Email: Armando

Sent 01 Jan 2013

Quando qualche giorno fa hai parlato di tuo cugino per me è stato un deja vu.

Scusami se non ti ho detto niente, o quasi, prima.

Spero di non esserti sembrata insensibile o, peggio, superficiale.

Avrei potuto dirti che ti sono vicina, che capisco, e sento, il tuo dolore.

Ma detto così mi sembrava che suonasse falso, di circostanza.

E poi… non riuscirei a parlarti in questo modo di persona e non c’è mai tempo e modo di farlo al pc, adesso meno che mai.

È che quando succedono certe cose la prima reazione è lo shock, poi piano piano ci si rende conto di cosa realmente comporta la mancanza, l’assenza, di qualcuno che ha fatto parte della tua vita da sempre e che all’improvviso non c’è più.

Le circostanze poi aggravano questa sensazione, quando questo qualcuno sparisce così, all’improvviso, il colpo è ancora più forte.

Il fatto è che i primi giorni è una specie di limbo, cose da fare, persone a cui stare vicino, un razionalizzare forzato che ruba il tempo perfino alla sofferenza.

È dopo, quando tutto è sistemato, dopo il funerale, quando si torna a casa e restano solo i ricordi, dopo la realtà ti sbatte in faccia come un pugno e sei davvero costretto a guardarla negli occhi.

Questo sicuramente lo sai bene anche tu, non è la prima volta che perdi qualcuno che per te è stato importante.

Resta dentro di te come un buco nel cuore che niente, mai, potrà riempire.

Certo, la morte fa parte della vita, tu lo sai molto meglio della maggioranza della gente, con la morte hai a che fare tutti i giorni.

E questo cercare di razionalizzare è dopotutto un’autodifesa, ci si deve far crescere una crosta in più.

Io adesso vorrei parlarti di Armando.

Armando era il fratello di Chiara (la cugina di Milano), avevamo un mese di differenza e abbiamo passato l’infanzia insieme.

Passando dalle palettate giocando con la sabbia quando avevamo pochi anni, ai giochi insieme coi lego e i soldatini, ad amici comuni e vacanze fatte con le nostre famiglie, ma anche no.

Anche se stavamo lontani (io a Padova e lui a Pordenone) abbiamo passato molto tempo insieme, quando mio papà è morto ho passato mesi a casa loro, i primi tempi (per cui avevamo sui 9 o 10 anni).

Armando era un po’ il mio alter ego, era il maschiaccio che io non potevo essere, ribelle, un po’ matto, a volte un po’ stronzo, con un grande cuore.

Ci volevamo un bene dell’anima, è stato il fratello che non avevo.

Negli ultimi anni ci si sentiva meno, come è normale ognuno si faceva la sua vita, ma quando ci si ritrovava era sempre un tornare a casa, come se non fosse passato un giorno dall’ultima volta.

L’ultima volta che gli ho parlato è stato per fargli gli auguri per il suo compleanno, con l’accordo che ci saremmo risentiti meno di un mese dopo per il mio.

Solo che non è mai successo, circa 15 gg dopo è uscito di strada con la macchina e ha preso in pieno la spalletta di un ponte.

Sono passati tanti, tantissimi anni, più di quelli che ha vissuto, ma in questi anni ho pensato spesso a lui e mi manca ancora come allora.

Questo intendo per buco nel cuore, questo intendo dicendo che capisco, che so.

Spero che tu non veda questa cosa che ti scrivo come un’ingerenza, un “troppo”, un rigirare il coltello nella piaga.

Ti prego di perdonarmi, se è così, non è mia intenzione.

È che adesso posso dirti… sono con te, capisco bene.

Ti voglio bene.

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