Settembre 22 e rush home.

Anche qui una piccola premessa, gli ultimi 10 giorni di settembre fino al ritorno a casa sono stati pieni e super pieni, di cose, di corse, di emozioni e rimpianti, di cose da raccontare.

Per cui ecco un altra bella pagina ricca e lunga…

28/9/22

Eccomi ad aggiornare i giorni di questa settimana, piuttosto piena direi.

Intanto lunedì 26 settembre, sveglia prima delle sei (senza sveglia) volevo anche farmi una doccia ma non sapevo se l’acqua calda si sarebbe degnata di apparire, una doccia fredda alle 6 di mattina sicuramente ti sveglia ma non è il massimo, ormai il gran caldo è solo un ricordo.

Adriana poverina si è alzata poco dopo le 7 per accompagnarmi in stazione, se pioveva.
Invece no, così prima delle 7:30 sono partita a piedi dicendole di tornarsene a letto al caldo.

E in stazione ci sono arrivata con parecchio anticipo ma non era male, un po’ di silenzio e solitudine ci vuole.

Mentre ero lì ad aspettare ho scritto questo:

Ogni volta che prendo il treno a Massa ci sono almeno un paio di donne di colore con bimbo e passeggino che salgono, per poi scendere a Ostellato.

Oggi sono arrivata presto, una buona mezz’ora in anticipo, e loro sono arrivate parlando ad alta voce come se fossero a 100 metri una dall’altra, in una lingua che chissà qual è.
Quando scendono dal treno si sente subito, beato silenzio!

Il viaggio è come sempre, il trenino corre quasi lento in mezzo alla campagna ferrarese, da una piccola stazione all’altra, si inizia a vedere foschia che diventa quasi nebbia, beh in fondo siamo a fine settembre.
E stavolta ho visto un sacco di fagiani, a Quartesana vicino alla stazione ho visto anche un paio di fagianini col loro papà che correvano a nascondersi.

Sono bellissimi, è davvero un peccato che siano visti solo come arrosto con patate.
Stavolta non ho visto lepri, mi era successo solo l’ultima volta che avevo preso questo treno.
Ohh, io vivo in città, mica sono cose così frequenti per me!

A Ferrara sulle 9, treno per Bologna che partiva già con 8 minuti di ritardo (giusto per non smentirsi mai), colazione a Bologna in Stazione Centrale, fumando una sigaretta sul piazzale della storica stazione, quella con la grande lapide che ricorda l’attentato del 2 agosto 1980.
E coi miei ricordi di quel giorno quando col mio gesso enorme (dopo l’incidente di luglio) ho seguito in TV tutto quello che succedeva.

E poi via col Marconi Express verso l’aeroporto.

È un po’ esagerato pagare 9,20€ per un tragitto di 7 minuti, ed io ero perfino seduta in quel cubicolo 2×2 con quattro sedili in tutto e la gente in piedi schiacciata fra valige e bagagli vari.

Viva l’Italia.

In aeroporto 40 minuti di coda allo sportello dell’agenzia di noleggio, Leasys stavolta, almeno i due ragazzi che ci lavoravano erano gentili ed efficienti, si vedeva che facevano il possibile per snellire, come si vedeva che l’organizzazione faceva cagare.

Per ogni cliente chiamavano al telefono l’addetto che doveva consegnare le chiavi al parcheggio, sembrava che decidessero di volta in volta che macchina dare, un po’ un pastrocchio rispetto ad altre agenzie.

Io me la sono cavata in fretta, quando è venuto il mio turno, a ripensarci forse un po’ troppo in fretta.
Si perché… “Signora le diamo una “dr”, nuova nuova, ha 10 Km.”
E io che non avevo idea di cosa fosse una “dr” ho detto “va bene”

In effetti speravo che mi dessero una macchina un po’ più grande della 500 che avevo prenotato ma non mi aspettavo un SUV (o quasi).

Ecco, appunto, mi sono ritrovata con un addetto frettoloso che mi ha dato un telecomando e ha indicato un macchinone rosso, signora quella è la sua, buon viaggio.

Ma, ma… è nuova vero?

Eh sì, avrà una ventina di km… e fine della presentazione, senza neanche dirmi da che parte era l’uscita.

