Açores 3rd day – 2 giugno 2017

Azzorre 3rd day – 2 giugno 2017

Colazione replica del giorno prima, il caffè fa sempre schifo, ri-colazione con espresso e Pastel de Nata caldo che sistema lo stomaco.

Oggi voglio fare il lato est dell’isola, prima meta la Caldeira Velha 

2 euro di ingresso (se avevo più di 65 anni entravo gratis, accidenti )

Bello, ben tenuto, con la stradina pulita in mezzo al bosco, il ruscello sulla destra, grandi alberi e felci di sottobosco, fragoline selvatiche e fiori dappertutto.

E le caldere, punti dove sgorga acqua bollente e tu guardi lì per terra le bollicine e pensi: dove si butta la pasta ?

Cavolo sono proprio italiana, a volte lo rinnego ma in questi momenti la mia anima italica viene fuori.

Almeno mi piacesse la pasta, fra l’altro…

C’erano un paio di piscine ricavate nella roccia con dei ragazzi che facevano il bagno, una vicina alla cascata.

Non so da dove arrivi l’acqua calda, o quanta ne arrivi, l’ho toccata ed era appena tepida.

Col freddo che fa io il bagno non lo farei.

Sono scesa e mi sono fermata in un paesino che si chiama Achadinha con la sua chiesetta, il gazebo nella piazzetta, case bianche basse lungo strade strette, a doppio senso, chi prima arriva passa, ma tanto non arriva mai nessuno, traffico zero, gente ancora meno.

E mucche.

Speravo in un caffè ma non trovo un bar, dalla chiesa c’è una strada che parte e va verso un prato che a sua volta sembra andare verso il vuoto, col mare in fondo.

Mucche al pascolo, una casa aveva una mucca in giardino, forse era una mucca da guardia.

Erba verdissima e lucente ma soprattutto l’oceano fin dove si perdono gli occhi.

Le uniche macchine che arrivano e poi se ne vanno sono quelle dei turisti.

Secondo me gli abitanti di questo paese, come di tutta l’isola, vedono noi turisti come uno sciame che infesta tutto e dappertutto ma riescono anche a farti un sorriso e a dire un Olà quando ti incontrano.

Adesso entro in chiesa, se posso metto una candelina per chi non c’è, penso a Makko e a Paolo.

E alla mamma.

Pensavo alla solitudine.

Qui ho trovato la mia solitudine ideale, lo spazio e il silenzio.

No, non entro in chiesa, non mi serve, tutto quello che ho intorno è una chiesa.

Riparto e vado verso Nordeste. Cerco sempre un caffè ma vedo un altro cartello di un parco per merende e mi fermo.

La sorpresa è quella di trovare, oltre a tavolini e barbecue, un giardino botanico, il  Jardim Botânico da Ribeira do Guilherme

Ho scritto la recensione su G.Maps : Assolutamente inaspettato, ti trovi in un viale pieno di margherite e ortensie e altri fiori coloratissimi, una cascatella con laghetto e anatre, il torrente che scorre da un lato, una casetta bianca e rossa che sembra uscita da una favola. Un posto quasi magico, vale una sosta.

Bellissimo.

Arrivo a Nordeste ma neanche entro nel paese, proseguo cercando magari un miradouro con i bagni e vedo un cartello che indica Miradouro da  Serra da Tronqueira e mi ci infilo.

Se si guarda su Google map si vede il niente, un puntino in mezzo al grigio (o verde in caso di vista dal satellite) con montagne e boschi.

Porca miseria giusto i trattori vengono da queste parti, dopo un po’ la strada diventa sterrata, un po’ in mezzo ai boschi e un po’ ai pascoli, prati e mucche qui e là, e io continuo a salire, senza arrivare da nessuna parte.

Mi fermo dove ci sono delle indicazioni ma sono arrivata fin lì, tanto vale che continui, no ?

Ma ho trovato la mentuccia e ne ho preso un rametto.

Altra strada in mezzo al bosco, non so quanti km ho fatto, altro incrocio e sono arrivata fin lì, tanto vale che continui, no ?

Vado verso quella che sembra la meta più vicina ma alla fine arrivo a quella più lontana, ovviamente,  Pico do Bartolomeu

Anche lì meglio guardare GMap con vista dal satellite, si vede una stradina che arriva a qualcosa che sembra uno spiazzo, talmente in alto che non ci sono più alberi, solo bassa vegetazione e cespugli.

