Ita set 23 – come dire FERIE!

Sono passati ormai una quindicina di giorni da quando sono tornata e solo adesso mi prendo il tempo per raccontare, e di cose da raccontare ce ne sono.

È stata una vacanza intensa, piena di piccole e grandi cose, che hanno riempito i 12 giorni in cui sono stata via, e avevo bisogno di mettere in ordine idee e ricordi, per dimenticare il meno possibile.

Ma soprattutto è stata una vacanza, stavolta, mi sono riposata quanto serviva, mi sono distratta dalla vita di tutti i giorni, dal lavoro, dai problemi a casa, ho perfino smesso di sognare gli ordini fin dalla seconda notte 😀

Andiamo a incominciare 😊

Come sempre un po’ traumatico ma dopotutto neanche tanto, sveglia alle 4 o giù di lì, chiusa la valigia, chiamato Bolt e uscita di casa il più possibile in punta di piedi verso le 5.

Ero sicuramente un po’ preoccupata per la situazione che lasciavo, visti i precedenti di cui ho parlato nel post scritto prima di partire, ma non è che potessi farci molto, ho chiuso a chiave la mia stanza, innaffiandola di Oust, e se TP decideva di venire a controllare… mi sarei regolata di conseguenza.

Alle 5:15 avevo già consegnato la valigia ed ero fuori dall’Aeroporto a fumare l’ultima sigaretta, aspettando di andare al Gate.

Poi storia normale, coda ai controlli, colazione al bar della sala d’attesa (un caffè e una brioche 5€, insomma prezzi da Aeroporto…), arrivo al Gate che già stavano chiamando per l’imbarco, il solito posto vicino al finestrino (prenotato, non mi fregano più) e il noioso volo di quasi 3 ore fino a Bologna.
Ogni volta mi chiedo cosa farei se dovessi fare voli più lunghi, dopo tre ore sono già esausta con schiena e gambe doloranti, se mai volessi andare in US o Brasile, giusto come ipotesi?

No idea, mi sa che in questa vita rinuncerò 😀

Anyway, poco dopo le 10 ero a Bologna, ritirata la valigia in tempi umani, stavolta, e via verso la macchina.

Eh, la macchina, è stato un po’ laborioso, con un caldo bestia a trascinarmi dietro la valigia senza sapere bene dove andare, ho anche chiesto informazioni ai ragazzi del parcheggio rent-a-car, ma non mi hanno detto niente di preciso, solo un vago “si si è laggiù…” non molto chiarificatore.

Quando finalmente ho capito mi sono messa ad aspettare, sotto il sole, una navetta che non sapevo se e quando sarebbe arrivata.
Una mezzora di attesa e poi, grazie Signore, è arrivata, pur col nome di un’altra compagnia di noleggio, ci sono salita senza dare troppe spiegazioni all’autista (rumeno e musone) e mi ha portato dove dovevo andare (e menomale).

Chi è abituato a noleggiare l’auto lo sa, ci sono due tipi di compagnie di noleggio, quando arrivi in Aeroporto.
Quelle che hanno lo sportello dentro l’Aeroporto stesso, e il parcheggio poco lontano, e quelle che invece ti vengono a prendere, con navetta o magari proprio te direttamente in macchina (come già mi è capitato sia a Bologna che a Malpensa).

Le compagnie che mandano la navetta molto spesso hanno un unico enorme parcheggio su cui si appoggiano aziende diverse (ma nessuno mi leva dalla testa che alla fine sia sempre la stessa con altri nomi).

Stavolta non ha fatto eccezione, io ho noleggiato con SurPrice, la navetta era di Centauro, la macchina di AutoOne.
Vacci a capire…

Gente accaldata che aspettava, impiegati nervosi e non troppo gentili, io che da brava aspetto sempre il mio turno mi sono resa conto che se non ti fai sentire un po’ (non aggressivamente, ci mancherebbe, non ne sarei capace, ma un po’) non ti si fila nessuno.

