Coimbra, Porto e su di lì

Prima cosa che devo dire: sarà un post parecchio lungo, mettiti comodo.

Altra cosa, le foto.
Quelle di Nazaré e Coimbra sono qui 🙂
Quelle di Guimaraes, Porto e Peniche sono qui 🙂

21 02 2020

La giornata non è iniziata benissimo, o meglio è iniziata moolto moolto presto.

Come spesso succede mi sono svegliata per andare in bagno e di solito, grazie alla mia mezza pastiglietta, mi riaddormento quasi subito quando torno a letto.

Ieri sera però siamo andati a cena coi colleghi di Nielsen (dovrei dire ex colleghi, ieri era il mio ultimo giorno con loro) e siamo andati a cena in churrasqueria, 4 chiacchiere, un po di “ti ricordi quel tizio, quella chiamata, quel collega…”
(la foto è quella di un negozio lungo la strada fatta al ritorno, carina l’insegna, vero?)

Insomma una bella serata, un po’ di malinconia doverli salutare ma si fanno delle scelte e ci sono sempre delle conseguenze.

La serata non è finita tardissimo, alle 11,30 ero a casa, ma un po’ il pensiero di fare la valigia, un po’ che era passata la solita ora con la botta di sonno, alla fine ho spento la luce all’una, senza prendere la pastiglietta.
Genio che sono.

Per cui una volta svegliata non mi sono più riaddormentata, erano le 4,30.
Quasi le 5 quando mi sono arresa e ho fatto il caffè, ormai le 6,30 passate quando volevo provare a dormire un altro po’ e sono cominciati ad arrivare i messaggi di auguri su whatzapp.
In fondo era il mio compleanno.

E allora addio, fine della nottata.

Questa la premessa, che ci vuole sempre.

Quando sulle 9,30 ho provato a chiamare Bolt per andare a prendere la macchina noleggiata è arrivata la prima sorpresa.
La mia Carta non sembra essere più accettata per questo tipo di pagamenti, non ho idea del motivo, dovrò andare a chiedere alla mia banca ma non so quando ci riuscirò, con i nuovi orari.
Allora ho preso un taxi, che mi è sicuramente costato un po’ di più.

Il ritiro della macchina senza problemi, a parte che ho sbagliato a girare e non riuscivo piu ad uscire dall’autonoleggio.
Ma sono imbranata, lo so.

E poi avevo un po’ paura a guidare, il traffico, le code, il navigatore che cadeva sempre, insomma anche la stanchezza iniziava a farsi sentire.
Sono passata a casa a prendere la valigia e alla fine mi sono decisa.

Via, si parte.

In fondo uscire da Lisbona non è stato cosi drammatico.
Ho provato a fissare il telefono con Google Map col nastro adesivo ma non è decisamente il massimo, domani dovrò trovare un altro sistema, così è decisamente poco pratico.

La strada è molto bella, tutta autostrada ovviamente se no ero ancora a Lumiar a quest’ora.
Ma scorre bene fra le colline e le pale eoliche, con l’idea dell’oceano alla tua sinistra, salendo verso il nord del Portogallo.
Ma è più lunga di quello che credevo, o meglio sono un centinaio di km arrivare a Nazaré ma non ci sono decisamente più abituata, mi sembrava di non arrivare mai.

Ripensandoci adesso mi chiedo se pensavo di poter volare.
Alle 12,30 ero sul miradouro di Nazaré, meglio di cosi solo con un Ferrari, si e no.

Ci sono dei tratti in cui la strada passa attraverso dei boschetti, con alberi altissimi, magri magri, con ciuffi di foglie solo in alto, vicino alla cima.
Vedi questi pali nudi che si lanciano verso il cielo, ma alti, non ho idea di quanto, 20 o 25 metri, almeno.
Ci si passa quasi arrivati a Nazaré e sembra di entrare in una bolla del tutto diversa da quello che c’era prima e che c’è dopo.

Sono andata a Nazaré per vedere le famose onde, paradiso dei surfisti, e all’inizio sono stata un po’ delusa, era troppo una bella giornata, il mare era calmo, quasi liscio.
Ma quando sono scesa alla spiaggia mi sono consolata, spiaggia lunghissima di sabbia dorata e ocra, onde di almeno 2 metri, molto bello.
Vorrei riuscire a portarci Valentino e Leone quando verranno a trovarmi.

