Ebbene sì, è stata una cosa davvero impegnativa, faticosa e psicologicamente stremante, forse molto più di quanto avrebbe meritato.

Ho finalmente fatto la colonscopia.
E voglio raccontare, come sempre per avere un punto di riferimento da trovare quando mi sarò dimenticata tutto.
E succederà.
Devo dire la verità, col senno di poi me la sono presa molto più di quanto avrei dovuto, ma ero spaventata e sicuramente mal disposta, insomma non avevo nessuna voglia di farla.
Ma dovevo, per me stessa dopotutto.
Prima di tutto devo dire che mi ero fatta un sacco di seghe mentali per niente, devo anche dire però che alla fine non è servita a niente e sono al punto di prima.
Non molto consolante, vero?
Ho sicuramente affrontato la cosa in modo negativo, magari la prossima volta (che spero non arrivi mai) sarò un po’ più serena, ma accidenti che rogna che è.
La prima parte della struma sono i tre giorni precedenti, quelli della preparazione.
Mangiare solo poche cose, quelle che di solito non mangio, ovviamente, non bere latte, niente caffè (e io vivo di caffè), niente verdure, mi sono ritrovata a farmi patate lesse (e fin qui ci si può anche stare), tonno e fettine di pollo ai ferri, mi sentivo come se mangiassi all’ospedale.

Il giorno prima zero alimenti solidi, solo liquidi, del tipo tè leggero, acqua, gelatine… e basta.
Il giorno dell’esame è iniziato alle 6 col beverone, una cosa schifosissima da bere in 2 volte insieme a un paio di litri d’acqua (in tutto ne ho bevuti 3 litri e mezzo, mi viene da vomitare solo a pensarci) … il tutto in 4 o 5 ore di corse in bagno (ho perso il conto alla quindicesima volta).
Poi, vuota come un sacco vuoto da tutte le parti, sulle 2:30 con Sandra siamo andate alla clinica dove dovevo fare il tutto.
Pochi minuti dopo essere arrivata e aver fatto la parte amministrativa mi hanno chiamato ed è iniziata la seconda parte, l’esame vero e proprio.
Mi hanno fatto spogliare dalla vita in giù e mettere quella specie di camice in simil tela plasticosa, fatto stendere su una barella e una infermiera brasiliana carinissima (assomigliava ad Ana Maria, una mia collega) mi ha messo l’ago in vena, sulla mano destra (ho ancora l’ematoma sull’articolazione del pollice).
Ancora pochi minuti e con la barella mi hanno portato in una sala vicina dove c’era l’anestesista che ha attaccato una siringa all’ago pronto e mi ha detto in inglese come stendermi: “girati di fianco come se dovessi dormire (e poi ridacchiando) … in effetti è quello che farai”.

Da lì in poi non so altro, sicuramente mi hanno portata da qualche altra parte dove c’era il gastroenterologo, hanno fatto quello che dovevano fare, mi hanno riportato fuori… la cosa che ricordo dopo era un’altra infermiera che cercava di mettermi le scarpe 😀
Mi hanno fatto alzare, andare in una sala d’attesa, dopo un po’ l’infermiera brasiliana mi ha portato un bicchiere di tè tepido senza zucchero e un pacchettino di biscotti (odiosi Bolacha Maria, la cosa più insulsa e senza gusto che si possa immaginare).
Nel frattempo, la catena di montaggio continuava, gente che entrava e andava a spogliarsi, uno alla volta portati in barella alla sala dell’anestesia, altre barelle che tornavano.
Nel tempo che sono stata lì avranno fatto perlomeno una decina di colonscopie, forse di più, era un andirivieni incessante.
(Pensavo a quel medico gastroenterologo – che neanche ho visto – che per ore vede corpi addormentati che arrivano, gli guarda nel culo e poi li vede andare via, avanti un altro… che lavoro di m…)
Sono rimasta una decina di minuti nella sala d’attesa e poi ciao ciao, puoi andare.
Sandra era fuori che mi aspettava, ha detto che sono stata dentro circa un’ora, io ero frastornata, confusa, instabile sulle gambe, avevo voglia di un caffè e di una sigaretta 😀
Abbiamo chiamato Uber e siamo tornate a casa – dove finalmente ho preso il caffè!!
La terza parte inizia da qui: il dopo!
Ancora dopo qualche giorno sono contenta di poter andare a vedere in frigo cosa c’è e sapere che potenzialmente posso mangiare qualunque cosa mi passi per la testa.
Non ho potuto farlo fin da subito ma quasi, forse solo allora mi sono resa conto della fatica che ho fatto a limitarmi nei giorni precedenti, mi sentivo LIBERA!
Sono stata tranquilla stesa a letto tutto il pomeriggio e praticamente tutto il giorno dopo, ohh che bello, mi sono levata sta rogna.
L’esito dell’esame mi è arrivato via mail neanche 2 ore dopo che ero tornata a casa, come dicevo è stato praticamente inutile nel senso che non sono riusciti ad andare molto a fondo e a vedere bene cosa c’era o non c’era, adesso dovrò fare qualcos’altro per approfondire.
Ma porca miseria, la colonscopia è fatta!
Tutto il resto… vedremo poi.