Altro tipo di viaggio

Già, non è più il viaggio per il viaggio e non per la destinazione.

E’ il viaggio per andare da qui a lì… e ritorno…

Il viaggio per andare al lavoro.

Perfino quello sono riuscita a fare in modo che sia piacevole, di solito.

In macchina, almeno finché il tempo regge, ho trovato quella strada che mi diverto, perfino, a fare.

Ozzero, Caselle, Vermezzo… che importa se fino a quel semaforo si sta in coda, che importa se reimmessa sulla Vigevanese si susseguono i semafori, fino all’ufficio e alla ricerca del parcheggio.

Quel tratto, in mezzo a campi e risaie, quella strada stretta e tortuosa ma scorrevole, già mi danno la sensazione del viaggio, per il gusto del viaggio.

Ma in questi giorni è diverso.

Sabato scorso, prima delle 7 di mattina, il cincent mi ha mollato, niente batteria, manco una scintilla di corrente.

Un’anima buona, al distributore, mi ha spinto e mi ha dato indicazioni per un elettrauto in un paese vicino (Rosate) che speravo fosse davvero abbastanza vicino da riuscire a raggiungerlo.

Beh, raggiunto, trovato l’elettrauto che da bravo lumbard lavoratore alle 7.30 di mattina, di sabato, è arrivato ad aprire bottega.

Messa in carica la batteria un paio d’ore, giusto per riuscire a raggiungere casa.

Poi a casa su indicazione di un vicino ho trovato un meccanico aperto (perfino dalle mie parti col cavolo che i meccanici lavorano al sabato…).

Alternatore morto, andato, defunto !!!

Mi costerà un botto e il povero cincent starà lì fino a sabato prossimo.

Ma non è solo quello.

Ecco il viaggio: per andare al lavoro si prende il treno, no??

E allora vai, prendi il treno alle 7.08, dopo circa 1 km a piedi, stracolmo, ovviamente, viaggio in piedi senza neanche riuscire a entrare nello scompartimento.

Stazione di S. Cristoforo e circa 2.5 km a piedi fino al lavoro, magari ci sono 2 autobus ma il tempo c’è e risparmio qualcosina a piedi.

Il bello è alla sera, dopo 8 allucinanti ore coi clienti.

Altri 2.5 km a piedi (stesso discorso ma con la schiena a pezzi…)

Attesa in stazione, tutto ok no?

Se il treno non è in ritardo di 25 minuti (su 23 di viaggio… viaggio…. viaggio…),
incastrati come sardine, facce stanche, gente che manda affanculo il mondo, borse che si incastrano nelle porte scorrevoli, lo zaino tenuto fra le gambe, lo spazio per posarlo per terra non c’è proprio.

E all’arrivo, un passo dietro l’altro il resto di strada per arrivare a casa.

ello il viaggio, maledetto viaggio.

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