Meglio non sapere..

è davvero meglio non sapere?

Certe volte penso di si, vivere senza avere troppi pesi sul cuore, ignorare quello che comunque non puoi cambiare.

Spiego.

Un paio di giorni fa siamo andate a trovare (parlo di me e mia sorella) una vecchia amica di mia mamma e prima ancora di mio padre.

Era una visita che volevamo fare da tempo, per lei e per noi.

La mamma non diceva molte cose, era una di quelle persone che si copriva con la coperta delle illusioni, e trasformava in realtà a tinte pastello tutto quello che avrebbe potuto farle del male.

E molte cose di nostro padre non ce le ha mai dette.

E noi, per non farle rivivere ferite mai del tutto guarite, abbiamo sempre chiesto molto poco.

Pensando magari che sarebbe venuto il momento per le domande e le risposte, momento che non è mai venuto.

Mi chiedo adesso se davvero volevamo farle, quelle domande, o se anche noi in fondo preferivamo non sapere.

Perchè tempo ce n’è stato, e molto.

Metto da parte per ora i suoi ultimi 2 anni, dico solo che, da quanto dice la sua amica, per lei sono stati una sofferenza, sempre crescente, con l’uomo con cui viveva.

Sofferenza che l’ha piano piano minata, fino a quello che sappiamo già.

Voglio dire qui qualcosa che riguarda nostro padre.

Lei lo aveva santificato, nei suoi ricordi e nei nostri, non ne avrebbe mai parlato male.

Ma lui non era un santo, certo che no.

Parlando con la loro vecchia amica di una vita è uscita un’immagine molto diversa da quella che ci era stata dipinta.

Lui era un uomo autoritario, possessivo, intransigente, la sua parola era legge scolpita sulla pietra,
geloso fino all’ossessione di tutto quello che era suo, moglie e figlie prima di tutto.

Ed era un donnaiolo, non sapremo mai se e quanto abbia tradito mia mamma, ma è certo che ci provava con ogni donna che incontrava.

Io già sapevo qualcosa, qualche accenno (mai da parte di mia mamma) a cui avevo dato poco peso ma mi sono sempre detta che io ero piccola e non ho fatto in tempo a capire davvero chi lui era.

Anche se adesso, e non per la prima volta, mi chiedo come mai ho rimosso tutto di lui e della mia infanzia.

Cosa non voglio, inconsciamente, ricordare?

Ma mia sorella invece ricorda, cose che ancora adesso, dopo 50 anni, le fanno male.

Non ha mai raccontato molto ma mi ha parlato di un episodio che forse dà una piccola idea di che tipo di persona era.

Lei era andata a una festicciola per il compleanno di una compagna di scuola, aveva sui 12 anni, domenica pomeriggio, ordine tassativo di rientro a casa per le 4 del pomeriggio.

Ha tardato di pochi minuti.

Quando è arrivata a casa voleva dare spiegazioni sul motivo non le è stato permesso.

Dice che ricorda come se fosse successo ieri.

La mamma in silenzio che le indica di entrare nel soggiorno/studio di mio papà e che le chiude la porta alle spalle.

Lui che la sgrida, furioso, non sono importanti le parole ma la punizione esemplare.

Le ha tirato giù le mutandine e l’ha presa a cinghiate con la cintura dei pantaloni.

Questo è uno dei suoi ricordi del nostro “santo” padre.

Ripeto, io non ho fatto in tempo ad avere scontri simili.. avevo 9 anni, perDio.

L’amica di mia mamma ci ha detto un’altra cosa.

Una volta mia mamma si è confidata con lei dicendo “non so cosa posso fare, o cosa farò..”

Mio padre aveva detto: “le mie due figlie, quando saranno grandi, non si sognino neanche di trovarsi un ragazzino e magari portarmelo a casa… DOVRO’ ESSERE IO IL PRIMO..”

Il significato di questa affermazione è di quelli a cui si possono, forse, dare interpretazioni diverse.. forse…

Proprio aggrappandosi al fatto che sono parole riferite nel ricordo di una persona esterna alla famiglia, dopo 50 anni.

Ma quella persona, l’amica di mia mamma, non ha affatto le idee confuse e non è certo il tipo che ricama o spaccia illazioni come verità, conoscendo la fonte vengono ben pochi dubbi.

Puoi immaginare il pugno nello stomaco che ho sentito.

Poi sono ovviamente venute fuori le domande…

Se non fosse morto cosa sarebbe potuto succedere?

Come sarebbe stata la nostra vita ?

Come posso non pensare che la sua malattia e la sua morte non ci abbiano in qualche modo “salvate” ?

Sono tutte domande che lasciano il tempo che trovano, non ci saranno mai risposte, e forse neanche servono.

Mi dico che le cose sono andate così, così dovevano andare, che a volte la morte aiuta la vita in modi che neanche possiamo immaginare.

Nessuno saprà mai quanto c’è di vero e forse è un bene, potrò sempre avere quel piccolo dubbio che salva l’immagine che io, bambina di 9 anni, avevo di mio padre.

L’immagine che mi ha scaldato il cuore per tutta la mia vita.

Mi aggrappo a questi dubbi per non veder crollare un’altra delle poche certezze che mi sono rimaste.

Oggi è il giorno di Natale.

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