Devo riuscire a condensare quei due giorni in una pagina.
Devo e voglio, perchè sono stati densi e imprevedibili e ho bisogno di mettere ordine nella mia testa, di razionalizzare.
Ammesso che si possa razionalizzare un tumulto di emozioni e renderlo in parole.
Due giorni.
Giovedì 6
Iniziato col viaggio da Massa a Padova pieno di pensieri e di aspettative, e anche di speranze, perchè no.
Un passaggio veloce da Anna, meravigliosa amica che mi è stata e mi è vicina come nessuno in questo momento, e poi in ospedale dalla mamma per il pranzo.
Bestemmie per trovare parcheggio, un paio di km a piedi sotto il sole e col male ai piedi.
Una telefonata dalla figlia del marito di mamma, Fabrizia, lui era di nuovo in Pronto Soccorso, aveva avuto una crisi e non riusciva a respirare.
Poi da lei.. era giù, la mattina non era stata bene, le mancava il fiato..
poi man mano che stavo lì si è rasserenata, ha mangiato un po’ e quando l’ho salutata sorrideva ed era un pochino più serena.
Di nuovo in ufficio da Anna, volevo chiederle informazioni sulle strutture di riabilitazione che esistono per casi come quello della mamma ma non ne ho avuto la possibilità, entravano clienti in continuazione e lei era sempre impegnata.
Sono tornata presto in ospedale, ho trovato facilmente parcheggio e sono rimasta in macchina ad aspettare il momento di entrare.
Di nuovo la chiamata di Fabrizia, uscivano dal Pronto Soccorso dopo 3 ore con un antinfiammatorio e una pacca sulla spalla.. e con loro di nuovo dalla mamma.
Lui era uno straccio, ha resistito pochi minuti e se ne sono andati subito.
Io sono rimasta con lei fino alle 8 passate e quando l’ho lasciata stava benino.
Venerdì 7.. ieri
Ho dormito da Anna, mi sono alzata con calma, ho giocato un po’ con la mia gatta e sono andata in ospedale a mezzogiorno.
Difficile descrivere quello che è successo nelle ore successive, sembrava un incubo che non voleva finire.
Lei era debolissima, respirava a fatica, rantolava.
Mi diceva “Luisa, per favore aiutami.. prendi quel coltello e piantamelo qui – indicando il cuore – fai finire questa tortura..”
e poi “Luisa, resta con me, non lasciarmi sola, chiama il dottore, digli che mi liberi, che è inumano soffrire così..”
e ancora “Luisa, vai a prendere la rivoltella di papà e me la porti, per favore.. ” e mimava l’atto di spararsi.
Si appisolava per pochi secondi e poi alzava di colpo la testa spalancando gli occhi e diceva “Sisa, la mia Sisa, tienimi la mano qui, resta qui con me, non ce la faccio più…”
E io sentivo il respiro che si fermava per qualche secondo.. e poi riprendeva..
Il medico veniva ogni tanto, la visitava e diceva “ha i polmoni pieni d’acqua, non riesce a respirare..” e aggiungeva qualcosa alle flebo.
Così per ore… fino a quando si è addormentata per una mezzora.
Quando si è svegliata… era tornata lei.. sembrava un miracolo.
Era serena, tranquilla, abbiamo parlato come facevamo mesi fa nel suo soggiorno bevendo il tè, del più e del meno, di quello che sarebbe successo quando sarebbe uscita da lì, di quello che aveva avuto e delle cure che le stavano facendo.
Sorrideva all’idea di venire qui, a casa di mia sorella, una volta dimessa.
Diceva “che pomeriggio che ho passato.. e che ho fatto passare anche a te, scusami.. adesso sembra passato, adesso vedrai che starò sempre meglio..”
Ha mangiato, anche da sola, mi ha scherzosamente cacciato via dicendo che ero stanca, che dovevo tornare a casa e mangiare qualcosa, era contenta perchè domani sarei tornata da lei con mia sorella.
Stava bene!
..
Io sono tornata a casa ieri sera con l’angoscia dentro.
Non riuscivo a non pensare a come l’avevo vista durante tutto il pomeriggio, pur essendo felice di averla vista così bene, la sera.
Stanotte.. ha avuto una crisi respiratoria, molto grave dicono i medici, l’hanno sedata, intubata.
Adesso lei è lì, incosciente, con una macchina che le pompa aria nei polmoni e il cuore, maledetto cuore malandato, che non smette di battere.
Adesso solo lui la tiene in vita e non vuole lasciarla andare.
E’ in coma farmacologico, non soffre, è incosciente.. ma..
Stasera le ho fatto una carezza e lei ha stretto la mano a mia sorella.
In qualche modo lei sapeva che eravamo lì con lei.
Dio… qualunque Dio, se esisti… lasciala andare….
….e adesso che risiamo ancora qui, chissà se si ripete oppure no…..
S’alza pianissimo
il respiro in me,
come brezza fragile
muove il fumo e te.
E tu apri gli occhi
e spalanchi a me,
foreste impenetrabili
e pianure immense che si muovono
ondeggiando ed io,
ed io son vento e tu sei l’erba mia,
io poi-tempesta
e tu in un attimo follia e noi,
noi molecole
perse dove chissà?
Fonte vivissima
dell’eternità.
…………………………………..
E tu apri gli occhi
e trascini me
sopra monti invalicabili
e i ghiacciai si sgelano e l’acqua corre giù
impetuosa.
E il sangue dolcemente rifluisce all’anima che accesa,
i nostri corpi s’è presa,
e un’altra volta la materia è dissolta, fusa e noi,
noi molecole
perse dove, chissà?
Fonte vivissima
dell’eternità.
grazie 🙂