Makko… Marcolino sei sempre nel mio cuore

Non avrei mai e poi mai pensato che un giorno ti avrei scritto in questo modo.

Come succede quando si vive lontani, senza frequenti contatti, si tende a pensare che tutto continui sempre uguale, che le vite proseguano per la loro strada, coi loro alti e bassi, problemi di lavoro, il dentista, una cena al ristorante, la bolletta da pagare.

Le cose di tutti i giorni, quelle che abbiamo tutti, quelle stesse cose che non  fanno notizia, di cui si parla solo quando capita di sentirsi.

E ultimamente io e te non ci sentivamo più come una volta, anzi, negli ultimi mesi ti mandavo un sms ogni tanto e spesso neanche rispondevi ma non ci facevo caso, sapevo che c’eri e per me ci saresti sempre stato.

Capitava di parlare di te con Marco o anche Paola, dicevamo che ti eri allontanato, chissà che fine ha fatto, e ci dispiaceva e ci dicevamo di darti una scrollata, di ricordarti che avevi amici che non si dimenticavano di te, che anche nella lontananza ci tenevano a te.

Non l’abbiamo mai fatto.

Come spesso succede, ognuno di noi, preso dalla vita e dalle sue cose, ha sicuramente pensato che c’era sempre tempo per farlo.

Adesso il tempo non c’è più.

Sono stanca, Makko, di pensare che “tanto c’è sempre tempo” e trovarmi sul ciglio del baratro e scoprire che il tempo è finito, che non ci saranno più altre occasioni.

In questi due giorni ho ripensato a mille cose che avrei voluto dirti, che avrei dovuto fare con te.

Mangiare sushi e farti gli gnocchi, mettere su casa insieme e dividere la connessione, venirti a trovare all’Elba e andare insieme in quella spiaggia isolata a cui si arriva da una stradina sperduta col rischio di trovarsi i cinghiali che ti inseguivano.

New York, che tu amavi tanto, mi avevi detto che ti volevi trasferire lì e che allora potevo venire a trovarti, ti ricordi?
Parlavamo dell’attico su Central Park.

Makko, Makko.. cosa hai fatto?

Mi dici io adesso come faccio a darti indietro i soldini che mi hai prestato?

Li avevo messi da parte, sai? non tutti ma un po’.

Poi non mi rispondevi mai e il tempo è passato.

E sono sicura che se alla fine ne avessimo parlato mi avresti detto: “amoraaaaaaaaaaaaaaaaaaa non esiste, non li voglio, anzi, sei sicura che non ti serve altro? dammi il numero della PostePay che te ne mando ancora.”.

Makko… come faccio io adesso senza di te?

Dove trovo un amico con un cuore grande come il tuo?

Stamattina mi sono messa a piangere guardando la mucchetta, te la ricordi?

La chiavetta USB che ti avevo preso, solo che poi l’avevo usata io e ti ho preso qualcos’altro, una delle ultime volte che ci siamo visti e ti era piaciuta tanto quella mucchetta e adesso mi chiedo perché non te l’ho data lo stesso, quella volta.

Mi chiedo tanti perché e non trovo risposte, Makko.

E so che non le troverò più, ormai.

Lo sai che sei il primo amico che ho avuto in chat?

Non il primo che ho conosciuto ma certamente il primo che ho chiamato amico.

Il primo che mi ha fatto capire che nella rete tutte le differenze spariscono, che non esiste più età, regione, cultura, abitudini, niente fa più la differenza fra le persone.

Che esiste l’amicizia che va oltre a tutte queste cose, l’amicizia che unisce persone con l’anima simile.

Come eravamo io e te.

Cavolo Makko, ti ho conosciuto alla fine del 2003, eri un ragazzetto spaurito, all’ultimo anno delle superiori, girellavi per chat col nick Techno e io manco sapevo che techno era un tipo di musica, me l’hai insegnato tu.

Sei stato uno dei primi a entrare in Lunanuova, la sera stessa che l’abbiamo aperta, gennaio 2004.

Ma sai soprattutto, da allora, in questi 10 anni, tu non te ne sei mai andato, eri una costante, un punto d’appoggio e di riferimento, c’eri SEMPRE.

Per me e per tutti… tu C’ERI !

Guardo le foto di New York che mi hai passato, e quelle a Roma con la neve, e i filmatini col gatto, le foto dell’Elba.

E penso al caffè in Via Nazionale la prima volta che ci siamo incontrati, 7 euro per 2 caffè (8 anni fa).

Dicevi sempre che eri in debito con me per quel caffè.

E quando siamo andati insieme sul Gianicolo a dare crackers ai piccioni, e da Coin e ti eri perso nel reparto profumeria e non volevi più uscire.

Ho un sacco di cose di te Makko, un sacco di ricordi con te.

Quando ero con te mi sentivo a casa.

Adesso…  te ne sei andato.

Adesso il vuoto.

Non so cosa pagherei perché tu potessi leggere qui, lo so, sono cazzate, la vita è ben altro.

Ma forse, chi lo sa, forse se tu avessi saputo quanto eri importante, se tu avessi saputo che non eri solo.

Forse saresti ancora con me e con tutti quelli che ti vogliono bene, e sono tanti, Makko, ma tanti tanti.

Forse ci sarebbe ancora tempo.

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