Perché ho queste cose in testa?

Perché… perché

Perché domani sarà un giorno diverso, “un giorno incerto di nuvole e sole”, sarà un giorno di attesa e pensieri, e sarà un giorno di ricordi.

Un giorno che io cercherò di far sembrare uguale a tutti gli altri, perché ho bisogno di stabilità e continuità, ma senza davvero riuscirci.

Non so perché domani, in fondo il giorno “speciale” sarà quello dopo, ma è la vigilia il momento più atteso, l’aspettativa è quella che dà più emozioni.

Domani, 29 Maggio…

I ricordi si affollano, in questa testa che scoppia, e crescono e si ammucchiano per tornare alla luce, per un attimo o per il resto delle ore di questa giornata che porterà a domani.

Makko, il mio tesoro, domani saranno 9 anni che sei volato da quel cornicione, 9 anni da quando mi hai lasciato un po’ più sola e ti sei portato via un pezzo del mio cuore.

Mamma, quel giorno di dieci anni fa hai avuto il primo infarto, quello che ha dato il via al travaglio che poi ti ha portato via, quel giorno ha aperto il vaso di Pandora della tua vita senza lasciare poi neanche più la speranza.

Solo l’angoscia.

E sono questi i ricordi che si affollano e spingono, in questi giorni, forse per allontanare le altre sensazioni, forse inconsciamente li “uso” per non pensare al dopo.

Cosa sarà mai questo “dopo”, in fondo è solo una piccola banale operazione, di quelle che vengono fatte tutti i giorni a migliaia di persone, ma che ci vuoi fare, io mica ci sono abituata a farmi bucherellare qui e là.

Ci sono persone che hanno mali e malanni per tutta la vita, da tutte le parti, non so se loro ci si sono abituate a farsi mettere le mani e i ferri addosso, io no.

Ieri sera ripensavo mentalmente a quante operazioni ho avuto nella mia vita.

L’ultima quasi 37 anni fa, il cesareo il 4 luglio 1986, ma quella volta è nato mio figlio e c’era ben altro di “contorno” a rendere la cosa in sé quasi irrilevante.

Quella prima?

12 luglio 1980, dopo l’incidente, per riaggiustare la mia clavicola.

Prima ancora?
Chi si ricorda le date, neanche solo gli anni, l’appendicite, le tonsille, ero una bimba o poco più.

Sono preoccupata?

Si!

No!

Insomma, non lo so!

E devo pensare ad altro, devo sdrammatizzare, soprattutto devo evitare di pensare che sono da sola e mi sento sola, che vorrei mio figlio fuori da quella porta, che vorrei mia sorella o la Leo, Eli o Roberta o Valentina, e menomale che ci sarà Franci con me, non so cosa farei se non ci fosse lei.

E a volte mi dico che sono una cretina, ho allontanato tutti il più possibile dalla mia vita, ho chiuso tutte le porte pensando di essere abbastanza forte, di poter fare tutto da sola.

Invece in questi momenti…

Guarda lì, basta questa cazzata per far venire a galla la mia presunta “forza” e per far vedere cosa realmente vale, uno zero.

Cosa farò quando sarà davvero qualcosa di serio?

Ma io sono forte, I am strong!
(Che presa per il culo)

A questo piangermi addosso voglio aggiungere due cose.

La prima, un paio di giorni fa, al lavoro, il nuovo supervisor, Marco (la costanza dei nomi nella mia vita, un caso ovviamente, ma…) si è seduto vicino a me, non c’era un granché da fare né per me né per lui, era sera, un tranquillo venerdì sera.

E pur non avendo confidenza, pur conoscendomi ben poco visto che è con noi da neanche un mese, mi ha chiesto come stavo, se andava tutto bene.

Gli ho detto, ovviamente, sì, a parte che ero un po’ in ansia per l’operazione agli occhi e che pensavo a tutto il tempo che dovrò restare a casa dal lavoro, al fatto che quando tornerò non mi ricorderò più niente e dovrò ricominciare da capo.

E lui mi ha detto: ma non ci pensare per niente, you are strong, fai quello che devi fare e quando torni ripartirai, come sempre, e noi saremo qui ad aiutarti per qualunque cosa, quello che conta è che tu stia bene, because you are strong and will do it without problems, what it matters now is your health and that you feel good, anything else is secondary.

And you can do it!

Mi sono stupita, davvero mi conosce molto poco, ma è questo quello che vedono le persone di me?

Sembro davvero così?

La seconda cosa, del tutto diversa, per alleggerire i toni, è una nota che ho scritto mentre tornavo a casa l’altro giorno dopo la visita preoperatoria dall’anestesista.

Ero in autobus, il 735, che ho preso per fare un giro tornando a casa, non la strada più veloce ma, come mi è sempre piaciuto, “il viaggio per il viaggio, non per la destinazione”.

E nel mio piccolo, visto che di viaggi ormai ne faccio ben pochi, preferisco il lungo tragitto dell’autobus fra le stradine strette e abbarbicate del centro di Lisbona, alla fredda e buia Metro, ben più veloce ma ben più anonima.

E, come già ho avuto modo di raccontare, gli autobus sono pieni di gente e cose strane, quasi ogni volta c’è qualcosa.

Stavolta… seguono i miei appunti.

735 24/5/23

La ragazza grassa, ma proprio grassa, con la bimba sui 4/5 anni che si è seduta dietro di me e ha parlato ad alta voce per tutto il tempo, prima al telefono, poi con la bimba che urlava perché non si erano sedute dove voleva lei, poi le due cose contemporaneamente.

Poi è salito un tizio che è rimasto a metà autobus e lei parlava anche con lui, ovviamente urlando nel mio orecchio visto che lui restava a 3 o 4 metri di distanza, nell’autobus strapieno, e pure la bambina diceva la sua (ho capito dopo che il tizio era il padre).

La bimba gridava “pai, pai, quero a PiSa, a PiSa” e la madre: si si, la vuoi coi peperoni?

Lui era piccolo e magro, lineamenti marcati, scuro di carnagione ma non mediorientale, molto portoghese, senza un incisivo superiore, barba incolta, fisicamente era metà di lei.
Forse lei lo aveva menato.

E poi tutte e due si sono messe a sgranocchiare e tutto è continuato ma con la bocca piena (e ruttino)
Scendono tutti e tre poco prima di Alameda, con buona pace delle mie orecchie.

Quando sarò in pensione magari passerò il tempo a girare negli autobus, mi piacerebbe raccogliere un po’ di queste storie.

La gente è proprio fuori!

Ahh ultima cosa: mi sono comprata gli occhiali da sole 🙂
Quanti anni erano, dai Lozza che avevamo preso con Fran, ormai sono 25 anni che porto lenti da vista e fra poco, chissà, smetterò di portarle 😀

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