Discorsi

I pensieri si susseguono uno dopo l’altro, come anelli di una catena che non puoi spezzare.

Viaggiano nel tempo e nello spazio, cose di oggi che si riagganciano a cose di ieri o di una vita fa o molte vite.

Così da un discorso ne arriva un altro e tornano i ricordi, capita a noi vecchietti.

Tutto è nato da qualcosa di cui parlavamo con mia sorella stamattina, la decisione di non far usare il diario ai bimbi della sua classe (3a elementare) che ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei loro genitori.

Mia sorella mi diceva per esempio che uno dei suoi allievi ha scritto nel quaderno: “portare 2 q x m e 2 q x g

Solo che poi non si sapeva bene che q (= azz) doveva portare.

La frase da scrivere era: “portare 2 quaderni per matematica e 2 quaderni per geometria“.

Ma oggi si sintetizza tutto, si accorcia, si evitano parole troppo lunghe, come se si stesse mandando un sms.

E mia sorella, da brava maestra di (ormai) vecchia generazione, diceva che non vuole abbreviazioni, che i bimbi sono pigri e non hanno voglia di sprecarsi a scrivere troppo.

E lì mi sono messa a ridere perchè mi è venuto in mente un episodio di molti anni fa, quando io ero a scuola, dalla parte di qua del banco.

Facendo un po’ di conti ero in seconda media, avevo 12 anni, 1969.

Primo giorno di scuola, nuova insegnante di matematica, Suor Maria Bazeato (ebbene si, io sono andata a scuola dalle suore, al Don Bosco).

Era un’insegnante che aveva fama di essere una gran rompicogl… dura, rigida, dispotica.

Inizia la filippica di presentazione e lei dice:

Non voglio vedere abbreviazioni, VOI GIOVANI abbreviate sempre tutto!
una volta si diceva – andiamo al cinematografo – poi hanno cominciato a dire – andiamo al cinema – e VOI GIOVANI adesso dite – andiamo al cine – 
fra poco direte – andiamo al ci’ – 
IO non voglio vedere queste cose !!!!
Se dovete dire che andate al cinematografo dovete dirlo per intero !!!

Noi allievi, allibiti, ridevamo sotto ai baffi e pensavamo “ma guarda sta vecchia che non sta al passo coi tempi.

Adesso… adesso siamo noi la vecchia generazione, siamo noi che arranchiamo per stare al passo, quando ci interessa farlo.

Oppure restiamo indietro, consolandoci nel patetico orgoglio di dire “è più giusto come faccio io, gli altri non capiscono niente.

E anche se può non sembrare, sono molti della mia generazione che pensano così, senza rendersi conto che se sei in corsa devi correre e adattarti a quello che ti gira intorno, se no hai perso in partenza.

Ma la nostra ormai è la generazione vecchia (purtroppo non contano le schiere di 80enni più o meno vispi o con più o meno Alzheimer).

Siamo noi il punto di riferimento di chi ci ha seguito, i 60-65enni che si sentono ancora “giovani dentro” ma che non ce la fanno più a seguire la corrente e si arenano sempre più spesso nelle secche.

E i nostri figli, o i nostri nipoti, ci guardano con una punta di pena mista ad affettuosa rassegnazione e il loro sguardo dice: “porto pazienza, lo so che tu ormai….

Esattamente come facevamo noi.

Giusto per precisare: io ho un migliaio di sms gratuiti e non me ne frega niente di risparmiare un paio di lettere per farli più corti e scrivo quasi sempre parole intere, così finisce che gli short message diventano molto poco short.

Ma chissenefrega 🙂

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