E così mi sono ritrovata con questo SUV nuovo di palla, con 18 Km sul contachilometri, ovviamente senza un graffio, tutto bello luccicante, rosso, sapevo solo che era a benzina, mi sembrava enorme (e in effetti sembra enorme anche adesso, ripensando alla 500)

E mi fa stare in ansia, solo l’idea di un graffietto, una botta, una gomma che striscia sul bordo di un marciapiede, mi viene l’angoscia.

E un’altra cosa che nessuno mi ha detto è che va anche a GPL, ma non so se posso… che ne so io, magari da nuova è meglio farla andare a benzina, magari è solo predisposta ma la bombola non c’è, magari faccio danni a metterci il gas…
Ma che ne so io…

30/9/22

E alla fine adesso lo so, sono andata dal benzinaio e ho chiesto: che sappia lei questa qui è anche a GPL?
Si si, queste sono tutte bifuel, vada tranquilla.

E ho fatto 30€ di gas, con somma soddisfazione visto che costa 0,75 al litro, contro 1,60 circa della benzina.
Almeno stavolta non spenderò un capitale di carburante!

I giorni scorsi sono stati di corse, ma con calma, me le sono godute queste corse, soprattutto guidare, come mi mancava!

Martedì 27/9 prima alle Piramidi da un cinese enorme, poi a Mestrino da un altro, cercando un giaccone per il prossimo inverno che non mi faccia fare la sauna nel poco freddo di Lisbona, senza trovarlo.

Mercoledì 28/9 con la Leo alla Corte, sempre per il giaccone, niente da fare, tutta roba che potrebbe andare bene per andare a sciare, tutta imbottita, una cosa così non è usabile a Lisbona.
Però ho trovato una giacca in pile per Franco, lui vuole cose grandi, beh più di così non ne ho mai viste, sembrava una canadese ????

Io gliela ho presa, male che vada la userà in casa quando sente freddo stando fermo al PC (o come coperta quando si addormenta sul divano), già un paio di volte ho visto che metteva su quello che trovava (bella la scena di lui con pantaloncini corti, maglietta e giaccone invernale, anche per la pigrizia di andare in cerca di altro).

Con la Leo poi non si può dire: volevo vedere se trovo un paio di scarpe… che lei parte in quarta e non molla finché non si trova, o si prova fino allo sfinimento.

Per cui dopo la Corte… Decathlon.

E lì mi sono presa le scarpe, stavolta una cosa decente che non mi massacrerà i piedi, almeno spero, perlomeno se la qualità dipende anche dal prezzo e non solo dal brand.

50€ (scontate), marca Asics, io che non ci capisco molto continuavo a pensare Asus (e mi sbagliavo dicendo di aver preso le scarpe da Mediaworld) ????
Si vede che ho più a che fare coi PC che con la moda, vero?

Da precisare che le abbiamo pagate a metà, io e la Leo, dice che è il suo regalo di Natale, ma solo la scarpa destra, la sinistra l’ho presa io ????

Poi a pranzo a casa sua, ho rivisto volentieri sua sorella Giuly e sua nipote Elisabetta (da sempre chiamata Bibi).
Spaghetti Lilli e il Vagabondo, come dire sugo con le polpettine, boni!!!

E io mi sarei anche fermata lì, con i giri della giornata, ma avevo in mente di prenderle il regalo per il suo compleanno, che sarà il 7 ottobre, nella mia testa pensavo “facciamo un salto in libreria al centro Giotto” (a un km da casa sua) e risolviamo.

Invece no, non riesco mai a fare quello che mi propongo, con la Leo ????

Ma andiamo in centro, da Mondadori, si fa presto…
Fosse dipeso da lei ci saremmo andate a piedi ma io già ero stanca dal mattino, ho detto ok ma si va in macchina!

E allora giri per parcheggiare, ma perché con lei è sempre tutto così complicato?
Prova di qua, gira di là, guardiamo lì che forse… per finire a parcheggiare nel silos, come avevamo detto fin dall’inizio.

Ste cose mi fanno un fastidio… poi mi dico che è solo per una mezza giornata, che poi per qualche mese sarò lontana, che devo portare pazienza.

E così, pazienza… si va da Mondadori in piazza Garibaldi, su e giù dalle scale, su e giù da uno scaffale di libri ad un altro, lei che guardava tutti i libri uno ad uno, io che giravo intorno col mal di schiena, sognando un posto dove sedermi per un po’.

