E’ vero… non finisce mai finché non è finita.
Che banalità, vero?
Eppure le cose succedono a volte senza darti neanche il tempo di capire a che punto sei, si muovono di vita propria e tu stai affannato a rincorrerle, ogni volta pensando di aver capito.
Per renderti conto alla fine che l’unica cosa certa è che non hai capito niente.
La mamma ricoverata in un altro reparto, vederla stare meglio un giorno dopo l’altro, iniziare a pensare alla logistica…
Trasporto in ambulanza fino a casa a Ferrara, procurarsi letto, sollevatore e quant’altro serve, organizzare per assistenza medica e invalidità.
Pensando di avere tutto il tempo
E arriva una telefonata, sulla strada per tornare da lei, giovedì mattina (20 giugno)
“signora, i primi giorni della settimana prossima la dimettiamo.. “
porca miseria, e adesso?
“possiamo temporaneamente portarla in un altro reparto, di lungodegenza, ma solo il tempo che vi serve a organizzarvi..”
Perfetto, facciamo così.
Venerdì il passaggio…. che desolazione.
Pensavamo non esistessero più posti così.
Un reparto con vecchi parcheggiati nei letti, assistenza e pulizia minime, pochi operatori a seguire troppi ricoverati con mille esigenze diverse.
Una dottoressa piena di buona volontà ma sola contro problemi di tutti i tipi.
La mamma, poverina, lei fa sempre buon viso a cattivo gioco, cerca di sorridere e di essere gentile con tutti, come sempre.
Ma come si fa… c’è una ricoverata davanti al suo letto che chiama tutto il tempo, giorno e notte.
Chiama tutti urlando, parenti in visita alle altre malate, operatori, infermieri.
“senta leiii…. mi aiuta? devo mangiare, me la sono fatta addosso, mi pulisce? mi mette seduta? mi mette stesa? devo fare pp… signoraaaaaa …”
Il cambio e la pulizia? si aspetta il prossimo turno degli inservienti, non hanno tempo.
I pasti? se c’è qualche parente presente, si mangia… se no si aspetta….
E in tutto questo… beh se la mamma sta meglio, pazienza, pochi giorni e la portiamo via di là.
ma..
Parlando con la dottoressa, il primo giorno, leggo la diagnosi del medico dell’altro reparto e appena riesco mi copio una parte di questa diagnosi:
Paziente con edema polmonare acuto recidivante, con cardiopatia ischemica, insufficienza mitralica rilevante, stenosi aortica lieve-moderata, disfagia orofaringea..
Insomma: il danno al cuore, non può ingoiare solidi e i liquidi potenzialmente possono aggravare la polmonite che ancora non è del tutto guarita…
Questa sarebbe una paziente che si può dimettere?
Questa è una paziente che si può parcheggiare in un reparto geriatrico, senza proseguire le cure, in un ambiente malsano, senza assistenza?
Ma .. ma…
Siamo tutti abbattuti, sconcertati, avviliti…
E’ assurdo, semplicemente assurdo, non saprei chi ringraziare, i tagli alla Sanità, il progresso oppure la gente che si è spontaneamente dissociatà dalla terza età.
L’unica cosa positiva seppure in mezzo a 1000 problemi. è che tua madre potrà ritrovare la sua “giovinezza” con le sue figlie, magari un ambiente sereno l’aiuterà a guarire e a vedere qualcosa di diverso dalla “vita” a Padova.
Non so cosa dire, questa è la sanità italiana, io all’ospedale di Bollate ho trovato un servizio quasi alberghiero da clinica privata, all’ospedale San Paolo di Milano un anno prima non avevano capito che con la minima dose efficace dell’anti-epilettico l’aveva fatta cadere in uno stato catotonico e con le mie sorelle si stava cercando un hospice dove portala per “aiutarla a chiudere gli occhi”. Ero già rassegnato, ma vigile ed attento a chiedere ulteriori informazioni ai medici il giorno dopo la notizia, poi, per fortuna, una dottoressa le ha abbassato ulteriormente la dose dell’anti-epilettico e il giorno dopo è tornata a casa sua. Mia madre non parlava già più, ma le sue lacrime di gioia nel sentire i rumori di casa sua, le voci conosciute,me le ricordo ancora benissimo. Portando a casa tua madre il prima possibile non fai altro che farle del bene
Servirebbe per tua madre più che un reparto di degenza un reparto di riabilitazione, ma in Italia…….