Alla fine ce l’ho fatta, mi ha accompagnato l’impiegato a ritirare la macchina, come al solito ti dice “è quella lì, ci faccia le foto, arrivederci”, un lusso stavolta a pensarci bene, quasi sempre ti danno la chiave e ti dicono “è quella che fa bip bip quando preme il bottone”.

Una Panda (esattamente quella che ho richiesto, e già questo è quasi strano), non troppi km, qualche striscetto che era già registrato nel contratto, serbatoio che sembrava pieno ma come a volte succede non lo era davvero, dopo pochi km già segnava una tacca di meno (ma come lo dimostri?).

Fra una cosa e l’altra era quasi l’una quando sono venuta via da lì e mi sono messa in strada per andare da Adriana.
Un paio d’ore, pian pianino e sbagliando strada solo una volta 😀

La mattina dopo, il 20 settembre, con Adriana siamo andate a fare un giro per la grande metropoli di Massa, col suo traffico intasato, mi sembrava ancora il lockdown, una macchina ogni quarto d’ora, un silenzio quasi tangibile.

Niente di che, un paio di km giusto per non stare a casa a mettere su kg, e poi volevamo andare a salutare Carla.

È un’amica di mia sorella, ne ho parlato un annetto fa quando suo marito è morto grazie all’inefficienza dell’italica sanità, e adesso anche lei sta male.
Magrissima, con una specie di turbante sulla testa, sta facendo la chemio ormai da qualche mese, con le relative conseguenze ed effetti collaterali.
Un salutino veloce, mi ha fatto piacere rivederla.

Ogni volta che vado a Massa la cosa che mi colpisce di più è il silenzio.
Io che ho appena finito di maledire (qui a Lisbona) il cane del palazzo di fronte, il tizio che suonava il clacson, gli aerei che mi rombano sulla testa, le voci della gente che fa festa in pizzeria… quando sono lì mi sembra di stare dentro a una bolla, mi sento un pesciolino dentro la boccia di vetro, come se fossi isolata dal mondo.

E verso sera siamo andati tutti e tre a fare un giro al mare, l’idea era di farci una passeggiata e una piadina.
Come altre volte Porto Garibaldi, la passeggiata lungo il molo fino al faro, i pescherecci che uscivano per la nottata in mare, la tranquillità del giorno che sta finendo.

La piadineria era chiusa per cui abbiamo trovato una piccola friggitoria coi tavolini all’esterno, una frittura e un’insalata di polpo, una birra, una bella cena e serata.
E un altro paio di km a piedi, non ditemi che non cammino mai 😀

Il 21 è passato con calma, a casa, a sistemare un po’ di vecchie carte, mangiare, dormire, insomma ero in ferie!!
Solo un salto al Tigotà di Codigoro a prendere un po’ di cose e il regalo per la Leo, il suo compleanno era alle porte e ancora non avevo preso niente.

E il 22, venerdì, dopo pranzo e sonnellino, sono partita per andare da Vale.
Come sempre quando vado il programma è la cena dal cinese, ormai è un appuntamento fisso che comunque comincia anche un po’ a stancarmi, magari la prossima volta vedrò di trovare qualcosa di diverso.
Tutto nella norma, per cui, no?

Solo una cosa diversa, stavolta.
Ultimamente, ormai negli ultimi anni, quella cena è sempre stata una cosa di noi tre, io, Valentino e Leone, all’inizio non per decisione o scelta, semplicemente Alice (la moglie di Vale) ha sempre avuto altri impegni, o stava male, o semplicemente sceglieva di stare a casa.

Non stavolta, è arrivata anche lei, ci ha raggiunto al ristorante, e la cosa mi ha stupito parecchio e ha stupito anche i miei ragazzi, che non se l’aspettavano.
Quando ho chiesto a Vale come mai ha alzato le spalle dicendo “e chi la capisce, non so mai cosa vuole fare”.

Niente di male, niente di che, un po’ di imbarazzo e disagio, quello sicuramente, ma non è che potessi dire di no, ovviamente.