Trovato niente… pazienza!

Andiamo dall’altro Mondadori? Tanto è qui vicino… pazienza!
Stessa cosa, un’altra oretta a girare fra scaffali, a guardare tutti i libri uno ad uno, a sognare un posto per sedermi… pazienza!!

Alla fine ha trovato qualcosa, secondo me solo per farmi piacere, ha iniziato a notare che cominciavo a non farcela più.

E poi… andiamo a prendere la crema per la Giuly che domani è il suo compleanno? Tanto è qui vicino…

Va bene, però almeno un caffè da qualche parte, per piacere ????

E così ad un tavolino sulla vietta che unisce Piazza delle Frutta a Piazza dei Signori (vedi foto), seduta finalmente!

Avevo paura che finisse come l’anno scorso che cercavamo la tuta, “proviamo lì, tanto è vicino“ e per tornare abbiamo attraversato mezza città.

Stavolta è andata meglio, menomale, presa la crema e tornate indietro verso il silos e la macchina, poi ci siamo salutate, ci vedremo stasera per la solita pizza.

Giovedì 29/9 volevo fare tutto io… beh qualcosa ho fatto ma ho anche “perso” un po’ di tempo in giro per niente.

Ma avevo bisogno anche di quello, di rivedere le mie zone, quello che era e quello che è cambiato, di tornare a sentirmi, anche se solo un paio d’ore, dove ho le mie radici.

Prima cosa, spesa da Lando, cercavo Paolo (il migliore amico di mio figlio, che conosco da quando erano ragazzini, mi chiama “mamma 2”) ma non c’era, era di turno al pomeriggio, comunque ho fatto la spesa di quasi tutto quello che mi manderò a casa col pacco.

Poi a Noventa da Luca, che era occupato con dei clienti per cui ho fatto colazione in un bar lì vicino.

Poi con lui qualche chiacchiera, su sua mamma, sul lavoro, sui tempi sempre più duri, sulla voglia di mollare tutto e andare a vivere da qualche parte per stare più sereni (lui parlava di Formentera).

Alla fine, me ne sono andata da lì con un sacco di cose, l’amaro del folpo, il liquore di lavanda, la rosegotta, senza riuscire a pagargli un centesimo, come al solito.

Quasi sempre evito di andarlo a trovare proprio per questo, lui non mi fa mai pagare e mi riempie sempre di roba.

Come da Michela, d’altra parte.
E stavolta non vado né da Miki né da Cetta. E mi spiace davvero, ma proprio non posso.

In effetti pensavo di andare ieri ma … un po’ complicato da spiegare, ci provo.
(Ma, nel frattempo, mi chiedo: pubblicherò nel blog tutta sta roba? Qua viene fuori un libro, altro che post!
D’altra parte, lo scrivo per me, per poter rileggere e ricordare, altrimenti tutto finirebbe nel dimenticatoio.)

Vado a fumare e continuo.

Ecco fatto ????

Dicevo… andare da Cetta vuol dire perlomeno restare a pranzo, e mi fa piacere, ovviamente, ma non mi va di sicuro di presentarmi senza avvisare e praticamente auto-invitarmi.

Poi da Cetta arriva sempre Michela che insiste che vada a cena da lei (che ha una specie di ristorante in casa sua) dove ovviamente non mi farebbe pagare (cosa che non mi va), in effetti avevamo già pensato con Valentino di andare a cena da lei stasera, se vado con altre persone Miki non fa pagare me ma le altre persone sì, le porterei clienti.

Solo che per stasera il suo menù è a base di cozze e cappesante, meraviglioso per tutti noi tranne che per la Leo che odia quel tipo di pesce.
Per cui o la Leo non verrebbe, impossibile, o non si può andare da Miki.

Non potendo andare da Miki non sono potuta neanche andare da Cetta ☹️

Ma vedi che caxx di complicazioni?
Odio ste cose.

La prossima volta che vengo mi toccherà fare il contrario, o andare a cena fuori due volte.

A febbraio vedremo, resta il fatto che mi sento in colpa di non essermi neanche fatta sentire da loro, sono come una seconda famiglia per me.

E mi mancano.

