento e a cui mi ero molto affezionata in questa mia fase della vita.

Ma anche per lei la parentesi lisboeta è finita, sono andata a salutarla sabato scorso a Intendente dove aveva organizzato la despedida, ed è partita domenica (il 5/12) con la sua 500, sta percorrendo in macchina i 2300 km fino alla sua destinazione in Italia, un po’ folle magari ma al suo posto l’avrei fatto anch’io.
E lo farei anche solo per andare in ferie, se solo avessi una macchina.

Magari ne avrò la possibilità, chi lo sa, ti ricordi che l’avevo pensato 3 o 4 anni fa?
Volevo venire qui con la pandina, in un momento in cui tutto sembrava facile e logico, mentre era tutt’altro.
E infatti non l’ho fatto.

Mi sento un po’ più sola, senza Eli qui, magari non ci si vedeva spesso ma era un conforto sapere che lei c’era.

Mi consola solo il fatto che andrà dalle mie parti, vicino a Mestre a lavorare per Amazon, per cui quando andrò in Italia ci potremo vedere, non l’ho persa del tutto (o quasi, come sento per i miei ragazzi).
Certo che, andandosene, ha rafforzato ancora di più la mia convinzione che fa male affezionarsi a qualcuno, ha inspessito il guscio che mi sono creata intorno negli ultimi mesi/anni.
Sono davvero stanca di perdere chi amo.

Poi… beh che arriva Natale è un punto fisso dell’anno, siamo all’11 dicembre e siamo nel pieno del pre-natalizio, gente in giro, volantini e pubblicità via mail, compra questo, regala quello, grandi offerte, non perderti il Natale più bello, insomma la solita solfa.

E io come al solito aspetto che passi, mi rifiuto di dare un minimo di carattere “speciale” a questo periodo, come faccio ormai da molti anni.
Passerà anche questo Natale, come sempre fa.

Quest’anno poi lavorerò il giorno di Natale, e anche a Capodanno se è per questo, dalla settimana prossima cambio il turno di lavoro, per mia scelta, non più banali weekend sabato-domenica, il mio weekend d’ora in poi sarà mercoledì-giovedì, e la cosa mi piace, mi piace davvero.
Sono riuscita a fare il TP weekend in un progetto dove non esiste il TP weekend!!

Ma, parlando di Natale, sono arrivati i goodies del mio progetto, alla faccia delle misere ceste natalizie che si fanno da noi.
I goodies, per capirci, sono il regalo di Natale (ma anche Pasqua, diciamo che è abbastanza estemporaneo) che il progetto fa ai suoi dipendenti, all’interno di TP.

Anche TP ha fatto la sua parte, ha mandato a tutti i dipendenti (e siamo circa 8000) un flute e una bottiglia di spumante.
Beh bottiglia, piccina, quasi una monodose, per quasi tutti.

Spiego.
Quest’anno c’è una direzione nuova ai vertici dell’azienda, e questo per noi ha voluto dire, in questo periodo ma ormai da qualche mese, una marea di mail (2 o 3 al giorno) che riguardano il come stiamo, meetings virtuali sulla salute, la sicurezza e il lavoro da casa, e adesso si sono inventati una festa (altrettanto virtuale) per (ma va’?) il periodo natalizio.

Per chi non lo sapesse, TP organizza tutti gli anni perlomeno 2 grandi feste a cui partecipano i dipendenti (chi vuole ovviamente), una in primavera e l’altra per Natale.

Non l’ha fatto l’anno scorso per via del Covid e, a quanto sembra (visto che dal Covid non siamo fuori di sicuro) quest’anno ha optato per questa cosa virtuale.

L’hanno chiamato “Not So Silent Night Fest”, si accede da un link che hanno mandato, rigorosamente con short login e password, e si vede..
beh un gruppetto di persone che ballicchia, mangia e beve, 2 DJ, per cui musica (di quella che io odio e mi fa venire la tachicardia), giochi, ricchi premi ad estrazione, e magari qualcuno avrà stappato quella bottiglietta e brindato facendo finta di essere in compagnia di quasi un migliaio di persone che fanno la stessa cosa davanti al loro pc.
Che tristezza…

Uff mi sto incastrando coi discorsi, volevo solo aggiungere che prima di questo Grande Evento c’è stata una survey sulle preferenze di ogni impiegato, una delle domande della survey riguardava il bere:
Tu bevi o no?
Io ho risposto di no (pensando a qualche collega che si inciocca tutte le sere e viene al lavoro rincoglionito), per cui nel mio caso, come penso in quello dei vari astemi che hanno dato la stessa risposta, invece della micro bottiglietta di spumante è arrivata una bottiglia di “vinho” rosé analcolico.

Metto la parola “vinho” fra virgolette perchè così è scritta sull’etichetta, il che fa pensare all’effettiva quantità di vino vero che può esserci, dentro a quella bottiglia.
Fa niente, sembra vino e magari sarà pure dolce (un po’ come le bottiglie di Sangria che si trovano in supermercato).

Ricollegandomi al discorso dei goodies, questo è quello che ha fatto TP.
Un pochino diverso quello che ha fatto il mio progetto, quando l’ho visto (e aperto) ero a bocca aperta dallo stupore.. stunned!!

Metto le foto qui sotto, meglio, così rendo l’idea.
Dico solo che mi dispiace di non avere molte occasioni di fare dei pic-nic, lo zaino lo porterò a Valentino appena vado (se riesco a farlo stare in valigia).
Ma mascherina, pila multiuso, walkman, borsa di tela, sciarpa e le altre cazzate, li userò io.

Però, sinceramente.. chapeau a OmniPod!

E per non esserci “niente di nuovo” mi pare che di cose ne ho dette.

Manca solo il “magnao magnao magnao” della mia coinquilina buddista quando prega (lei dice “recita”), col “ding” della campanella, che per mia fortuna sento poco (sia benedetta la mia stanza che da sulla strada), e che ogni volta che lo sento mi fa pensare ad un vecchio diesel che non va in moto, col motorino d’avviamento che gira a vuoto.

Ma che ogni volta che lo sento mi fa stare col fiato sospeso, metti che stavolta parte!!

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