21 Settembre 2013 h. 8.45
Come in tutte le cose c’è un “dopo”
Quello che resta, dentro di noi e nella vita che continua.
Quando se ne va una parte così importante di te la prima cosa è il vuoto, il senso di assenza.
Poi i ricordi, quelli che a volte erano sepolti dentro di te e credevi persi, che riaffiorano come una slideshow a singhiozzo, una cosa qui e un’altra lì.
Le parole che diceva, le piccole abitudini che aveva, le cose che amava, il modo di guardare e come sorrideva solo a te e come ti abbracciava.
Quei ricordi che sei felice di avere perchè devono sovrapporsi e possibilmente far sparire quelli che ti sono rimasti impressi negli occhi e nell’anima, quelli degli ultimi giorni.
E, razionalmente e no, vai in cerca di immagini felici, magari quelle di quando eri piccola, magari immagini che sono tue e solo tue, per farne tesoro
Non so cosa ho scritto qui, non so se ho parlato della sua vita, e non ho voglia di rileggere la cronaca di quei 70 giorni di agonia, non me la sento, non ancora
Se mi ripeto.. pazienza.
Lei.. nata nel 1925, nel periodo fascista, seconda di 3 fratelli..
Il più grande se n’è andato 2 anni fa.. ciao zio
La sorella più piccola, la zia Piera, racconta cose di cui la mamma non parlava mai, con una dignità e una tristezza infinita.
Lei che ha avuto dolori immensi, che ha perso un figlio di 23 anni, che ha superato un cancro, vive con dolori fortissimi che le impediscono quasi di muoversi ma è presente e razionale più di me, ha una capacità di ricordare che le invidio sempre.
E dice “sono rimasta solo io”
La mamma, la sua giovinezza nel periodo della guerra e subito dopo, l’incontro con mio padre, gli anni duri e poi le prime schiarite.. e la malattia di papà.
Quando lui se n’è andato lei aveva 41 anni e due figlie da crescere da sola.
E gli anni dopo, gli anni buoni, in cui restava aggrappata alla memoria di mio padre e rifiutava anche di prendere in considerazione la possibilità di rifarsi una vita.
Finchè ha conosciuto Nemesio e lui da buon Acquario, che punta una preda come un segugio, si è intestardito, ha fatto e lottato e alla fine è riuscito.
Si sono sposati nel 1987, la mamma aveva 62 anni, lui 57.
E la loro vita insieme per 26 anni, una seconda vita per lei, felice.
Finita meno di 2 mesi fa.
E adesso tocca a lui.
Forse è ironico, forse come una favola un po’ sbilenca.
Lui si è ammalato a febbraio, quel cancro lo ha divorato piano piano, cambiandolo, rendendolo cattivo, insofferente, come spesso succede la malattia ha tirato fuori il peggio di lui.
Di questo so di aver già parlato.
Mi rendo conto di provare un rancore forse irrazionale, mi rendo conto che forse voglio dare la colpa a qualcuno, a tutti i costi, per qualcosa che era inevitabile quanto naturale.
Ma la sua cattiveria si riversava sulla mamma, la trattava male, la faceva soffrire, lei era il suo solo oggetto di sfogo.. fino all’infarto…
E dopo, durante la malattia e dopo la morte della mamma, ogni volta che lo incontravo lui mi chiedeva scusa… sempre, più volte, ogni volta.
Ora tocca a lui.. è stato ricoverato una decina di giorni fa, come una storia speculare a quella della mamma, sembrava che lo mandassero a casa in poco tempo ma si è aggravato.
Adesso è in un Hospice ad aspettare di morire, e non dovrà aspettare molto, ormai è questione di giorni.
Ironico, un domani sarà anche definito bello, come dicevo, una specie di favola
Lui si ammala.. lei si ammala..
Lei se ne va… lui se ne va..
Arriverà il momento in cui potrò anche sorridere pensando alla loro storia, quando le ferite si saranno cicatrizzate, per ora no.
P:S: h. 15.30
Quello che ho scritto stamattina lo potevo scrivere ieri o una settimana fa, il caso ha voluto che stanotte ripensassi a molte delle cose che sono successe e a quelle che dovevano succedere ancora prima di chiudere definitivamente questo capitolo.
Ancora non sapevo che il capitolo si è chiuso ieri sera alle 21.40 quando lui ha smesso di respirare e se n’è andato.
Nonostante tutto .. Ciao Nemesio