6 anni fa faceva un caldo maledetto a Padova, probabilmente come fa anche oggi e in questi giorni.
Penso alla stanchezza estrema di quel periodo, all’angoscia continua, un giorno dopo l’altro.
6 anni fa, in questo 7 agosto, ho stretto la tua mano ormai inerte, fredda ma viva, mamma, per l’ultima volta.
6 anni fa scrivevo questo:
lushabar ha detto: 7 agosto 2013 alle 23:25
…
forse solo adesso, solo dopo aver visto quello che sto vedendo in questi giorni, capisco quanto forte e potente sia la vita.
Non importa se tutto sembra finito, se non esiste speranza, se il tuo corpo è già in necrosi e ti si sbriciola addosso, lo spirito, quel maledetto, cocciuto spirito, la vita, se non vuole non ti lascia andare.
Non ti lascia trovare pace.
E insiste a sollevare ancora i tuoi polmoni in una rantolante parodia di respiro, e fa battere quel tuo cuore rotto come impazzito, con un ritmo delirante, senza continuità, senza forza ma lo fa battere ancora e ancora .
E l’unica cosa ancora viva in te sono gli occhi, occhi che implorano, che piangono, che si strizzano ma che per pochi attimi riescono ancora a mandare un lampo di riconoscimento e ti inondano di un amore infinito.
Forse per quel piccolo lampo vale la pena, ma quanto dolore porta con sé.
Quanto alto è il conto da pagare.
E io che ti guardo da fuori, che stringo le tue mani ormai inerti, chiedo: quanto alto può essere questo conto?
E’ davvero giusto che sia così alto?
La natura ha le sue ragioni, il fatto è che non ci vedo niente di naturale in questo.
Il giorno dopo, poche ore dopo che avevo scritto queste parole, te ne sei andata.
E 6 anni dopo ti ricordo, senza mai averti dimenticato, penso a quei giorni e alla fine benedetta della tua agonia.
E penso che, una volta di più, dopo innumerevoli volte, anche in quei giorni mi hai dato la vita, mi hai regalato quello che sono, mi hai resa migliore.
Una volta di più, non la prima ma neanche l’ultima, ti dico grazie, mamma, ti voglio bene.