E il resto: (difficile) convivenza

Ho raccontato cosa c’è intorno a casa mia e confermo che, nonostante tutto, mi piace vivere in una città viva come questa.

Sta iniziando a piacermi sempre meno però vivere in un appartamento condiviso.

Non pensavo che l’avrei mai detto, in fondo dopo anni di vita condivisa con altre persone dovrei averci fatto l’abitudine.

Il fatto è che finora sono stata fortunata, ho vissuto con gente di tutti i tipi (a Milano), a casa di mia sorella o della mia amica Anna (non è come stare in una shared house ma non è mai davvero casa tua), poi da quando sono a Lisbona ho avuto sempre la fortuna di trovare persone perlomeno educate e rispettose.

Con alcune di loro si è creata un’amicizia che va molto oltre il fatto di aver condiviso una casa, un affetto che non è mai finito neanche quando il periodo nella stessa casa è terminato.

Vero Roberta, Valentina, Massi???

Ma anche Rebecca o Sandra…

Altre persone erano perlomeno educate e discrete… e pulite.

Adesso sto cominciando a vedere cosa vuol dire quando hai in casa persone che di educazione e discrezione sanno molto poco.

Io ho sempre avuto molta pazienza e capacità di sopportazione ma, diciamolo, a quasi 70 anni vivere insieme a ragazzi che hanno solo voglia di fare casino, credimi non è facile, per niente.

In effetti parlo al plurale perché sono 2 i miei coinquilini ma in realtà è una sola quella che sta iniziando ad esagerare.

Alì come ho già detto è un bravo ragazzo e sta in casa molto poco, a volte ha avuto amici che sono venuti a trovarlo ma senza nessun problema, senza casino o altro.

Devo spiegare una cosa: l’appartamento ha 2 camere sul retro e una sul davanti, la mia.

Le due stanze sul retro danno su una veranda che è sicuramente uno sfogo, visto che le camere sono un po’ piccole, la stessa veranda a cui si accede dalla cucina, quella dove c’è la lavatrice.

La veranda dove Massi aveva fatto la sua piantagione di basilico 😀 e che Sandra aveva quasi trasformato in una serra.

Adesso è un casino, si vede dalla foto che Alì ci ha portato l’unica “poltrona Ikea” che c’era in soggiorno, è dove lui e i suoi amici si mettono ogni tanto la sera a chiacchierare e a fumare il narghilè, cosa fumano non lo so e non mi interessa 😀

Per mia (e loro) fortuna io, visto che la mia stanza è dall’altro lato, non sento o vedo quasi niente di quello che succede in quella veranda, escludendo ieri sera che c’era un gruppo di francesi che parlavano a voce alta, facevano casino e sbattevano le porte.

Non voglio pensare ai prossimi mesi quando farà troppo freddo per stare in veranda e allora saranno nel soggiorno… no, non voglio pensarci (ancora).

Ripeto, il casino non è per Alì, è per Ilyana.

Ragazza francese sui 25 anni, carina, riccioli ramati, sempre sorridente, è arrivata il 17 settembre e all’inizio sembrava tutto a posto.

Tenuto conto che dall’”inizio” sono passate meno di tre settimane beh… non è durata tanto.

A parte gli ospiti vocianti il problema è un altro.

Mi spariscono le cose.

Le prime volte pensavo di essere io un po’ paranoica, che vuoi farci, dopo quasi 10 anni che vivo qui mi sono creata i miei spazi, con le cose che voglio poter usare solo io, con la mia dispensa con le cose da mangiare a cui non dovrebbe accedere nessun altro.

E invece non è così.

L’acqua.

Io compro quelle grosse bottiglie da 6 litri che vendono qui in Portogallo (una cosa che in Italia ancora non hanno imparato) e me le travaso nelle bottiglie di plastica, lo trovo comodo e c’è meno plastica da buttare nel cassonetto.