Lunga passeggiata sul lungomare, prese le calamite per Vale e Adriana, e casa mia of course.

Piccola nota sul tempo.
Porca miseria, il mio compleanno in maniche corte non mi era mai successo, a Nazaré faceva un caldo maledetto, c’erano sui 25°, ad un certo punto mi sono fermata con la macchina e mi sono spogliata, per miracolo avevo portato una maglietta che è stata una benedizione.

E poi via per Coimbra.
Mi sono fermata un paio di volte in area di servizio, se avessi trovato un angolino dove stendermi avrei dormito di sicuro.

Alle 4,30 circa ero a Coimbra, un casino.
Traffico intasato, il parcheggio dov’è?

Ma poi trovato l’albergo, messa la macchina nel parcheggio convenzionato, e via in giro per Coimbra.

Mi piace davvero molto, città evidentemente antica, storica, arroccata su colline per cui tutta stradine col porfido, salite tagliagambe, scale, vicoli larghi a volte meno di 1 metro, curve fra i vecchi palazzi, di quelle che ti fanno dire: ok arrivo alla prossima giusto per vedere cosa c’è, e poi alla prossima, e quella dopo, e le gambe diventano piombo e il fiato non te lo ritrovi proprio più.
Per cui aspetti un po’ e… ricominci a salire.

Stupenda.

Mi ricorda un po la mia Padova con le sue viuzze e i palazzi storici.
E mi ricorda Perugia, studenti dappertutto, Coimbra vive sull’universita, come PD e PG, e vedi ragazzi dappertutto, chi arriva, chi parte, valigie su e giù per le stradine e le scale, voci di ragazzi che ridono dietro ogni angolo.
Ormai era sera, e buio, quando sono riemersa da quel mondo quasi incantato.

E alle 7 puntuali come svizzeri i negozi hanno iniziato a chiudere, tutti (tranne i bar/ristoranti e i cinesi).
Alle 7 e 5 era tutto chiuso.

Sono riuscita comunque a prendermi i suspiros (anche per Vittorio che me li aveva raccomandati) e sono tornata verso l’albergo.

Un ristorante lì vicino, bachalau a bras con patate fra una chiamata e un messaggio e l’altro, e alle 9 ero in camera.
Dopo aver parlato con Valentino, la Leo, WA con Vale e Massi, e tutto il giorno con mille persone, ma cavolo si sono ricordati di me in tantissimi, non ci credevo.

Stanchissima, prendo la pastiglietta e dormo, devo recuperare che domani c’e il resto…
Buonanotte.

22 02 20

Altra lunga giornata.

A Coimbra dicono “obrEgada”, l’ho sentito più di una volta nel bar dove ho fatto colazione (quella dell’albergo era proprio misera), poi nel mercato vicino all’ingresso del parcheggio.

Non so abbastanza di portoghese da riconoscere altre differenze ma obrEgada si nota.

Prima di partire mi sono fermata in un bazar di cinesi e ho trovato il supporto per il navigatore da auto, va benissimo alla Pandina, almeno quel problema è risolto.

Prima di lasciare Coimbra sono andata al parco lungo il fiume, Parque Verde do Mondego, quello dove c’è il coloratissimo Ponte Pedonal Pedro e Inês, ho fatto una passeggiata fra canoisti e bambini, cani a spasso coi loro padroni e paperelle.

E poi sono partita verso Porto.

Lungo l’autostrada una delle uscite è Pombal, paese dove nel 1782 è morto il famoso Marques che ha gestito l’emergenza del terremoto a Lisbona nel 1755, fra moltissime altre cose (Vedi Wiki)

Sono arrivata a Porto circa sull’una e sono andata direttamente in albergo.
La camera non era ancora pronta così ho mollato lì la valigia e sono ripartita per Guimarães.

Sono irrequieta, quando arrivo in un posto ho subito voglia di ripartire, sono andata solo su al castello, fatto una passeggiata e qualche foto nel parco e dopo un’oretta sono ripartita.