Almeno sono riuscita ad andare da Ada, l’altra volta è stato da lei che non mi sono fatta neanche sentire, ho sempre troppo poco tempo quando sono qui.

Prima di andare da lei ero incerta se fermarmi da qualche parte a mangiare qualcosa, alla fine non l’ho fatto, sono tornata a Barbariga a vedere la casa, in che condizioni è.

Quando posso ci torno, mi dico sempre che quella non è mai stata davvero casa mia ma ho sempre voglia di rivederla, forse per il sogno che ha rappresentato in quella parte della mia vita.

È messa sempre peggio, ovviamente, la vegetazione è una sterpaglia che sta per divorare tutto, non esistono più la legnaia, il pollaio con la porcilaia, la rimessa sul retro, si vedono solo cespugli che hanno ricoperto tutto.

La casa è sempre lì, con i vetri spaccati sia sulla porta d’ingresso che sul terrazzino del primo piano, sembra che qualcuno ci abbia fatto il tirassegno da come sono rotti.

L’edera si è arrampicata su per la canna fumaria fino al camino, anzi è oltre il camino.

Le finestrelle della mansarda sono sempre chiuse, come le ultime volte, non più, e mai più, le rondini che facevano dentro e fuori per andare ai loro nidi all’interno.

Piuttosto desolante, desolata.

Restando lì a guardarla pensavo che se avessi soldi la ricomprerei, poi mi chiedo: perché dovrei?
In fondo non sono mai stata felice in quella casa, anzi.
Magari qualcuno saprebbe spiegarmi il motivo, io non ci arrivo.

Se mai dovessi rientrarci la prima cosa che farei sarebbe riaprire quelle finestrelle in mansarda.

E parlando di ritorno a casa, venendo via da lì sono passata per il quartiere dove ho passato parecchi anni, dove Beppe, il mio secondo moroso, aveva il negozio (beh la sua famiglia).
All’inizio di vetro di Murano, poi cartoleria, poi anche tabacchi, poi più niente, non è molto che ho scoperto che il negozio era passato alla figlia di Beppe che poi ha dovuto cedere tutto.

Il negozio c’è ancora ma non ha più niente a che fare con loro, né tantomeno con la mia giovinezza.
Anche quella parte della mia vita è scomparsa.

Comunque, dopo aver chiacchierato con Ada un paio d’ore sono andata verso Ponte di Brenta, altra parte della mia vita.

Dai miei 20 anni (1977) al 2003, con una interruzione di poco più di un anno, ho vissuto lì.
E lì stava mia mamma, nel palazzo a fianco, negli anni successivi, fino a quando se n’è andata, nel 2013.

Ci sarà parecchio di quella zona in questo blog, in fondo già scrivevo qui in quegli ultimi anni.

Quella che è stata una scoperta fatta da poco è che dall’altra parte della strada adesso c’è un intero quartiere che allora non esisteva.
Mi sarebbe piaciuto vederlo e sono passata di là apposta.

Solo che è iniziato a piovere tipo diluvio universale, cielo nerissimo, e io con quella macchina non volevo rischiare una bella grandinata… così mi sono infilata nel parcheggio coperto dell’IKEA aspettando che finisse il temporale.

Forse era destino che io non riuscissi ad andare a vedere quel nuovo quartiere, appena dentro all’IKEA ha smesso di piovere.
Ho fumato una sigaretta e me ne sono andata, sono tornata da Lando per salutare Paolo e prendere un paio di altre cose che mi ero dimenticata e poi verso casa di Vale.

Giusto per completare voglio aggiungere altri dettagli di questa settimana qui a Padova.

Non è ancora finita del tutto, resta oggi, la pizza con la Leo e forse Fran, domani a Vicenza… e un paio di giorni prima del volo per Lisbona.

Ma a proposito di persone da vedere e incontrare, quando non è destino… non è destino.

Oltre a Cetta, di cui ho già scritto, volevo andare a trovare mia cugina Valentina nella nuova sede della ditta, hanno finito il trasloco alla fine di agosto, ero (e sono ancora) curiosa di vedere come si è evoluta la ditta creata da mio padre e mio zio, ammesso che sia rimasto qualcosa di loro oltre al ricordo.

