Armando, pensiero estemporaneo

Armando, mi è capitato di pensare a te oggi, mentre invano cercavo di dormire un po’.

Sai come succede, un pensiero tira l’altro.

Le vecchie foto sono in parte ancora da sistemare, rinominare e datare, e per ora le ho divise in cartelle con dei nomi di riferimento.

Una è Pordenone, con le foto fatte in varie occasioni quando venivamo a casa tua e nel periodo in cui sono stata lì da voi, quando mio papà era ammalato e poi se n’è andato.. 1966

Io e te avevamo la stessa età, meno di un mese di differenza, 9 anni, e nei miei ricordi sono rimasti i giochi che facevamo, coi soldatini e le pistole e i lego, sul tappeto della tua camera.

E come succede parlando di ricordi ho fatto due conti: te ne sei andato in quel giorno di febbraio del 1980, sono passati 35 anni, ne avevamo 23 ma tu non sei mai andato oltre a quell’età.

35 anni sono tanti Armando.

In 35 anni si nasce, si cresce, si diventa ragazzi, adolescenti, adulti.

Si studia e poi si lavora, si ama e si mette su famiglia, si fanno figli.

Da quando te ne sei andato, dai nostri 23 anni, io ho conosciuto l’uomo che poi ho sposato, è nato mio figlio, ho combattuto con la vita, ho lasciato mio marito e la mia città, ho vissuto da sola in un posto nuovo che ho chiamato casa, ho visto nascere mio nipote, sono tornata nel posto dove sono nata, ho visto mia madre morire e la mia vita cadere in pezzi.

Questi 35 anni per me, nel bene e nel male, sono stati pieni, ricchi, hanno avuto un significato per molte persone.

Tu invece non hai avuto questa possibilità, tu ti sei fermato ai tuoi 23 anni, per sempre, e sei ormai così lontano.

Mi chiedo cosa avresti fatto, come sarebbe stata la tua vita, come saresti tu se ci fossi ancora, anche tu sulla soglia dei 60 anni a fare bilanci e tirare le somme.

Avresti tua mamma col suo tumore vinto a caro prezzo, che arranca piena di dolori, avresti tuo padre più che 90enne col suo carcinoma che lentamente lo sta consumando.

Avresti la tua sorellina e tuo nipote ragazzino di 15 anni che farebbe riferimento a te per imparare la sua vita e sicuramente per imparare a fare lo sgambetto alla vita ridendo come un pazzo col suo folle zio.

Probabilmente avresti figli tuoi, matti come te, meravigliosi com’eri tu.

Armando, quante cose hai perso, quanto abbiamo perso noi tutti da quando te ne sei andato.

Vale quello che vale questo sproloquio, forse saresti stato uno stronzo, ma io voglio pensare di no, eri troppo bello nell’anima.

Vorrei dirti, cuginetto.. non importa quanto tempo è passato, non importa se non penso a te spesso, mi resta sentire che sempre, comunque, ti voglio bene

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