Ho saltato Braga, era uno dei posti dove volevo andare ma non sapevo se poi ce l’avrei fatta ad arrivare in Spagna.

Non che da lì sia lontana ma poi avevo tutta la strada di ritorno fino a Porto, ero un po’ stanchina.
E in Spagna ci sono arrivata, per modo di dire.
Oh si, la “frontiera” l’ho passata (il solito ponte col cartello che dice “ESPAÑA” e il navigatore che dice “prosegui dritto”).

Tempo un’oretta ho fatto quello che volevo fare, piccola scorta di tabacco (mi chiedo come mai ci sia una differenza così grande di prezzo fra Spagna e Portogallo, circa il 30% in meno), pieno di benzina (stesso discorso, 30 cent di meno al litro), acciughe e Mejillones in scatola (inesistenti in PT).
E regreso a Portugal.

Ritorno passando per Viana do Castelo, seguendo la strada lungo la costa, cena ad un ristorante proprio in riva al mare (Restaurante Coral) dove ho mangiato i secretos de porco preto.

I secretos sono quella parte della pancetta che sta fra i due strati di grasso, molto morbida e tenera, cucinata in modo particolare.
Il porco preto è il maiale nero, razza spagnola che si trova anche in Portogallo, con la carne molto saporita e un po’ selvatica.

E laggiù una notte stellata che difficilmente si riesce a vedere a Lisbona.

Lungo la strada mi fregavano sempre i semafori.
Anche in Italia in certe zone ce ne sono così, ma non così tanti.
Nel bel mezzo del nulla, fra un paese e l’altro, appena iniziava il tratto col limite di 50 track, c’era un semaforo.

Che immancabilmente scattava rosso quando arrivavo, anche se ormai avevo rallentato, non c’erano santi.

Il ritorno l’ho fatto tutto su strada normale, niente autostrade, avevo paura che la monotonia mi facesse addormentare.
E mi è venuto un dubbio.

Ma se imposti il navigatore in “evita pedaggi” non è che Google si diverte a farti fare le stradine più imbucate che trova?
Di notte, con solo la voglia di arrivare ad un letto, arrampicarsi su per stradine strette in mezzo alle colline e ai boschi, solo Google poteva.

E anche farmi fare strade attraverso zone industriali ovviamente deserte, alle 10 di sera di sabato chi vuoi che ci sia?
Un cavallo!

Poverino, era lì in mezzo ad un tratto incolto, recintato, che brucava qui e là, incuriosito quando mi sono messa vicino alla rete a fumare una sigaretta, come dire che ci fai da ste parti?

Poi ogni tanto si sbucava su un tratto di autostrada non a pagamento e allora via, recuperi il tempo perduto.

Arrivando a Porto una curiosità.
Sono passata davanti ad un ristorante che si chiama Tourigalo con un logo stranissimo.
Sembra un mix, un maiale con la coda da vacca e la testa di un gallo.
L’ho trovato poi, cercando le immagini 🙂

Ultima chicca della lunga giornata l’entrata per il parcheggio dell’albergo, strettissima, non ho idea di come ho fatto a non fare le fiancate nuove alla Panda, nè di come abbiano fatto le altre macchine che c’erano lì, è un mistero, oltre che un miracolo.
Buonanotte.

23 02 20

Stanotte ho avuto un freddo incredibile.
Per poi accorgermi che nella camera c’era anche un armadio con 2 coperte (mica l’avevo visto) e che avevo la finestra aperta.
La stanchezza fa strani scherzi (e io sono rincoglionita di brutto).

Giornata in giro per Porto.

Ma quanti caxx di italiani ci sono a Porto?
Mi pare più che a Lisbona, li senti dappertutto.
Si ma, che altre lingue si sentono andando in giro per la città e le zone turistiche?
Beh, parecchie, verrebbe da dire tutte.

Francese, inglese ovviamente, tedesco, parecchio spagnolo, giapponese.
E ogni tanto perfino portoghese.

C’è un orso che suona il basso all’inizio del ponte, lato monastero.
Glielo dai volentieri 1 euro, sia per la bravura che per il coraggio, fa parecchio caldo, io sono in maniche corte, lui porello con tutto quel pelo fra un paio d’ore sarà fradicio, oltre che bollito.