Andando a vedere anche il ricordo si sta perdendo, io e mia sorella possiamo dire di aver visto qualcosa degli inizi, mia cugina Valentina è arrivata quando già mio padre era morto, pochi anni e se n’è andato anche il suo, se ne sono andati i nostri nonni, erano rimaste le nostre mamme, e noi figli in background.

Mi sembra che fosse il 1984 che il mio ramo della famiglia ha mollato tutto, cedendo la sua parte a loro.
Per cui sono proprio tanti anni che io non c’entro più niente.

Comunque, niente Valentina, è in ferie in Francia e tornano domenica prossima.

E poi nelle nostre cene in pizzeria, perlomeno una volta all’anno quando torno, ci sono sempre stati gli altri amici storici, Lella e Maurizio.
Niente da fare neanche loro, Mau non sta bene, anzi è in ospedale per coliche renali, e la Lella oggi deve andare a prendere sua figlia in aeroporto e portarla alla loro casa sui colli vicentini.

E ancora… Eli!

Maria Elizabeth Ortiz Mercanti, stavolta me la paghi, sono qui da tre mesi e non ci siamo mai trovate.

Prima aveva i suoi a casa, fino a fine luglio.
Poi boh, agosto, ferie, si va al mare, ma che ne so, mai sentita.

Io lavoravo e in ogni caso ero a piedi per cui potevo fare ben poco, si e no venire da Vale, come ho già scritto.

Settembre, l’ho chiamata dicendo: “e allora???”
Era a Ibiza in ferie, “torno l’11 e ti chiamo e ci vediamo

Mai sentita!

Le scrivo qualche giorno fa e mi dice: mercoledì ho un impegno, giovedì un aperitivo, venerdì parto per Lisbona e torno lunedì (3/10).

Eli, io parto da Padova sabato 1° ottobre e per Lisbona martedì 4… vuoi dirmi che dopo tre mesi che sono in Italia non riusciamo neanche a vederci mezz’ora?
Ah, vediamo se riesco ad anticipare quell’aperitivo, visto che è a Padova posso arrivare un’oretta prima e ci troviamo lì.
Benissimo, perfetto, fammi sapere che mi regolo coi miei giri.

Silenzio!

Le riscrivo ieri chiedendo conferma per la sera e mi dice che non riesce ad arrivare prima per cui non si può fare niente.
Ok, amen, me la metto via.

Ma, ma… proprio mentre sotto la pioggia stavo arrivando all’IKEA mi arriva un messaggio su WhatsApp: mi sono liberata, vieni a cena a casa?

A Mestre? Non era tardi ma ero parecchio stanca e sinceramente pensare di andare lì, e poi tornare chissà a che ora, oltre al fatto che avevo già detto a Vale che sarei tornata presto, dato che con Eli era saltato tutto… no grazie!!

Destino, come dicevo, no?
Non doveva essere e non è stato, e non mi va di forzare niente quando è così evidente.

Mi arrendo!

12/10/22

Come dicevo, mancano a questa lunga storia gli ultimi giorni a Padova e quello che non ho detto, e che accenno adesso, è l’aria che in quella settimana che ero lì si respirava a casa di Valentino.
Come era evidente il disagio mentre io ero a casa loro, lei sempre in camera sua a fare le sue cose, tranne nei momenti in cui si mangiava insieme.

Alla fine in quei giorni restavo a casa solo quando Valentino era presente, a parte il venerdì pomeriggio che sono stata con Leone (pioveva pure, per cui niente assilli del tipo: “devi uscire a tutti i costi!”).
Sono sempre stata in giro per quello, restare lì mi metteva l’angoscia.

Ultima cosa, per chiudere, venerdì sera pizza con Leo e Fran, oltre a Leone e Vale (ovviamente non Alice), al solito posto, da Vanni.

Fran era già mezzo sbronzo alle 5 del pomeriggio quando l’ho chiamato per confermare, lo era ancora di più quando siamo andati a prenderlo, mi ha proprio fatto innervosire e ad un certo punto, in macchina, visto che straparlava da idiota, gli ho detto “adesso finiscila o mi fermo e scendi!”.

Solo la Leo lo ha calmato un po’, lei può, unica fra tutti noi, mentre ero fuori dalla pizzeria a fumare.