Il 23 settembre era sabato e avevo pensato e programmato di andare in Prato della Valle al mercato con la Leo.
Anche questo sembra essere diventato un appuntamento fisso, sono passata a prenderla a casa, poi abbiamo trovato parcheggio abbastanza lontano dal Prato, e via a scarpinare fra gente e bancherelle.

Ho preso un maglioncino alla Leo, lei mi ha preso una bella borsa che stavo cercando (ho finalmente buttato via lo zainetto mezzo rotto e consumato), un paio di pantaloni, anzi due, e poi a casa della Leo a pranzo, anche questo sta diventando un’abitudine.
E dopo pranzo una passeggiata al Parco Europa lì vicino, da brave vecchiette in libera uscita.

Avevo avuto una mezza idea di andare con Leone a Villa Pisani (e mi sarebbe piaciuto anche con Vale, ma aveva un mercatino a Vicenza), c’era un bell’evento per la serata.
Ma, quando sono arrivata a casa, Leo non c’era ancora, doveva vedere una gara di non so cosa (ciclismo forse, boh) con i suoi amici e non era ancora tornato.
E quando è tornato era stanco (e io più di lui, lo confesso) e non abbiamo fatto niente, solo cenato a casa e buonanotte 😀

Domenica 24/9 Leone aveva altri impegni, gli scout mi sa, e non avevo certo voglia di stare in casa (con Alice…) per cui ho preso la Pandina e sono andata a Vicenza al mercatino di Vale.

E a proposito della Pandina, abbiamo riso in quei giorni perché sulla macchina c’erano una serie di adesivi dell’autonoleggio, “Noleggiami!!!” sul muso e “AutoOne” sul lunotto posteriore.
Si rideva perché dicevano che la macchina era in grassetto (Auto ONE -> read as “big”, not as number 1) pur essendo quello che era, una piccola Panda.

Autostrada, navigatore fino ad un parcheggio in pieno centro, e poi al mercatino da Vale che era in centro storico, vicino alla Chiesa di San Lorenzo, in zona pedonale.
Sono stata con lui un po’, fatto colazione, un giretto nella zona, e poi visto che era abbastanza occupato, soprattutto coi tarocchi, sono andata via.

Ma non avevo molta voglia di tornare a casa sua per cui mi sono fatta un giro sui colli, puntando il navigatore qui e là, ritrovando alcuni dei posti dove andavamo quando ero bambina e ragazzina con mia mamma, scoprendone altri… una piccola esplorazione dei miei Colli, un piccolo rientro nelle mie radici.

Ho scoperto che il ristorante sul Monte Rua, dove abbiamo festeggiato la mia cresima (qualcosa come 55 anni fa e anche di più), non solo esiste ancora ma che ci fanno un sacco di cose buone, pensa un po’.
Ho detto a Vale che la prossima volta che vado niente cinese, si va al Rua!!

Il lunedì, che Vale ha sempre libero dal lavoro, aveva un impegno in mattinata così ci siamo messi d’accordo con lui di trovarci alle Brentelle – Centro Commerciale della zona – per fare colazione insieme e poi io per prendere un po’ di cose da portarmi a Lisbona, lui per portare e lavare in tintoria un po’ di camicie, quelle che usa sempre quando fa i mercatini.

Non dico e non voglio dire niente a proposito di una moglie che magari potrebbe lavarle e stirarle a casa sua, ma da come è ridotta quella casa e l’enorme casino sempre più schiacciante che regna incontrastato non posso certo aspettarmi che lei si metta a stirare le camicie.

Non voglio spendere una parola in più, altrimenti ci vorrebbe un post solo per quello.
Ma alla fine l’ho detto!!

Insomma, avrò pure il diritto di fare la suocera, ogni tanto.

Siamo anche andati al Brico dove lavora uno degli amici storici di Vale, Michele, dovevo prendere le strisce adesive da mettere sulla porta della mia camera (per la puzza di fumo), e così gli abbiamo fatto un’improvvisata.
È sempre bello quando incontriamo uno dei suoi amici, che mi conoscono da quando erano tutti ragazzini, Michele mi ha visto e ha detto: “varda qua chi che ghe xe!” (ohh, look who’s there!) e mi ha abbracciato 😊

La sera la solita pizza coi vecchi amici di sempre, altro appuntamento fisso, che non può mancare.
Una pizzeria dove non eravamo mai stati (la nostra solita è chiusa al lunedì), Leo, Lella, Maurizio, gli stessi di sempre, la mia famiglia da quando andavo a scuola.