La strada segue la linea della montagna, come camminare sul filo di un coltello, l’ho fatta con un piccolo brivido e cacciando in gola le vertigini, costringendomi a guardare solo avanti su per la salita da fare rigorosamente in prima.

Un cartello dice Retransmissor do Pico do Bartolomeu, un ripetitore e il ronzio dell’elettricità, poco di naturale in effetti, ma guardare giù… impagabile.

Mi aspettavo tante cose dalle Azzorre ma non questo.

Dopo i paesaggi alpini vedere il paesaggio dal Pico lascia senza fiato.

Montagne tutto intorno, vallate con appezzamenti di pascoli di mille verdi diversi, piccoli paesini o anche solo gruppi di 2 o 3 case abbarbicate, e tutto intorno il mare, accidenti se per caso non lo sapevi questa è un’isola ma te ne rendi conto quando vedi da lassù che tutto intorno a te l’oceano riempie l’orizzonte.

E sempre di più ti fa sentire come una briciola sul mondo e qui dove si decide il tempo di un intero continente ti senti davvero un granello di sabbia portato dal vento.

Ma che meraviglia, il mondo è davvero stupendo.

Peccato dover scendere, ti viene da pensare ok, io resto qui per sempre.

Mi ha fatto comodo oggi avere un po’ di esperienza a guidare in montagna, qui se no ti fermi e ti metti a piangere dalla frustrazione.

Scendendo l’ho trovato il miradouro ma neanche mi sono fermata, non dopo aver visto quello che ho visto lassù, mi veniva la nausea intravvedendo i vialetti curati pronti per frotte di turisti.

E infatti dopo un altro po’ di strada sterrata in mezzo ai pascoli e ai boschi ho raggiunto di nuovo la EN1-1A e ho trovato un altro di quei posti quasi finti, il Miradouro da Ponta do Sossego

Perfetto, tirato a lucido, vialetti coi fioretti, pullman che vomitavano gente armata di macchina fotografica, banchetto di souvenirs, sembra di plastica.

Vade retro Satana.

Ne trovo un altro lungo la strada per andare a Povoaçao, il  Miradouro da Ponta da Madrugada sempre artificioso ma un po’ meglio dell’altro e mi decido a fare anch’io la turista, 2 passi, qualche foto.

Molte ortensie (sulla strada lassù c’erano le azalee lungo la strada), c’è il sole e si sta bene, mi sta venendo sonno.

Riparto e ormai manca poco a Povoaçao ma la strada sta diventando un po’ noiosa, sono stanca, ho bisogno di fermarmi un po’, guido da stamattina alle 8 e non ho fatto altro o quasi negli ultimi 3 giorni, non ci sono più abituata.

Mi sono fermata per farmi e fumarmi una sigaretta in pace e per far andare oltre un furgone che avevo davanti da un po’ e frenava in continuazione.

Mi sono fermata una mezzora, ad un tavolino a scrivere qui, poi scendo a Povoaçao.

Ecco cosa ho scritto:

Oggi ultimo giorno utile, stasera cena da qualche parte, domattina parto con calma, magari un giretto piccolo intorno a Lagoa e poi entro le 13 riporto la macchina.

Poi troverò qualcosa da fare fino alle 18,40 quando salirò sull’aereo per tornare a Lisbona.

Bellissimi questi 4 giorni, pieni, la pausa che mi serviva.

Adesso inizierò a pensare alla Galizia in luglio, manca poco più di un mese ma passa in fretta.

Se potessi stendermi dormirei qui, si sta davvero bene.

A Povoaçao giusto un caffè, pensavo di andare allo zoo ma vedo le recensioni e non mi ispira molto, ho ancora molto da vedere.

È ora di andare a Furnas e forse poi al lago e a Poça da Dona Beija.

Non so se ci andrò però, so bene cosa vuol dire fare il bagno in acqua termale e fare la strada fino all’albergo dopo sarebbe davvero pesante.

Poi decido, male che vada next time.

Furnas  è il posto delle caldeire, anche qui vedere l’acqua bollire sul pavimento come se fosse un enorme pentolone mi fa una strana impressione, il vapore che si vede fin da quando si entra nel paese puzza di zolfo, mi fermo a fare qualche foto e decido cosa fare.

