e si riparte…

Quante volte si dice che se si chiude una porta poi si apre un portone.

Quante volte guardandoci indietro vediamo che quello che ci ha fatto male, al momento, si è poi rivelato positivo..
Ma allora, in quel momento, faceva male e basta..
Forse è così che devo ragionare.
Forse non devo sentire questo giorno come se fosse un mio fallimento.
Ma mi è difficile.
Non riesco a non chiedermi se ho fatto tutto quello che potevo.
Non riesco a non pensare che non ho dato il massimo.
Riesco solo a vedere che oggi, adesso, mi sento come se tornassi indietro, come se questi mesi non fossero serviti a niente.
Non voglio piangermi addosso.
Non voglio che questo momento pesi su chi mi sta vicino.
Mi dico che ho quello che mi sono meritata, niente di più e niente di meno.
Mi dico che questo mio fallimento è il risultato di quello che ho dato.
E per quanto cerchi di ragionare, di trovarmi delle scusanti, delle attenuanti…
è quello che è.
Poi… ricomincerò
una volta che avrò finito di leccarmi le ferite ripartirò.
Il lavoro che ho perso sarà una cosa da buttarsi alle spalle, troverò qualcos’altro che dia un senso agli ultimi mesi, alle mie scelte.
Non rinnego niente, non mi pento neanche per un attimo delle mie decisioni.
Ma è uno smacco… è un tratto in più in salita sulla mia strada.
Ma accidenti ne ho fatta di strada.. non devo permettere che una salita in più mi freni.
Oggi, proprio oggi, ho trovato un file… la data era 25/05/00
questo è quello che ho scritto… quasi 10 anni fa:
25/5/00
Che cosa devo scrivere?
Che Fran è arrivato a casa stamattina alle 6 ?
Che Vale non regge più e da sempre più segni di disadattamento, di bisogno di un tipo di aiuto che forse io non posso più dargli?
Che non so più neanch’io se tener duro o mollare tutto, ma mollare tutto come ?
Vorrei andarmene, vorrei poter lasciare un biglietto a Vale, non a suo padre, e dire “non è per te, non è per colpa tua ma io non reggo più, io mollo.”
Non lo farò, se ancora ho un po’ di cervello dentro questa zucca vuota che mi ritrovo, non lo farò.
Terrò duro anche fino a scoppiare, non per testardaggine o caparbietà ma per paura. La mia solita paura di agire, di osare, di muovermi. La paura che quasi mi impedisce di fare telefonate, la paura che mi fa sperare che non entrino clienti in negozio perché non so se sono in grado di affrontarli, di essere all’altezza delle richieste.
Fiducia in me stessa? Che roba è ?
Mi guardo adesso… che sarà mai un lavoro finito, io sono qui, io sono viva, sono viva di nuovo.
Ci ho messo 8 anni a svegliarmi… non mi farò sconfiggere di nuovo.
Non posso…
(Visited 14 times, 1 visits today)