Porto è una città non grande ma molto serena, anche se intasata di turisti.
Ma dopotutto lo sono anch’io, no?

Ho preso la Metro a Marques e sono scesa in pieno centro, un monumento, una chiesa, un palazzo, la libreria Lello (quella di Harry Potter), la chiesa del Carmo, il tram (che non sono riuscita a fotografare), la cattedrale, le mura antiche, il Ponte di ferro (Luis I), il monastero…

Ma quante cose da vedere, tutte lì, una dopo l’altra, una viuzza dopo l’altra, dopo ogni angolo una nuova cosa da scoprire.
Bello, bello, mi sono innamorata della città.

Ma sono stanchissima dopo questi 3 gg di corse, verso le 4 ho ripreso la metro e sono tornata in albergo, mi sono fermata a prendere qualcosa al Pingo di Marques, sia per adesso che per il viaggio di ritorno domani.

Ho quasi 400 km da fare, così ridendo e scherzando, vorrei partire per le 9 e fare una tirata fino a Peniche, aree di servizio a parte.

Girare per Porto in mezzo a frotte di turisti continuava a farmi venire in mente la Leo.
Leo: non sono entrata in nessuna chiesa, museo, castello, monumento, cesso pubblico, lo giuro!
Giusto un caffè stamattina ma non volevo, non è colpa mia!!!
Mi hai traumatizzato 😀

Ci metterò anni prima di tornare a girare il mondo come facevo prima, senza un caxx di pensiero agli itinerari turistici e a “cosa c’è da vedere (per cui bisogna vedere) in questo posto?”

Tornata in albergo ho dormito un’oretta e dopo stavo decisamente meglio. Ho fatto una doccia e sulle 6,30 mi sono vestita per andare a mangiare qualcosa.

La cena è stata un’esperienza, molto carina direi.
Il posto l’ho trovato su GMaps, non lontano, un quarto d’ora a piedi, si chiama O Barril, un ristorante birreria stile pub inglese.

Erano le 7 che ero li e stranamente vedevo gente in giro che sembrava andare tutta li dentro.
Io che pensavo che alle 7 di sera avrei trovato quasi vuoto, troppo presto per cenare?
Macché, tavoli liberi zero, un posticino al banco, nell’angolo vicino alla porta.

Ho scoperto dopo che c’è una partita del Porto con chi-lo-sa (Portimao mi pare) e quelli erano tutti tifosi che poi sarebbero andati alla partita, lo stadio di Porto è a 1 km da lì.

Ma va bene, à la guerre comme à la guerre, no?
Alla mia sinistra avevo un distinto signore che rosicchiava fave e bagigi, alla mia destra una coppia che mangiava francesinha.

Questa è la volta buona che assaggio la vera francesinha, quella di Porto!

Il cameriere parlava velocissimo, io ho cercato di dire “parla lentamente” ma quello era di corsa e ha fatto a modo suo.. e mi ha portato il menu.
Con il signore a sinistra e il ragazzo a destra siamo riusciti a capirci un po’ meglio, quando hanno sentito che sono italiana se ne uscivano con qualche parola in italiano, o almeno ci assomigliava.
Anche troppo, direi.

Poi il signore ha iniziato a dirmi che fra il portoghese di Porto e quello di Lisbona c’è un abisso, “come l’italiano a Milano e quello a Napoli” ha detto.
Ho evitato di dirgli che a Milano senti parlare più con accento pugliese o siciliano che milanese, ho detto che afferravo il concetto.
E come posso non capirlo, da brava veneta e nordica, lo so bene cosa vuol dire.

E lui da bravo nativo di Porto ha anche detto che Lisbona fa schifo, che ci ha lavorato 20 anni e non gli piace per niente… non che ci sia da stupirsi, l’antagonismo fra le 2 città è famosissimo e risaputo in Portogallo, proverbiale.

La birra… cerveja in portoghese, e vabbé, ma la birra alla spina a Lisbona si chiama Imperial, a Porto è Fino.
Um fino, per la precisione.
Guai chiedere un imperial a Porto, ti odiano subito, qui è solo fino, e basta.

E la francesinha.
L’avevo mangiata una volta a Lis ed è molto diversa, proprio un’altra cosa.

