Parole, tante parole, che girano e sbattono come palline da tennis e non mi fanno dormire.
Il rumore della pioggia che ho sempre amato è diventato un suono quasi alieno in questa città dove non pioveva da mesi, da maggio se non mi ricordo male.
Da quando sono tornata dall’Italia non avevo più visto la pioggia..
Ieri sera all’uscita dal lavoro si sentiva l’odore nell’aria e nel vento, si sentiva sulla pelle.
Tornando a casa durante la solita passeggiata ogni tanto respiravo a fondo e sentivo che stava arrivando..
E le prime gocce quando sono andata a letto sono state come qualcosa che aspetti da tanto tempo e ti manca quasi senza che te ne accorgi ma ti manca..
e quando arriva beh… dici a te stessa finalmente, ecco cos’era…
Peccato solo dover tenere le finestre socchiuse per evitare che tutti i gatti della zona vengano a ripararsi qui dentro, la paranoia dei miei coinquilini mi ha contagiato, quel tanto che basta per non avere la rottura di coglioni delle occhiate storte, quelle che dicono anche senza dire “è colpa tua se i gatti entrano…”
E detto fra noi io li farei entrare ma.. non si può..
Le parole hanno reso le 3 ore di sonno che sono riuscita a fare un’accozzaglia di immagini e film mentali, i pensieri dei prossimi giorni, il viaggio, la macchina, come e quando andare dove e fare cosa, come farci stare dentro tutto.
Mercoledì già sarà pieno, andare al Colombo per un regalo per Leone e magari anche qualcosa per gli altri bimbi, Vitty, Asia, Matilde, Claudia e Diego, Arya, ho paura di dimenticarmi qualcuno che non dovrei proprio dimenticarmi…
E poi magari un paio di scarpe, che ossessione le scarpe quest’anno, quelle prese all’inizio dell’estate, quelle che mi hanno portato in giro per Madrid, sono distrutte, sporche e ormai scollate sui bordi, non oso metterle in lavatrice per paura di trovarle a pezzi..
E le ciabattine della Leo, quelle rosa con scritto “Luisa” hanno preso la via della rumenta dopo il bagno col caffè di 2 sere fa 🙁
Ma non so, devo andare in Prato col la Leo sabato, dovrei prenderle lì e forse mi costerebbero anche meno..
Parole..
Le parole da dire ad Adriana e Franco quando mi faranno ferrea opposizione all’idea di tornare in macchina..
Quelle saranno difficili da dire e ancora più difficili da capire, per loro.
Loro che hanno vissuto una vita di “attento a questo, quello non si può..” e anche adesso che potrebbero finalmente prendere fiato la cosa più importante è “metti via, pensa a quando non lavorerai più, non spendere, metti da parte per il domani..”
non riescono, non possono capire che vivere non è sopravvivere fino a quando il corpo si prenderà la rivincita e ti fermerà, in un modo o nell’altro…
Mi chiedo a cosa serva stare attenta a tutto, non fare niente oltre a mangiare, dormire e lavorare, a cosa mi porta?
L’ho già detto, l’ho già scritto qui, non faccio altro da quando sono qui.
Mi aiuta anche la mia pigrizia innata, questo è vero, mi aiuta il fatto che non mi piace stare fra la folla e il casino, mi aiuta anche essere molto più vecchia dei miei colleghi e loro capiscono e accettano e gli sembra normale che io non mi aggreghi a loro quando fanno serate fuori, cene, locali, feste, ricchi premi e cotillon…
A me va bene così, se anche non avessi il pensiero di spendere meno possibile forse farei lo stesso quello che faccio, o meglio quello che non faccio..
Ma non lo faccio per uno scopo preciso, per un ignoto domani in cui non avrò uno stipendio con cui mantenermi..
So che, per quanto io possa mettere via, una volta tornata in Italia non sarò autonoma, non basterà..
E allora a cosa serve?
