Attimi, momenti, minuti…

Attimi, momenti, minuti…

Vite che si intrecciano alla tua per un po’, poco o tanto che sia, lasciano qualcosa che resta nascosto nella memoria e a volte sbuca fuori, quando meno te lo aspetti, come una cosa ritrovata sul fondo di una valigia.

Passo il tempo aspettando l’ora di cominciare la giornata vera, in una specie di minuscolo giardino, panche di cemento, poca erba calpestata, una decina di alberi, qualche cespuglio e una siepe.

E un vecchio muro di mattoni che separa da un piccolo campo sportivo.

Colonne, un portico e una piazzetta fra palazzine di uffici e negozi ancora chiusi, marmo bianco e rosa .

Sul muro e sulle vetrine di un negozio vuoto graffiti fatti con bombolette spray o grossi pennarelli.

Frasi e parole spesso incomprensibili, forse solo chi le ha scritte sa cosa voleva dire.

Disegni con ben poca arte, bozze mai finite.

E il ricordo che si affaccia è quello di un ragazzo che era mio collega in uno dei lavori a Milano, diceva di essere uno dei più bravi writers della città, che i suoi graffiti si potevano vedere un po’ dappertutto, tram, carrozze dei treni, pareti delle fermate della metro, muri, dovunque.

Mi aveva fatto un disegno con tanto di firma, come un suo logo, su un foglio del briefing del lavoro, dovrei averlo ancora da qualche parte.

Non mi ricordo neanche come si chiamava quel ragazzo, credo che non lo incontrerò mai più, ma ricordo quei suoi disegni.

Ognuno di noi ha un suo piccolo modo di lasciare il segno del suo passaggio.

 

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