Li chiamo “attacchi”

Mi lasciano spiazzata, intontita, debole.

E mi fanno incazzare perchè non li posso controllare né impedire né bloccare.

Io li chiamo “attacchi” anche se so che non è la parola giusta, arrivano e poi, con calma, tempo e sonno, se ne vanno.

Ultimamente, come dice Roberta, arrivano troppo spesso per i miei gusti, magari è un periodo, chi lo sa, ci sono stati periodi così, ma ero molto più stanca, demotivata, abbattuta.

O era molto caldo, l’anno scorso a luglio, per cui risentivo degli sbalzi di temperatura dai 20° del floor ai 35° all’esterno.

Ma adesso ?

Io sto bene, sono relativamente tranquilla, al lavoro mi trovo bene, vado serena, con voglia perfino.

Faccio quello che so fare e mi viene dimostrata approvazione, anche di più di quella che meriterei.

E allora? cos’è sta cosa ?

Mi dico che magari i miei quasi 61 anni c’entrano qualcosa, che questo mio corpo da qualche parte inizia a cedere, ma se potessi scegliere non sarebbe questo il modo che preferirei.

Ma chi può scegliere, in fondo ?

Arrivano piano, subdolamente, se sto leggendo mi rendo conto che inizio a leggere al contrario, una frase dal fondo andando indietro, poi una parola nello stesso modo.

E ovviamente non capisco quello che leggo, e mi concentro su quella parola e cerco di vedere le lettere una alla volta, da sinistra a destra, come va fatto.

E dopo un bel po’ di impegno finalmente capisco il senso ma.. c’è la parola successiva e tutto ricomincia.

E inizio a non vedere più le lettere ma solo le forme, e non le riconosco più.

E a quel punto arriva il primo avviso del mal di testa, sarà lo sforzo della concentrazione per leggere, sarà che arriverebbe in ogni caso, una specie di intorpidimento che suona come un campanello d’allarme.

E iniziano anche i flash davanti agli occhi, macchie di luce che si sovrappongono a metà di quello che vedo, lampeggiano, si muovono come un caleidoscopio impazzito.

E poi inizia la paura, il pianto, la confusione.

Cercando in rete indovina un po’ cosa ho trovato:

Aura visiva, il preludio ad un’emicrania di cui non si conoscono le cause e non si hanno terapie

Quelle volte che sono andata da un medico, o all’ospedale, chiunque ha preso in considerazione solo quelle e alla fine la sola cosa che hanno cercato è stata negli occhi.

Esame oculistico, atropina, tutto per dire che gli occhi non hanno nessun problema, che il “problema” non è lì.

Ma dai ? e mica lo sapevo.

Naturalmente quando è successo nel tempo che ci è voluto per fare la visita oculistica tutto il resto è finito e non c’era più niente da cercare.

Loro se la sono cavata così, il paziente sta bene, buon ritorno a casa.

E l’etichetta sulla scheda dice sempre: “Diagnosi: cefalea con aura. Prognosi: quando viene te la tieni e aspetti che passi.”

Ogni volta che viene mi dicono tutti: và in ospedale, fatti vedere da un medico, ma io lo so già come andrebbe a finire, la risposta sarebbe sempre quella: “Diagnosi: cefalea con aura. Prognosi: quando viene te la tieni e aspetti che passi.”

E allora che ci vado a fare ?

Certo che comunque ogni volta è peggio, all’inizio era solo il mal di testa ma dato che ormai lo sento arrivare lo tampono subito con un antinfiammatorio.

Poi le luci e la difficoltà a vedere, adesso anche il problema nella focalizzazione e nella visione al contrario delle parole.

E ho sempre più il panico all’idea che ogni mattina quando mi sveglio invece del normale rincoglionimento da sonno sia quell’altro, molto meno facile da scacciare.

Ecco, volevo scrivere queste cose che provo, prima di non riuscire più a definirle razionalmente o saperle descrivere.

Paranoia ? beh un pochina si.

afasia
sostantivo femminile
  1. 1.
    Incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura ( a. motoria ) o di comprendere il significato delle parole dette o scritte da altri ( a. sensoria ), dovuta ad alterazione dei centri e delle vie nervose superiori.
  2. 2.
    Per gli scettici antichi, la sospensione di ogni giudizio sulla natura delle cose, derivata dalla inconoscibilità della realtà.
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