Le parole che dovrò dire, se ci riuscirò, saranno per la mia vita nei prossimi mesi, o chi lo sa, anni qui.
saranno per la mia vita finchè avrò fiato e forza per lavorare ed essere autonoma…
e dopo chissenefrega, vaffanculo anche alla vita !
Dovrò dire..
se non ci foste stati voi non so dove sarei adesso, mi avete aiutato e sostenuto per molto tempo, anche quando non eravate d’accordo con le mie scelte..
adesso lavoro, vivo per conto mio, non vi chiedo niente..
riesco a stare bene, a mettere via sempre qualcosa, a levarmi qualche voglia, sono riuscita a tornare a casa 2 volte in 8 mesi con le mie forze, a pagare qualche piccolo debito, a crearmi un posto dove stare e dove essere apprezzata per quello che valgo..
la mia vita è tranquilla, ho quello che mi serve e anche di più, voglio solo renderla più normale, voglio darmi qualche possibilità in più..
voglio poter fare la spesa senza pensare a come fare a portarla a casa, voglio pensare di andare al lavoro quando piove senza arrivare fradicia, voglio poter dire che posso uscire da questa città e conoscere quello che sta intorno a me, voglio andare a vedere il mare senza fare 2 ore di treno e 3 km a piedi per arrivarci, voglio, per assurdo, venirvi a prendere all’aeroporto quando arriverete…
Questo è buttare al vento quello che faccio da 8 mesi ?
Come ho già detto, voglio vivere un po’, non solo sopravvivere..
Ho quasi 60 anni e niente in mano, oltre la mia testa che ancora pensa, quei pochi soldi in tasca, le persone che mi vogliono bene qui e quelle che ho lasciato indietro e che continuano benissimo la loro vita anche senza di me…
quello che sarà dopo non lo so e devo essere sincera?
mi importa poco o niente
potrebbe finire in un secondo e allora a cosa sarebbe servito tutto ?
Un paio di giorni fa, incrocio Avenida 5 de Outubro con Avenida das Forças Armadas, mezzogiorno e mezzo, attraversando la strada, col verde, è stato un istante, un attimo in cui si sono condensate le cose..
nello stesso istante ho sentito il grido di una donna un paio di metri dietro di me, a piedi, lunga tunica nera e fazzoletto stile arabo, che spingeva un passeggino, il rumore del mio piede che toccava l’asfalto, il rombo di un motore a pieni giri e una macchina che passava col rosso e mi sfiorava di pochi centimetri.
In quell’istante tutto si e’ fermato, come cristallizzato, il tempo stesso ha smesso di scorrere.
La donna dietro di me, la gente ferma nelle macchine al semaforo che mi guardava, il mio passo successivo, tutto è rimasto lì sospeso per quell’istante che è durato ore..
poi tutto ha ripreso a scorrere, mi sono girata e ho sorriso alla donna soffiando fuori l’aria dai polmoni come se fossi stata in apnea per un tempo infinito, ed ho continuato ad attraversare la strada fino al lato opposto.
non mi sono permessa di fermarmi, ho proseguito come niente fosse ma pensavo a cosa sarebbe potuto essere un esito diverso, pensavo al dolore o forse alla fine di ogni dolore, pensavo ad un’ambulanza che mi portava in un ospedale in cui non sarei riuscita a spiegare, a farmi capire, pensavo se fossi morta ai problemi che avrei creato ai miei, a mio figlio, a mia sorella, ai ragazzi che vivono con me..
pensavo soprattutto a quanto poco serve a cambiare tutto..
un attimo che vale una vita intera.
quanti attimi così mi aspettano?
fino all’ultimo, quello decisivo…
e per cosa vale la pena vivere se basta così poco ?
Parole, dette, sognate, immaginate e ora scritte..
è quasi l’alba, sono le 6,30 ma fuori è praticamente ancora buio, passano i primi aerei, fra poco inizierà a schiarire il cielo e inizierà una nuova giornata, l’ultima prima delle mie ferie..
ha smesso di piovere..
buona giornata Luisa, attimo per attimo…