
Cosa ci sta dentro a 9 anni?
Oh ci stanno molte cose, sono quasi una vita intera 9 anni, li puoi riempire con tutto.
Un paio di giorni fa la mia vita a Lisbona ha compiuto 9 anni e in questi giorni mi guardavo attorno, guardavo la mia vita qui e la confrontavo con i primi tempi quando, appena arrivata, mi sentivo un’estranea a tutto e tutto era nuovo, una moltitudine di cose da vedere e scoprire.
E mi sono resa conto che in fondo, ovviamente, non sono più del tutto estranea qui, ho piantato radici e radicelle che piano piano hanno attecchito, si sono scavate un loro spazio.
Mi sono resa conto del fatto che, nel momento in cui dovessi chiudere i conti, questa non è più solo una parentesi ma un pezzo importante della mia vita.
Quando sono arrivata le mie prospettive erano di pochi mesi, un anno se andava bene, adesso si e no intravvedo la fine, tutto è diventato talmente ordinario, quotidiano, che sembra che non debba esserci una fine.
Ci sarà, naturalmente, presto o tardi quella fine arriverà, sia che me ne vada in pensione e torni in Italia, sia che faccia un botto da un momento all’altro e saluti tutti, in qualche modo è destinato a finire questo ormai lungo pezzo della mia vita.
Se devo essere del tutto sincera io preferirei la prima opzione, anche se non è qualcosa che si sceglie, e in questi giorni faccio una lista mentale di cosa c’è di mio in questa casa e di cosa mi porterò via.
E sghignazzo fra me e me pensando a quanto tornerà vuota e anonima questa casa dopo che me ne sarò andata.
Dalla tovaglia sul tavolo in soggiorno ai cuscini e al copridivano, dalla tostiera e il forno elettrico allo sbattitore e al mobiletto in fianco al frigo, mille altre piccole cose che brilleranno per la loro assenza, con buona pace di chi resterà.
Sì, posso dire che qualche piccolo segno della mia presenza c’è in questa casa e questo piccolo e banale segno aiuta a capire cosa c’è stato dentro a questi 9 anni.

Ma la vera differenza è in me stessa, in come sono cambiata in questo tempo.
Ho imparato a voler bene alle persone ed a vederle andare via e lasciare un vuoto dentro di me.
E così ho imparato a chiudere il mio cuore e a non affezionarmi più a nessuno, meglio una vita vuota che piena di rimpianti e abbandono.
Ho imparato anche la mia indipendenza e l’orgoglio di fare quello che voglio della mia vita senza chiedere niente a nessuno, di scegliere per me stessa senza dover ringraziare, di decidere se restare o partire, se vedere il mondo intorno a me o guardare le quattro mura della mia stanza, ho imparato che la cosa peggiore è dover dipendere da qualcun altro per le tue scelte.
Ma ho imparato anche la nostalgia, la brama di rivedere le persone che amo, la voglia di tornare al mio mondo, quello dove sono nata.
E la sofferenza di quanto questo ti possa mancare, chi non ha provato non sa e non può sapere cosa significa.

Vedere tuo nipote che aveva 5 anni quando sei partita e adesso è un adolescente di 14 anni che fa i suoi primi passi nella vita…
e io non ci sono e non c’ero.
Vedere tuo figlio che fa le sue scelte e combatte e cresce, perchè non si smette mai di crescere, e diventa un uomo coi suoi valori e la sua forza…
e io non ci sono e non c’ero.
Vedere mia sorella e mio cognato invecchiare, passare dalla vita piena del lavoro alla pensione col tempo da riempire, cristallizzarsi nel loro mondo, avere i loro problemi di salute e le loro magagne…
e io non ci sono e non c’ero.
Questo è il conto che si deve pagare.
Nove anni sono tanti, sono pieni di cose, di gioia di vivere e orgoglio ma anche di rimpianti.
Sono stati un traguardo, è vero, e ancora cresceranno, tanto o poco si vedrà, e non voglio che questo traguardo passi inosservato, per quello oggi scrivo qui e faccio questo bilancio che rileggerò in futuro e vedrò col senno di poi.
10 gennaio 2016… Buon anniversario Lisbona.