Ecco, c’è un posto dove volevo andare e non è lontano da qui, la  Praia do Fogo e ci vado, oh yes, non posso mancarla proprio.

La zona si chiama Ribeira Quente, non vorrei essere qui in piena estate, se il nome la dice giusta.

Una mezzaluna di spiaggia sabbiosa, il sole scalda, qualcuno fa il bagno, un altro angolo di paradiso.

Il navigatore di nuovo mi trova stradine impossibili, finisco per andare a salutare 2 capre che mangiano per cavoli loro, ma alla fine trovo la strada per tornare a Furnas e poi verso Ribeira Grande e verso l’albergo.

Sulla strada di ritorno verso Furnas mi è venuta in mente una cosa che ho letto in un sito, prima di venire qui.

Non trovo più il link, mi spiace se scrivo senza citare la fonte, ma parlava del tratto di strada che ho fatto io.

Ad un certo punto ci sono 2 gallerie, una di seguito all’altra.

Se ci si ferma sulla strada fra le 2 gallerie, sulla sinistra salendo, si vede una cascata, la  Cascata da Ribeira Quente

Il sito diceva di non preoccuparsi, che lo fanno anche i locali e infatti la macchina davanti a me salendo si è fermata a guardare e così ho fatto anch’io e ho fatto un paio di foto.

Non bellissime, le foto, fatte in fretta, anche se non c’era nessuno in arrivo ero a disagio a stare lì ferma in mezzo alla strada, ma la cascata c’è davvero, bellissima incassata fra le rocce a strapiombo.

Grazie a chi mi ha dato la dritta, se ritrovo la fonte non mancherò di aggiornare.

Sono quasi cotta, l’idea è quella di andare a dormire un’oretta fino all’ora di cena ma si fanno sempre i conti senza l’oste, no ?

In questo caso l’oste è un trasporto eccezionale che ha intenzione di fare la strada da Furnas alla EN1-1A (questa strada come si chiama ? EN2-1A ovviamente) a 10 kmh con tutti quanti dietro, naturalmente possibilità di sorpasso neanche mezza.

Dov’è un miradouro quando te ne serve uno?

Vedo un cartello di quelli marrone per i punti turistici e entro nella stradina, diceva Miradouro Salto do Cavalho.

Me lo sono scritto ma non lo trovo su Gmap, chissà me lo sono sognato, e non ritroverò mai la stradina che ho preso, in mezzo a quelle montagne.

Il fatto è che non sai mai cosa ti aspetta quando segui una di quelle indicazioni, può essere una cosa da turisti a 200 metri oppure ti ritrovi ad arrampicarti sulle mulattiere senza avere la minima idea di dove andrai a finire.

Ma… strada in mezzo ai boschi, le lepri che attraversano la strada, mamma mucca e vitellino che passeggiano in mezzo alla carreggiata, tutto il resto della famiglia Bovini (minimo un centinaio) che attraversa per andare dal pascolo alla zona di mungitura dove li aspetta il bravo omino con la mungitrice già rombante.

Stormi di uccelli che mangiano merda in mezzo alla strada, merda sulle ruote e sui parafanghi (rido da sola pensando a quelli che domani dovranno lavare la macchina).

Altra lepre, altre mucche (altra merda), contadino/allevatore che saluta con la mano, e finalmente arrivo di là, naturalmente il miradouro non l’ho trovato.

(invece ho trovato la stradina su Gmap, senza un nome stavolta, ma è quella, anche se non si vedono le mucche)

E poi di corsa verso Lagoa, fame e stanchezza, trovo il ristorante e poi vado a crollare.

Il ristorante è quello che cercavo il primo giorno (mi sembra un secolo ma era l’altro ieri),  Borda d’Agua

Parecchia gente per essere le 7 di sera ma sono veloci e gentili e mi consigliano su cosa prendere.

Antipasto con un sacco di cosine, formaggio fresco con salsina piccante, insalata di polpo, altre due salse, 3 tipi di pane.

Una caraffina di vino bianco frizzante e fresco, pesce grigliato ottimo con verdure miste, caffè.

Il migliore dei 3 ristoranti dove sono stata, prezzo sempre circa lo stesso, 17€

Alle 10,30 sono crollata sul letto, cotta.

Post: Azzore (Açores) 31 maggio – 3 giugno 2017

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2017-06-02 Azzorre 3

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