Oggi era una di quelle giornate in cui i pensieri erano liberi di correre dove volevano.
Sabato, la spesa già fatta, sarei potuta uscire ma non ne ho nessuna voglia, mi sono talmente abituata a stare in casa che anche se potrei andare a fare un giro o una passeggiata preferisco godermi il mio tempo nel mio piccolo mondo.
Strano, vero?
Sembrava così una costrizione quella di dover stare in casa o uscire solo se indispensabile che avrei detto che una volta libera di scegliere avrei passato più tempo possibile fuori da queste quattro mura.
Invece no, mi da parecchio fastidio l’idea di incontrare gente, di dover mettere quella mascherina entrando in un qualsiasi posto chiuso, che sia un autobus o un supermercato.
Ebbene si, mi sono dovuta arrendere e mi sono comprata le mascherine.
Ho resistito fino ad un paio di giorni fa, ed ho resistito parecchio, speravo di arrivare alla fine di questa caxx di emergenza senza dover mettere quella maledetta cosa.
Sarà che invecchiando si diventa teste dure, sorrido pensando a chissà quanti vecchietti hanno cercato di ribellarsi come me alla quarantena, mi immagino scene di nonnetti caparbi che dicono “macchè, io esco lo stesso e la mascherina non la metto!!”
Ma accidenti al fatto che fumo, e che ho finito la scorta di tabacco, per cui se volevo andare dal tabaccaio non avevo scelta.
Ma sono stanca di scrivere di questo, sono stanca di permettere al Covid-19 di condizionare la mia vita, voglio normalità, essere e fare quello che sento di essere e fare.
Oggi ero a casa da sola, tutte e due le coinquiline uscite, non dovevo lavorare per cui avevo l’imbarazzo della scelta, giocare, leggere, vedere un telefilm, venire qui a scrivere, insomma tutte quelle piccole cose che faccio quando non lavoro.
E pensare e ripensare, come dicevo lasciare la mente libera di correre per qualunque strada volesse.
E dove vuoi che corra la mente, quando hai più passato che futuro è quasi inevitabile ripassare per strade già fatte.
Pensavo a 10 anni fa, alla mia casa a Vigevano che avevo trovato per caso, cercavo un monolocale per spendere meno e il tizio dell’agenzia mi ha detto: non è che ti interesserebbe un bilocale?
Casa mia, la mia prima casa da sola, uno dei traguardi che mi ero prefissata andando a lavorare a Milano.
Marzo 2010.
Tornando indietro in questo blog ce ne sono di cose che ho scritto in quel periodo, della casa, del lavoro, di come stavo, dei miei sogni e degli obbiettivi che mi ero prefissata.
E tornando indietro con la mente agli anni passati da allora sono ripassata per quello che è successo dopo, la mia casa che ho dovuto lasciare dopo meno di 3 anni, la ricerca di un mio posto nel mondo, il dolore per la mamma che se n’è andata, altri dolori negli anni successivi, Makko fra qualche giorno saranno 6 anni, persone per me importanti che ho perso…
La mia voglia di vivere che a volte era un lumicino nel buio ma che poi, anche contro me stessa, è sempre tornata, pronta a rialzare la testa, pronta per una nuova sfida.
Fino alla sfida che ho raccolto 4 anni fa e che mi ha portato ancora più lontano, al punto che la sensazione è quella di non poter più, mai più, tornare indietro.
Momenti di tristezza e di nostalgia, oggi, accompagnati da un’altra tristezza, forse banale, ma che ha fatto da colonna sonora alla giornata.
La morte ieri del meraviglioso personaggio, artista, Uomo: Ezio Bosso.
Senza di lui da ieri il mondo è un po’ più povero.
Nostalgia e tristezza che vanno a braccetto, questa musica è quella giusta…