Non è un granché

No, in effetti non è una gran bella esperienza.

La cosa in sè non è bella, le sue implicazioni ancora meno.

Di cosa sto parlando.. arrivo e spiego.

Ieri stavo lavorando, un po’ presa da tutte le parti dato che il mio pc è l’unico da cui si possono vedere le foto e si può utilizzare il programma di Zendesk che facciamo in 4 o 5 di noi.

Non mi dava fastidio, anzi, essere interrotta ogni 2 minuti dai colleghi che chiedevano questo o quello, non mi da fastidio per niente, questo voglio che sia chiaro.

Ma a quanto pare anche quello ha aiutato.

Io lo so, devo fare il mio lavoro con calma, concentrata su quello che faccio, con meno distrazioni possibile, se voglio arrivare ad essere all’altezza di chi lavora con me, non per voler essere chissà che ma per poter pensare di mantenere questo straccio di lavoro che ho.

Non credo di chiedere troppo a me stessa, solo che mi ci vuole un po’ di più sforzo per riuscirci rispetto a chi ha metà dei miei anni.

Come in tutto, d’altronde, è così e lo so bene.

Ieri già non ero al massimo, il caldo afoso dei 30 e rotti che c’era la mattina, il risveglio già rincoglionita, avevo sonno quando sono arrivata al lavoro, o quello che pareva sonno almeno…

Dopo 2 ore di lavoro ero già rintronata come una campana ma non è la prima volta e non sarà l’ultima, il lavoro che faccio è così, di devi concentrare, pensare a tutte le possibilità, seguire tutte le procedure ecc, ecc.

Ieri era una distrazione continua, come altre volte, troppa gente che girava, ma non era solo quello, a quello si aggiungeva anche l’incertezza di nuove cose che erano cambiate nei due giorni che ero stata di riposo, lì è così, cambiano le carte in tavola senza dirtelo e se non te lo dice nessuno tu semplicemente sbagli senza neanche accorgertene.

L’avvisaglia del mio solito mal di testa è arrivata in sordina, i primi flash davanti agli occhi, le parole sullo schermo che diventavano prima sfuocate e poi illeggibili, le luci troppo forti.

Ho preso subito una delle solite pastiglie con cui metto un blocco al mal di testa che arriva e ho continuato.

Il mal di testa non è arrivato, se non con una specie di intorpidimento, il resto si.

Vedere a metà con la luce che sparava negli occhi, ma solo metà, come sempre, prima a sinistra, poi a destra..

E ad un certo punto mi sono resa conto che non riuscivo a capire quello che leggevo.

Una frase in inglese che di solito leggo e traduco automaticamente nella mia testa non aveva nessun significato, nessuna singola parola lo aveva.

Ho provato a prendere una parola alla volta, a mettere in ordine le lettere per dare alla parola una forma definita, per poterla leggere e darle un significato.. niente.

E ad un certo punto niente aveva più nessun significato.

Avrei voluto chiedere aiuto ma non sapevo come fare, mi veniva solo da piangere.

Dovevo mandare un messaggio a Valentina per una cosa che nessuno sapeva come fare e sono uscita.

Sforzandomi e concentrandomi per trovare le parole, una alla volta, e poi scriverle sul telefono, mi sono trovata sulle scale col telefono in mano che non sapevo più andare avanti, c’era una parola (escalate) che proprio non riuscivo a trovare.

E allora ho chiamato qualcuno, vedevo Teresa dal vetro della porta e ho fatto in modo di attirare la sua attenzione ma non mi ricordavo come si chiamava…

E poi c’era Giulia, povera aveva perso le chiavi del locker e non poteva andare a casa anche se aveva finito la sua giornata ed era lì che girava non sapendo come fare.. anche lei mi è venuta vicino e non sapevo chi era.

Io non riuscivo a spiegarmi, non capivo e non sapevo dirlo, tutto era talmente estraneo e sconosciuto pur essendo quello che vedo da 2 anni tutti i giorni.

Loro due hanno capito che c’era qualcosa che non andava e hanno chiamato un supervisor che ha chiamato il medico.

Con Giulia mi hanno portato giù in una saletta e il medico mi ha misurato la pressione e preso una goccia di sangue, poi mi ha fatto stendere per terra e messo la mascherina dell’ossigeno.

E hanno chiamato l’ambulanza.

Non hanno voluto che mi alzassi o camminassi, mi hanno messo su una barella e portato all’ospedale.

In ospedale piano piano sono tornata alla normalità, finché aspettavo che mi chiamassero, sono arrivate Roberta e Valentina che mi hanno fatto da angeli custodi tutto il tempo.

Quando alla fine mi hanno chiamato sono scesa da sola dalla barella e mi ha visto il medico (big mama che non parlava una parola di inglese), poi dall’oftalmologo, gocce negli occhi e visita…

Alla fine cosa vuoi che dicessero.. che il problema alla vista è causato dalla cefalea (e lo sapevo), che dovrei andare da un neurologo (e lo sapevo).

Se io adesso andassi dal neurologo mi farebbe una risonanza dove starebbe scritto che soffro di cefalea con aura e che me la devo tenere.

Punto.

Tornando al titolo no, non è un granché come esperienza, anzi, se devo essere sincera non la auguro a nessuno, ma lo so, so che può succedere e so che succederà ancora, forse non così forte ma succederà.

E me la terrò, come viene e com’è.

Solo… beh ho tanti tanti angeli intorno e devo ringraziare tutti loro di essermi così vicini, di amarmi così tanto.

Non so se lo merito oppure no ma loro ci sono, niente vale di più di loro.

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