Ne compro due o tre a settimana e me le doso, peccato che il livello ha iniziato a calare, ne ho trovata una aperta che avrebbe dovuto essere ancora sigillata, ne ho trovata una con meno di un litro dentro…

Purtroppo non ci stanno proprio nel mio spazio dispensa per cui le tenevo fuori, dietro la porta della cucina… adesso le ho in camera mia con altre cose.

Non è per l’acqua in sé, è per l’azione, se una cosa non è tua e ne hai bisogno semplicemente chiedi, ci mancherebbe, o almeno alla prima occasione dimmi: “scusa ho preso un po’ della tua acqua, ero senza…”

Zero! silenzio assoluto.

Lo scottex.

Tengo il rotolo nella mia dispensa, non lo uso molto ma so che quando mi serve c’è.

Peccato che è visibilmente calato di volume, tempo una settimana e il rotolo era finito… ed era dentro il mio spazio, chiuso.

Il bagnoschiuma.

Nel bagno, vicino alla vasca/doccia, ci sono quattro “angoli” dove, finora, ognuno teneva le sue cose, shampoo, creme, barattoli vari in quantità varia, non importa questo, ma ognuno il suo angolo.

Adesso non è più così, all’inizio solo Alì, poi anche Ilyana, hanno messo le loro cose tutte insieme, sotto la finestrella dove c’erano anche le mie, alla fine mi hanno “sfrattato” dall’angolo che è sempre stato mio da quando abito qui.

Per non vedere un’accozzaglia di bussolotti tutti ammucchiati ho spostato le mie cose mettendole in una specie di cestino, da un’altra parte.

Perdonami ma io ci tengo, va bene condividere la casa ma le mie cose sono mie.

Sto diventando paranoica? Forse sì.
Ma vedere il dispenser del bagnoschiuma spostato e il livello calato, scusa, mi ha dato fastidio.

Qui sta diventando “piglia quello che vuoi” e la cosa non mi piace per niente.

E stamattina, non per la prima volta, l’ultima cosa (solo in ordine di tempo).

Padelle, piatti e posate, ognuno si lava quelli che ha usato poi qualche anima buona (di solito io) mette via le cose pulite, al loro posto, perlomeno per fare spazio.

Solo che le cose non erano affatto pulite, vedere quello che potrei dover usare anch’io con le croste di cibo attaccato è una cosa che preferirei evitare.

Quella della foto è una padella che in teoria era stata lavata.

Ho mandato un messaggio sul gruppo di Whatzapp stamattina, è stato letto da tutti e due… la padella è ancora lì.

Sorvolo sui piatti che sono calati di numero, idem i bicchieri, non parlo dei cucchiaini che spariscono (ieri ne erano rimasti 2) per poi riapparire magicamente, lasciamo perdere il frigo riempito di una quantità di contenitori industriale che tutti insieme hanno fatto alzare la temperatura facendo andare a male il mio latte… 2 volte (Alì cucina una volta alla settimana per tutta la settimana seguente).

Va bene, ogni cosa in sé è una piccola cosa e vale poco… tutte insieme iniziano a essere una rottura di palle.

Sto diventando insofferente, la mia pazienza va a farsi benedire, ormai mi da fastidio anche sentire movimenti e porte sbattute fuori dalla mia stanza, io voglio solo stare tranquilla ed avere l’illusione di essere a casa mia, almeno un pochino.

Questo è una specie di sfogo, dopotutto, ma avrei talmente voglia di andarmene da qui che me lo sogno la notte.

Peccato che poi mi sveglio.

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Un commento

  1. Questo post era di due giorni fa, giusto per la cronaca la padella è ancora lì che aspetta di essere lavata, si è aggiunta anche un’altra pentola sporca che sia io che Alì abbiamo spostato per lavare le nostre cose, anche lei sta lì… vedremo fino a quando.
    Io sicuramente non toccherò niente, ho altro per la testa…

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