Quella serata è stata quasi spiacevole, metti anche che ero demoralizzata per conto mio sapendo che l’indomani sarei dovuta partire.

E infatti, l’indomani ho chiuso i bagagli, salutato Leone (e Alice che non sapeva niente “pensavo che saresti andata via nel pomeriggio…”) e sono andata.

Prima di tutto a Vicenza, dove Vale aveva il mercatino, era una bella giornata ma ventosa, un buon posto di passaggio, sono stata lì con lui un paio d’ore, ne avevo bisogno.

Adesso non lo rivedrò fino a febbraio.

E al mercatino mi ha raggiunto anche Andrea, l’ho rivisto volentieri, abbiamo fatto una passeggiata in centro, fatto un po’ di chiacchiere sul lavoro (che lui ha lasciato) e su quello che farà dopo.

Partirà fra una settimana circa, mi diceva che con la sua ragazza faranno circa sei mesi in giro per Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, un po’ organizzato e un po’ lasciato al caso.

Bellissimo, gli auguro tutto il bene possibile.

Poi sono partita, un paio d’ore scarse ed ero a Massa, mi sono perfino fermata a Copparo a mangiare un gelato perché era troppo presto, e infatti arrivata a casa dormivano ancora tutti e nessuno mi ha aperto il cancello per mezzora 😀

Mi aspettavano più tardi ????

E sono arrivati gli ultimi giorni, in fondo giorni normali, magari qualche ripetizione su cosa mangiare, quanto camminare, come vivere una volta tornata a Lisbona, metti che in tre mesi non avessi capito bene…

Tutte cose che ho praticamente già dimenticato.

Sabato a casa di Alessandro, un bel giro in centro a Ferrara la domenica, un buonissimo gelato, posti nuovi dove non ero mai stata, la zona di Via delle Volte (e mi viene sempre da pensare… e le altre volte?), bagno di folla, rientro a casa e pizza.

La preparazione del pacco, le cose fresche in supermercato, la valigia quasi pronta e le cose lasciate in frigo perché non ci stavano.

E il 4 mattina caricare la macchina, salutare mia sorella triste, mio cognato che anche se è un brontolone è buono come un pezzo di pane, e via: autostrada, autogrill, aeroporto.

E si vola a casa!

Sono tornata una settimana fa e sai la cosa strana?

Quei tre mesi mi sembrano quasi non essere esistiti, come se mi fossi addormentata il 5 luglio e risvegliata, qui a casa mia, il 5 ottobre.

Un sogno, un bel sogno spesso, ogni tanto un po’ meno, ma comunque un sogno, di quelli da cui ci si risveglia sempre.

E una consapevolezza, beh anche più di una.

Prima di tutto che la mia vita è qui e, finché non me ne andrò definitivamente da Lisbona, qualunque cosa sarà una parentesi, la realtà è qui.

Seconda cosa è che, che io sia qui oppure lì, non c’è niente che io possa fare per mio figlio, certo magari aiutarlo economicamente se gli servirà, oppure stare ad ascoltarlo se vorrà parlare o sfogarsi, ma la sua vita la può gestire solo lui.
È la sua strada, non più la mia.

Terza cosa, non meno importante, è che nel momento in cui tornerò in Italia definitivamente non sarà per niente facile accettare una convivenza, con chiunque, fosse mia sorella o anche mio figlio.

Sono 20 anni ormai che io sono da sola, in modi diversi, ma da sola.
Ho le mie abitudini, le mie idiosincrasie, i miei modi di fare le cose.

Posso scendere a compromessi finché sono qui, in una casa che non è mai stata casa mia, che ha sempre avuto una definizione di temporaneo (per quanto ormai siano quasi sette anni che è temporanea).

Nel momento in cui dovesse esserci qualcosa di “definitivo” … se non sarò autonoma, e da sola, saranno problemi grossi!

Mi rendo anche conto che ho molta meno pazienza di una volta, che mi innervosisco di più, che sono meno disposta a dare altre possibilità a chi mi sta intorno.

Sto invecchiando davvero, diventerò in poco tempo una vecchia e grigia strega cattiva, che non riesce a stare con nessuno, che ha fatto del suo essere solitaria un vanto e andando avanti ne pagherà il prezzo.

A volte mi sento proprio sola.

Foto – settembre 22 e rush home

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