Padova

Subtile: una Nafta da Panciera

Il mio ritorno a Padova è stato un’altra “voglia” che mi sono levata, una di quelle che ormai non posso più levarmi troppo e che potrò sempre meno.

E l’altro giorno ho voluto regalarmi due ore della mia città, come era e come la ricordavo.

E com’è.

Ho parcheggiato il Cincent in Prato della Valle, era già buio alle 5 del pomeriggio, ho camminato per l’Isola e fotografato la fontana e le statue, sono andata da Panciera e mi sono presa una Nafta.

La Nafta è legata a Padova come Prato della Valle,  le Piazze e il Santo, l’Università e lo Spritz nei baretti sotto il Salone.

Solo chi è nato a Padova sa.

Sono le piccole cose che restano nel cuore, quelle legate alla propria terra, alle proprie radici.

La Nafta non è altro che un gelato con la panna e le amarene, che si chiama così da sempre a Padova, chissà perchè, non sono neanche riuscita a trovare una foto decente e mi pento di non averne fatta una, ci avevo pensato ma… volevo godermela 🙂

Beh, camminare sotto i portici del centro, lungo le vie pavimentate in porfido, con le luci dei vecchi lampioni, mangiando il gelato…

Un viaggio nel tempo, un passo dietro l’altro con la mente a com’era ormai tanti anni fa, tanti che non riesco a contarli (o meglio, non voglio).

Vedevo intorno a me quasi le stesse cose, uguali ma anche molto diverse, come se il tempo si fosse sincronizzato adattando voci e volti al presente.

I ragazzi in bicicletta, i piccoli bar pieni di luce e gente alla fine della giornata di lezioni, brandelli di conversazioni raccolti qui e là.

Padova è viva per gli studenti e l’Università, il centro in quelle ore verso sera brulica di ragazzi e di risate.

Mi chiedevo come loro vedessero me, io ormai sono un’ombra, quella che vedi con la coda dell’occhio mentre fai altro, pensi ad altro, un istante e se ne va.

Ma la mia città… penso a quante ombre uguali a me ha visto.

Noi siamo in ogni pietra, colonna dei portici, cubetto di porfido, siamo nelle facciate dei vecchi palazzi e nel muretto del ponte sul canale, siamo nei vecchi alberi davanti alla prefettura o in piazza Castello, siamo nei leoni davanti al Pedrocchi e nei grandi portoni del Bo’.

E tutto questo è dentro di noi, è un unione indissolubile che ci resta nel cuore.
E per quanto ci si allontani, per quanto la vita ti porti via, niente potrà cancellare questa unione.

E’ stata una triste serenità che mi ha riportato piano piano alla realtà.

Il ritorno verso la macchina, lungo Via S. Francesco e Piazza al Santo, le foto fatte appoggiando la fotocamera ai cassonetti o ai tetti delle macchine sperando di portarmi via almeno una briciola non sfuocata di quello che avevo intorno.

Dopo…
mi sentivo come se avessi rinnovato un patto, quello che mi scorre nelle vene da sempre, quello che a volte ho rinnegato o dimenticato, quello che, nonostante tutto, mi legherà per sempre alla mia città.

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