Domenica di Luglio

Stamattina mi sono svegliata presto, ad un certo punto poco dopo le 7 mi sono rassegnata al fatto che non sarei più riuscita a riaddormentarmi e mi sono alzata a prendere il caffè.

La giornata è grigia e quasi fredda e ho pensato “cavolo, bel 1 luglio, chi l’ha mai visto un 1 luglio così”.

Il telefono diceva 18° e si sta meglio col golfino, in casa.

E ho ripensato a una domenica di luglio di anni fa in cui avevo scritto sul blog: afosa domenica di luglio…

E lo era, ero a Milano, città semideserta, caldo visibile che saliva dall’asfalto e faceva bollire l’aria, me lo ricordo come se lo vedessi adesso.
Era domenica 19 luglio del 2009, 9 anni fa.

E sono andata a ripescare quel post nel blog e poi sono andata a ritroso a rileggere le cose che scrivevo, fino all’inizio, fino al primo.

E poi sono andata avanti, a quello che ho scritto dopo, nei mesi seguenti.
Erano i primi mesi via da casa, della mia nuova vita, non scrivevo molto, post brevi e con poche descrizioni, spesso solo sensazioni veloci, solo col ricordo riesco, ma a volte no, a ricollocare le mie stesse parole in un contesto.

Era l’inizio della mia scommessa, a volte vinta e a volte persa, dove ho messo in gioco la mia vita.

A guardarmi alle spalle mi sembra che sia passato molto più tempo ma sono solo 9 anni.
Solo una frazione di tutti quelli che mi porto addosso, una sola piccola stanza della casa che è la mia vita.

Ma quante cose sono successe in questi 9 anni.
Vite intere in questi 9 anni.

Ho lasciato casa, marito e figlio, per spostarmi in un posto sconosciuto, da sola, a dovermi tirare su le maniche ed essere sufficiente a me stessa.
Ce l’ho fatta a malapena, con moltissimo aiuto, ma ce l’ho fatta.

Poi il fallimento, diamogli pure altri nomi, l’età, la sfortuna, la poca carica e lo scarso ottimismo, ma lo è stato, un fallimento.

E il ritorno a qualcosa che non esisteva più, il vagare da una casa all’altra, case di altri senza un punto d’appoggio, il sentirsi sempre fuori posto senza avere un posto reale a cui tornare.

La malattia della mamma, la sua perdita, la ricerca senza speranze di un domani decente, i tentativi e i nuovi fallimenti.

E lo scoraggiamento, la rassegnazione nel pensare che ormai non c’era più niente, nessuna prospettiva, nessuna possibilità.

E poi il salto e guarda adesso, guarda dove sono.
Mi guardo intorno in questa stanza che è la mia casa da 2 anni e mezzo e non vedo niente di quello che avevo 9 anni fa.
In un certo senso non sono neanche più la stessa persona.

Mi guardo allo specchio e vedo una faccia diversa, una persona diversa che ha poco o niente a che fare con quella che ero allora.

Di tutto quello che mi circonda, le piccole cose che uno si porta dietro, non ce n’è una che avessi anche allora.

Anzi, ce n’è una, in effetti.
Il braccialetto d’argento che mi sono comprata quando avevo.. uhm quanti anni avevo ?

1974, lo avevo fatto incidere allora, LM74, solo per questo me lo ricordo anche se la scritta non si vede più.

A 17 anni me lo sono preso perché mi piaceva e a nessuno veniva in mente di regalarmelo, Arte Cinese a Padova, sembra impossibile come certe cose, anche importanti, ti sfuggano via mentre altre, piccole e stupide, restano impresse, indelebili.
Il ricordo di quando mi sono presa questo braccialetto è scolpito nella pietra.

E forse è l’unico trait d’union fra la me stessa di allora, e di tutti gli anni passati da allora, a quella di adesso.

Domenica 1 luglio 2018

Lisbona, io sono Luisa, sempre la stessa ma mai più la stessa.

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