E i miei ragazzi, e di nuovo, come pochi giorni prima, Alice ha deciso di venire anche lei, ci ha raggiunti che eravamo quasi arrivati da dove avevamo parcheggiato.

Mi spiace doverlo dire ma l’unico contento che lei fosse lì era Leone (compresa lei, non la capisco proprio, se sai che poi stai male che vieni a fare? Per dispetto?), io sinceramente ero a disagio, Valentino pure, i miei amici hanno fatto buon viso a cattivo gioco e fatto finta di niente…

Valentino la capisce quanto me e mi dispiace così tanto quello che vedo quando sono da loro, ci sto male.
Ma io sono lì solo pochi giorni un paio di volte all’anno, lui convive con tutto questo ogni singolo giorno, non so come faccia.
Per forza cerca altro fuori casa, che sia il ballo irlandese o le uscite con gli amici, altrimenti scoppierebbe.

Mi è spiaciuto venire via da casa di mio figlio il giorno dopo, 26/9, con questa sensazione di nota stonata, ma il mio tempo era quello che era e comunque c’era la prospettiva della giornata da passare insieme a Vale e Leone a Venezia, almeno quello.

Ritorno tranquillo, mi sono goduta il viaggio di poco più di 100 km, la colazione fatta bene e con calma circa a metà strada, appena uscita dall’autostrada, la strada nel mezzo delle campagne ferraresi, la mia musica, i miei tempi.

Mi manca non avere la macchina a Lisbona, guidare è sempre stato un modo per me di ritrovare me stessa, di rilassarmi, di ritrovare nella solitudine, nella strada per la strada, il mio essere fondamentalmente un tipo solitario.
Mi manca sempre di più e chissà come andranno le cose negli anni che mi restano, se potrò…

L’arrivo a casa di mia sorella per pranzo, il sonnellino al pomeriggio, le chiacchiere e i panini per il giorno dopo, l’aspettativa per il giro che avevamo programmato e aspettato ormai da tanto tempo.

La mattina del 27 siamo partiti presto, ma non abbastanza, con Franco che come al solito si è fatto venire il panico da ritardo, una volta tanto non guidando nel suo sonnolento, noioso, modo.
Siamo arrivati a Fusina giusto in tempo, grazie anche a un paio di code trovate in Romea, Valentino era già arrivato con Leone e aveva preso i biglietti per il traghetto per tutti, così abbiamo solo dovuto fare una corsa e arrivare, quasi senza fiato, al molo del vaporetto che stava quasi per mollare gli ormeggi.

Ma ce l’abbiamo fatta.

In effetti quello è stato solo l’inizio dei problemi.
Giusto per far capire, il programma prevedeva che fossimo sulle 10:30 a Zattere (Canale della Giudecca), lì una nave ci avrebbe prelevati per portarci a S. Marco dove avremmo dovuto cambiare nave e partire per il giro delle 3 isole, Torcello, Murano e Burano, con pranzo prenotato.

Peccato che si sono persi la prenotazione, o meglio il Tour Operator (VivoVenetia ) non l’ha comunicata alla Compagnia di Navigazione (Il Doge di Venezia), per cui non è venuto a prenderci nessuno.
Siamo stati sotto il sole su quel molo abbastanza fatiscente e assolutamente deserto per almeno un’ora, a forza di telefonate e rimbalzi da una all’altra delle parti in causa, non dipende da noi, a noi non è arrivato niente, e via così.

Alla fine è andato tutto nel modo migliore possibile, si sono parlati fra loro, hanno mandato appositamente una barca per portarci a S. Marco, ci hanno aggiunto ad un altro Tour – solo 2 isole, Murano e Burano, non c’era il tempo per fare altro – e con tutto questo ci hanno rimborsato completamente i biglietti pagati, il giorno dopo avevo l’accredito sulla carta.

