Il quotidiano è fatto di piccole cose

Il quotidiano è fatto di piccole cose.

Anche col lavoro noioso, quasi alienante, che faccio, si riesce sempre a trovare la nota positiva che rende belle le giornate buone e buone perfino le giornate che se no sarebbero un po’ così

E poi… ultimamente mi sentivo come apatica, come se tutta la mia forza e la voglia di sentire, provare, emozionarmi, fosse andata in qualche angolo di qualche cassetto, per farsi dimenticare.

Come se la mia capacità di amare fosse andata a nascondersi e non volesse più tornare fuori.

E il mio essere solitaria fosse diventato solitudine.

A volte, spesso, mi isolo.

A parte quando sono a casa che mi chiudo nel mio mondo, la mia camera, anche nei momenti di inevitabile vicinanza e rapporto con gli altri, tendo a stare per conto mio.

L’ora della pausa pranzo è sempre una lotta fra la voglia di stare con i colleghi, posso anche dire gli amici, e quella di stare da sola, per dare uno stacco alla cacofonia del convivere per ore con tante persone.

Ma queste persone non sono solo figure ferme come in una fotografia, sono voci, storie, risate, modi di pensare, idee e convinzioni, vite.

Vite che si incrociano e raccontano e ascoltano.

E per quanto io cerchi di non essere partecipe e presente, nel mio piccolo modo, in queste vite, diventa inevitabile invece esserci, far parte di questo micromondo in cui passo le mie giornate.

Ultimamente, anche se continuo a sentirmi una nota stonata in una bella canzone, mi sento parte del gruppo e… devo dire che mi piace.

Domenica era il compleanno della mamma.

E ho messo su Facebook una foto che ho fatto una sera tornando a casa, delle grandi margherite bianche fotografate al buio.

Domenica Gabriele mi ha fatto vedere una foto di 3 suoi amici che da soli si facevano fuori una meringata di mezzo metro.

E io gli ho detto che la meringata è il dolce che preferisco e che al compleanno di mia mamma ne prendevamo una gigantesca per lei.

Lunedì mattina Gabriele mi prende da parte e mi dice: ho visto su FB che ieri era il compleanno di tua mamma, mi spiace molto di averti parlato della meringata.

Gli ho detto ma sei matto, come potevi saperlo, anzi in un certo modo l’abbiamo festeggiata.

E lui… beh, visto che ne abbiamo parlato, stamattina mi sono fermato in Padaria e ti ho portato una fetta di meringata.

E lì mi si è spezzato qualcosa, una parte di quel guscio che volutamente mi sono fatta crescere addosso.

Mi sono accorta che dopo tutto basta poco per far tornare a galla la mia capacità di emozionarmi.

Ho provato un affetto enorme per quel ragazzo così sensibile dietro la sua maschera quasi rude, sempre intelligentemente ironica e canzonatoria.

E gratitudine, per il gesto in sé ma soprattutto per il fatto di farmi sentire davvero un elemento in mezzo ad elementi simili, una parte dell’insieme.

Ieri Elizabeth mi è venuta vicino e mi ha abbracciato, mi ha chiesto come sto, se va tutto bene.

Lei è sempre così attenta, molto affettuosa, ha sempre una parola gentile, mi coccola ad ogni occasione ma senza mai diventare invadente.

Le ho detto guarda… guarda che accozzaglia di personaggi stupendi che TP è riuscita a mettere insieme.

Siamo un gruppo eterogeneo che di più non sarebbe possibile ma che tutto insieme ci caratterizza e ci fa essere unici.

Continuo dentro di me a sentirmi un po’ a disagio dicendo “ci” ma continuo a dirmi che, bene o male che sia, faccio parte anch’io di quel gruppo.

E ne sono orgogliosa.

Non è solo lavorare insieme, o uscire a cena o a festeggiare in giro per la città ogni volta che capita, è molto di più.

Soprattutto i ragazzi che ormai conosco da un anno, sono quasi tutti ragazzi che potrebbero per età essere miei figli, anzi sono più giovani di Valentino, ma non li amo come figli, è qualcosa di diverso, quasi di più.

È un po’ come con Marcolino, un legame che, almeno in questo momento della mia vita, è così forte da non avere definizioni.

Continuo a chiedermi cosa faccio di così buono per avere così tanto da tutti loro e continuo a rispondermi che non lo so.

So che sono loro che danno, sempre, ogni giorno, il raggio di sole che buca la nebbia.

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