Dunque: una fetta di pane, quello quadrato, da toast (a Lisbona, qui è morbido pane bianco, sempre in cassetta), una fetta spessa di prosciutto cotto, uno strato di salsiccia (a Lis ci hanno messo i wurstel), una fetta di carne, tipo bistecchina, penso che sia maiale (a Lis era petto di pollo), altra fetta di pane, tutto coperto di abbondante formaggio che cuocendo cola e copre tutto, un uovo all’occhio per completare.

Il tutto in una salsa che… dovrebbe essere a base di farina, latte, birra e vino Porto secco, poi chi lo sa.
Il gusto dei vari ingredienti diventa un gusto unico, niente prevale sul resto.

Inutile dire che quella a Lis non era per niente cosi, posso essere stata sfortunata io quella volta a Lisbona, certo, ma le imitazioni quasi sempre non riescono a diventare meglio dell’originale.

Anche se ho un dubbio.
Credo che se andassi a mangiare la francesinha a Porto in 20 posti diversi la troveresti sempre diversa.
Troppe variabili.

Però molto buona e decisamente nutriente, non credevo che l’avrei finita tutta, ovviamente accompagnata dalle immancabili patatine, da non dimenticare ????

Cmq in una mezzora ho cenato, il ragazzo a fianco a me mi ha offerto il caffe (in effetti gli avevo chiesto se potevo offrirglielo io ma ha detto che ero io l’ospite.. ) e sono tornata in albergo, per scrivere tutto e non dimenticarmi niente.

Domani si torna a casa, fine della vacanza, ma passo per Peniche, magari un giretto veloce.
Buonanotte 🙂

24 02 2020

Il ritorno è lungo, dall’albergo a Porto fino a Peniche GMap dice 261 km e ci sono tutti, in autostrada è vero, ma non finivano mai.
Il bello è quando, uscita da Porto, il navigatore dice “prosegui sempre dritto per 170 km”…
Mamma mia.

Il paesaggio intorno è bellissimo, colline, vigne, boschetti, un bel tratto con nebbia (ci crederesti?), poi finalmente l’uscita, che non vuol dire che sei arrivato, solo che esci dall’autostrada.
Arrivare a Peniche sono ancora 30 lunghi km.

Ma lo so, sono io, quando sono di ritorno non guardo o apprezzo più niente, voglio solo arrivare.

A Peniche non sono neanche andata vicino alla spiaggia, solo su fino alla fortezza e una mezz’ora a camminare sul molo della darsena, quasi fino al faro e all’uscita del porto.
Quasi, perchè ad un certo punto mi sono resa conto che non avevo poi tutta sta voglia di camminare, al contrario dei giorni precedenti c’era un bel vento fresco, per non dire freddo, e poi volevo solo andare verso casa.

Per cui sono tornata indietro e via verso Lisbona.
Ma per la strada normale.

Un centinaio di km su e giù per colline, di nuovo a far divertire Google, su di qua, giù di la, ho trovato perfino un paese che si chiama Perna de Pau (perna vuol dire gamba, Pau è il cognome del mio ex marito, oltre che di mio figlio e nipote 😀 )
E se trovi la gamba della tua famiglia beh, allora sei alla frutta.

Ed ero proprio alla frutta quando sono arrivata a casa, ho mollato i bagagli e ho riportato la macchina dove l’avevo noleggiata.

Come chiudere questi giorni che mi sono regalata per il mio compleanno?

Beh devo dire che mi sono fatta un regalo davvero bello, ho ripreso possesso del piacere di viaggiare “per il viaggio, non per la destinazione” come piace a me, ho staccato dalla monotonia e visto un po’ meglio questo posto che adesso chiamo casa.

Posso finalmente dire che ho fatto il Portogallo da cima a fondo, non certo con tutto quello che ci sta in mezzo, ma è come dire l’Italia dal Brennero a Reggio Calabria.
Oddio, il Portogallo da un capo all’altro sono circa 570 km, l’italia è più del doppio (isole escluse), ma l’ho fatto.

E sto davvero bene, adesso, sono carica e pronta per ripartire, mi mancava davvero sentirmi così.

Al prossimo giro, promesso!!

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