Il giro delle isole è stato molto bello, pur con tempi un po’ stretti, siamo riusciti a vedere quasi tutto, il maestro vetraio di Murano che soffiava il vaso di vetro e creava il classico cavallo, le viuzze con le case colorate di Burano, il pesce fritto, le isole e le barene in laguna, Venezia vista dal mare, tutto lo spettacolo che potevamo aspettarci.

Abbiamo concordato con Adriana, Franco e Valentino che se vogliamo fare un giro così, un’altra volta, è meglio se ci muoviamo autonomamente, coi mezzi pubblici e coi tempi che decidiamo noi.
Anche se, dopotutto, non ci sarà da aspettarsi di spendere meno, a Venezia prendere un vaporetto per 75 minuti costa 9€ per noi poveri turisti, non ti regalano mica niente.
Ma, come dicevamo fra noi, Venezia è Venezia per cui si mette in conto di spendere un bel po’, a prescindere.

Tutto è finito verso le 7 di sera a Fusina, abbiamo salutato Vale e Leo, li rivedrò a novembre, e via verso casa, un’altra ora e mezza di Romea; siamo arrivati a casa esausti, sfatti.

Ci abbiamo messo un giorno intero a riprenderci dall’avventura, che vuoi, siamo vecchietti ormai, abbiamo tempi di recupero piuttosto lunghi 😀

Ma venerdì mattina è iniziato bene, appena sveglia ho trovato l’accredito dello stipendio, il che va benissimo, e una mail di TP dove mi comunicavano che la mia richiesta di lavorare dall’Italia è stata approvata (ne parlavo nel post), dal 21 novembre al 24 gennaio sarò lì, e questo mi va ancora più bene, almeno potrò vedere i miei bimbi più spesso e sarò dai miei per Natale.

Così ho detto a mia sorella: andiamo a fare una passeggiata al mare?
Detto fatto, io e lei siamo andate a Porto Garibaldi, abbiamo comprato il pesce dai pescherecci appena rientrati dalla notte in mare, abbiamo fatto colazione al bar, poi abbiamo preso il traghettino pedonale per andare dall’altro lato del canale, al Lido degli Estensi, e abbiamo camminato giù giù fino al faro, e ritorno 😊
E per non farci mancare niente abbiamo fatto colazione un’altra volta!

Era quasi mezzogiorno quando siamo tornate a casa, con Franco che già aveva iniziato a brontolare 😀

E la sera ci siamo fatti la nostra bella cena di pesce!!

Sabato 30 settembre, ultimo giorno intero delle mie ferie, Franco aveva un’ecografia da fare a Ferrara nel primo pomeriggio e allora tutti via, si va a fare il giro del Castello degli Estensi, che io non avevo mai fatto e, paradossalmente, neanche Franco.

Bello, interessante, completo (a parte la torre con non so quanti scalini, che abbiamo evitato), un pezzo di storia ben esposto, dalle segrete alle cucine ai saloni dei nobili, ho fatto un bel po’ di foto.
Beh come sempre 😀

E serata con una bella pizza, mi sembra giusto.

E anche l’ultimo giorno è arrivato, come sempre fa.
Finito di sistemare le cose in valigia, un pranzo veloce e presto, sull’una ho salutato mia sorella e mio cognato, già sapendo che per fortuna li rivedrò entro meno di due mesi, e sono partita verso Bologna.

Dovevo consegnare la macchina ed essere in aeroporto al massimo entro le 15:30 e tutto è andato secondo i tempi, a parte il volo che è partito con un’oretta di ritardo, che in parte ha poi recuperato.

Per le 9 ero a casa, stanca ovviamente, ma stavolta, come dicevo, davvero rinfrancata dalle vacanze.

A questa pagina metto le gallerie di foto, aggiungo anche gli screenshot delle mie recensioni dell’agenzia VivoVenetia che ho pubblicato su Google e TripAdvisor, forse sono stata generosa ma secondo me si meritavano quello che ho scritto.

e… Italia, ci vediamo a novembre!!

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