Cose che succedono..

Quando le cose cambiano, quando la vita ti cambia intorno e se non riesci a starle dietro rimani a terra.

Si cose che succedono.

Succede di avere una possibilità e coglierla al volo, dandole il nome di Nuovo Inizio, affidandole il tuo futuro, fosse anche solo per un altro mese o un altro anno.

Anche se al futuro non ci credi più.

Succede di cambiare tutto in un secondo, in un viaggio fatto e rifatto ma che stavolta ha connotati nuovi, uno scopo diverso.

Succede di avere l’aiuto che ti serve da persone che non senti quasi mai ma che in poche parole al telefono ti aprono la loro casa, la famiglia, gatti, frigorifero e divano.

Insieme al loro cuore.

E vorresti poter fare un giorno altrettanto e di più per loro, non per pagare un debito, che c’è ed esiste, ma perché lo meritano e non sai se potrai mai farlo.

Succede che inizia un nuovo quotidiano, sveglia presto la mattina, un giro da tuo figlio, a prendere gli occhiali nuovi, un paio di Agenzie Interinali, un colloquio, la colazione all’IKEA con cappuccino e brioche a 1 euro e un posto a cui tornare.

Succede l’impegno al pomeriggio chiamato lavoro.

Un lavoro che non ti piace, un lavoro che neanche riesci a fare bene, un lavoro che non sai se ti sarà pagato, sei in prova e non stai facendo faville, dopotutto.

E succede il ritorno a casa la sera alle 9, quella che in pochi giorni già chiami casa e senti casa forse più di molti altri posti dove hai vissuto.

E ti dici che non va bene così, che non puoi permetterti il lusso di chiamare casa nessun posto, che sei una foglia portata dal vento e domani non sai dove sarai.

Succede di sentire dentro una tristezza infinita, quella che ti riempie gli occhi di lacrime se solo ti soffermi un attimo a pensare.

Quella che resta quando hai avuto qualcuno vicino che se n’è andato, lasciandoti lì a scavare dentro di te per trovare la forza per il prossimo giorno, per il prossimo passo.

E per quanto tu sappia che è giusto così, per quanto tu ragioni sulle cose che cambiano e sulla vita che porta per strade diverse, ti manca da morire.

Poi succedono altre cose, quelle che non vorresti mai.

Succede che Carlo col suo angioma al cervello e i postumi di Radio e Chemioterapia abbia un inizio di attacco epilettico.

E sei lì, ci sei solo tu, e non sai cosa fare.

Ti dice di trovare le sue gocce, di chiamare Anna.

E gli dai le sue gocce anche se non sai bene come, e Anna arriva e chiama il 118, e arriva l’ambulanza e lo porta via.

E passi ore con lei al Pronto Soccorso, ad aspettare la Tac e il neurologo e l’elettroencefalogramma e la pressione che non sale.

E poi lo segui in Neurologia e ripercorri la strada che facevi un anno fa tutti i giorni.

Le finestre della Terapia Intensiva da dove la mamma ti ha salutato, e poi quelle della palazzina della Lungodegenza, e le guardi quelle finestre e pensi “lassù era la mamma quando se n’è andata..”

E ripassare in quei posti, meno di un anno dopo, ti fa tornare a quei giorni, ai parcheggi sempre pieni, agli infermieri all’uscita dal turno che incontravi per strada, ai succhi di frutta e agli omogeneizzati che le portavi.

Le piccole cose che allora erano banali e che adesso identifichi con l’incubo che è seguito.

E senti il cuore che si strizza come una spugna dentro di te, e accusi un colpo quasi fisico e ingoi a vuoto.

E volti la testa e guardi avanti perché sai che quello era ieri e tu hai un altro oggi da combattere.

E dopo, quando Carlo sta meglio e lo lasci in ospedale, esci con Anna e con lei entri nella chiesetta che sta lì.

E lei ti prende per mano e dice “Dio per favore, guardaci, dacci una mano, abbi un pensiero per noi.. ” e ti abbraccia e scoppia a piangere.

E tu hai il groppo in gola e non riesci a dire niente, non sai cosa dire.

E ti senti arida e vuota.

Ma poi il momento passa, passa sempre, e la vita torna alla sua velocità normale.

Il lavoro, la sera a casa da tuo figlio a fare da baby sitter a tuo nipote, la pasta scaldata e un altro divano da aprire.

E la mattina dopo di nuovo la strada verso quella che è stata casa tua negli ultimi mesi, senza mai esserlo stata davvero.

E che già dopo 5 giorni che non ci sei ha cominciato a perdere i segni della tua presenza, a diventare più estranea ancora.

Succede…

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